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Vincenzo Costantino Cinaski al Carroponte

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Recital di canzoni, letture e storie per voce , tromba e pianoforte.
Nel mio paese la speranza è l'ultima a morireanche se è la prima a nascondersi.
Vincenzo Costantino parole e voce; Mell Morcone pianoforte; Raffaele Kohler tromba.
Libertario e naufrago volontario, Vincenzo Costantino “Cinaski” libera la poesia dai luoghi più improbabili. Egocentrico e sbruffone, ma sotto sotto terrorizzato dalla vita, Cinaski sembra, a quarantacinque anni suonati, un uomo fuori dal tempo. Qualcuno dice che è un genio. Qualcuno lo accusa di fare il verso a Bukowski e di ripetere, con maggiore asprezza e spontaneità, i vecchi motivi della Beat Generation. Difficile dire chi ha ragione, se quei pochi  che lo osannano o quei molti che ne ignorano persino l’esistenza.
Quelle di Cinaski sono poesie simili a canzoni, piccole e ruvide rivelazioni di un filosofo da marciapiede, un anarchico un po’ maledetto. Uno che viaggia tra le parole in modo eccentrico, che fugge da ciò che è stabile, troppo probabile, scontato. I suoi versi sono fatti di odori & odoracci, di sogni & logorazioni, malinconie, sesso immaginario e sesso vero. Una felice anarchia compositiva che trasmette ondate di disperazione e impennate di ironia. Proprio in questi giorni esce il suo nuovo libro “Chi è senza peccato… non ha un cazzo da raccontare” per la casa editrice milanese Marcos y Marcos.
Nel 1994 c’è l’incontro umano e letterario con Vinicio Capossela che porterà ad una intensa collaborazione sfociata, nel 2009, in un libro scritto a quattro mani, “In clandestinità”, uscito per Feltrinelli. Il libro è diventato un reading spettacolare che i due hanno portato nei più prestigiosi festival italiani: al posto del palcoscenico un ring, un giudice, un pianoforte e loro due in scena per un improbabile quanto realistico incontro di boxe dove parole e canzoni sostituiscono i pugni.

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