SANTI ALFIO, FILADELFO E CIRINO, FRATELLI MARTIRI
Le notizie relative alla vita dei tre fratelli divenuti Santi ci sono giunte da un documento che risale al secondo decennio della seconda metà del decimo secolo, che in una lunga e minuziosa narrazione scritta da un monaco di nome Basilio vissuto a Lentini in provincia di Siracusa. Il prezioso manoscritto è conservato nella Biblioteca Vaticana, e catalogato col numero 1591, proveniente dal monastero di Grottaferrata, nei pressi di Roma.
Nati a Vaste nel leccese il padre Vitale era di nobile famiglia patrizia e la madre Benedetta sffrontò di sua spontanea volontà l'autorità imperiale manifestando la propria fede e sottoponendosi al martirio. Vista la costanza e la fermezza di Alfio, Filadelfo e Cirino a proclamare la loro cristianità il prefetto Nigellione giunto a Vaste per indagare sulla presenza di cristiani, decide di deportarli a Roma iniseme al loro maetro Onesimo, al loro cugino Erasmo ed ad altre 14 persone.
Dopo i primi supplizi subiti nella capitale vengono mandati a Pozzuoli dove il prefetto Diomede condanna a morte Erasmo, Onesimo e gli altri quattordici cristiani ed invia i tre fratelli a Taormina dal prefetto Tertullo che li sottopone a torture ed interrogatori, per poi mandarli a Lentini sede della prefettura con l'ordine che il loro viaggio sia compiuto con una grossa trave sulle spalle.
Liberatisi dalla trave grazie ad una forte tempesta di vento; passano da Catania, dove vengono rinchiusi in una prigione, che ancora oggi è indicata con la scritta "Sanctorum Martyrum Alphii Philadelphi et Cyrini carcer", in una cripta sotto la chiesa dei Minoritelli; in questo viaggio, secondo un'antica tradizione molto diffusa, confortata peraltro da un culto mai interrotto, sono passati per Trecastagni, perché la normale via lungo la costa era impraticabile a causa di una eruzione dell'Etna.
Nel cammino da Catania a Lentini avvengono vari prodigi e conversioni: si convertono addirittura i venti soldati di scorta e il loro capo Mercurio, che Tertullo fa torturare e uccidere.
Entrando in Lentini i tre fratelli liberano un bambino ebreo indemoniato e ammalato, convertono alla fede molti ebrei che abitano in quella città e che successivamente sono verrano condannati alla lapidazione. Presentati a Tertullo sono sottoposti prima a lusinghe e poi ad ogni genere di tortura : pece bollente sul capo rasato, chiodi ai calzari, strascinamento per le vie della città sotto continue percosse sono solo alcune delle barbarie subite dai Santi.
Guariti miracolosamente dall'apostolo Andrea effettuarono ancora molti miracoli e guarigioni fino a quando Tertullo non ordinerà la loro condanna a morte : Ad Alfio fu strappata la lingua, Filadelfo venne posto su una graticola rovente e Cirino venne immerso in una caldaia di pece bollente.
I loro corpi furono trascinati in un luogo detto Strobilio vicino alle case di Tecla e Giustina, e gettati in un pozzo, ricevettero dalle pie donne cristiana sepoltura in una grotta, ove in seguito venne edificata una chiesa.
Secondo il manoscritto i Santi hanno subito il martirio nella persecuzione di Valeriano e precisamente nel 253.
Il loro martirologio è osservato il giorno 10 maggio.