Oggi 25 marzo ricorre la passione del Signore e si ricorda Tommaso da Costacciaro.
Nato intorno alla metà del XIII secolo nel castello San Savino nell'attuale frazione del paese di Costacciaro nella diocesi di Gubbio in Umbria.
A seguito della sua visita del 1270 al Saccro Eremo di Camaldoli si acese in lui l'amore per la eremitica.
Tornato al paese natio andò nell'abbazia Di Santa Maria di Sitria fondata nel 1021 da San Romualdo e sita nella diocesi di Nocera. Dopo alcuni anni ebbe dal suo superiore il permesso di condurre una vita solitaria in una spelonca sul Monte Cucco, dove visse per sessantacinque anni in penitenza, preghiera e contemplazione, cibandosi solo di erbe spontanee e acqua, fino al giorno della sua morte avvenuta nel 25 marzo 1337.
La sua salma fu sepolta nella chiesa della cittadina di San Francesco dei Minori Conventuali e dalla popolazione locale venne subito considerato alla stregua di un Santo e nelle vicinanze fu eretta in suo nome una piccola cappella.
Il culto di Tommaso ebbe inizio nel 1546 quando le sue spoglie furono spostate sotto l'altare maggiore della Chiesa, dove ancora sono venerate.
La sua canonizzazione già concessa da Papa Clemente VII fu riconfermata da Pio VI il 18 marzo 1778 ed estesa alla diocesi eugubina.
Nel 1883 Papa Gregorio XVI concesse il culto del beato anche ai Camadolesi.
Tommaso da Costacciarò è invocato per la cura delle malattie addominali e negli anni tra il 1726 e 1748 venne composta una raccolta di miracoli attribuiti alle sue preghiere. A tale periodo risalirebbe anche la ricognizione delle sue reliquie da parte di Giacomo Cingari vescovo di Gubbio.
Il Menologio Camaldolese ed il Martyrologium Romanum commemorano il beato il 25 maez, mentre a Costacciaro suo paese natio quale patrono viene festeggiato la prima domenica di settembre.