Arsenio il Grande

Santo del 19 Luglio

Davide Ianniello
19/07/2016
Storia
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Arsenio il Grande

Santo del 19 Luglio

Arsenio nasce a Roma dalla nobile famiglia senatoria dei Surculi nel 354 Ca. A llievo di San Girolamo ebbe come insegnante anche Sant'Agostino e grazie alla sua enorme sapienza e del greco in particolare fu consigliato all'imperatore Teodosio come precettore dei suoi figli Arcadio e Onorio da Papa Damaso che lo aveva ordinato diacono della Chiesa di Roma e pertanto nel 383 si recò a Costantinopoli, dove rimase per ben 11 anni divenendo senatore e primo consigliere dell'imperatore.

I rapporti tra Arsenio ed Arcadio non furono mai buoni e molti furono gli episodi negativi tra di loro e questo ed una profonda crisi spirituale durante la quale , chiedendo a Dio la via per la salvezza, ebbe in risposta “fuggi dagli uomini” nel 394 decise di abbandonare la corte dove si narra avesse a disposizione cento servitori, per recarsi nel deserto egiziano di Scete poco distante da Alessandria. Stabilendosi presso una comunità di anacoreti, il cui abate era San Giovanni Nano.

Quest'ultimo, appena Arsenio arrivò, volle metterlo alla prova e constatare il suo temperamento lanciandogli un tozzo di pane: Arsenio lo prese e ringraziò.

Durante i pasti aveva il vizio di sedere con le gambe accavallate, atteggiamento non idoneo a un monaco, e Giovanni Nano, non avendo il coraggio di dirglielo personalmente, disse a colui che sedeva vicino ad Arsenio in refettorio di assumere lo stesso atteggiamento e, al pasto successivo, notando ciò Arsenio capì e si corresse. Un giorno un ufficiale si recò da lui per consegnargli il testamento di un suo parente morto pochi mesi prima, che lo nominava suo erede; Arsenio rispose: "È da più lungo tempo che io stesso sono morto, come potrei dunque io essere suo erede?", e così affermò di essere morto al mondo e rifiutò l'immensa eredità che gli spettava. Trascorreva notti intere a pregare e a meditare, soprattutto intorno alla morte, ed è per questo che nell'iconografia tradizionale viene raffigurato con una ghirlanda di bacche di cipresso in mano, essendo il cipresso legato alla morte. La sua preghiera era fatta più di lacrime che di parole, avendo lui avuto da Dio il "dono del pianto".

Molti erano i cristiani che intraprendevano lunghi viaggi e pellegrinaggi da tutto l'impero per avere un colloquio con Arsenio, le cui risposte erano rare e monosillabiche e finivano per scoraggiare gli interlocutori. Lui non amava rompere la rigida osservanza del silenzio, pensando che non si poteva parlare contemporaneamente con Dio e con un'altra persona, e non voleva rinunciare a Dio. Arsenio stette a Scete per quaranta anni e successe a San Giovanni Nano come abate del cenobio. Dal 434 al 450, probabile data della morte, Arsenio visse lontano dalla tranquilla Scete, invasa da tribù libiche. Si recò a Troe, presso Menfi; nel 444 si ritirò nel monastero di Canopo ad Alessandria e tre anni dopo ritornò a Troe, dove il 19 luglio del 449 o, più probabilmente, del 450 morì. Di Arsenio, ricordato come uno dei più celebri "padri del deserto", a noi sono pervenute sagge massime, riferite da Daniele di Pharan, amico di due suoi discepoli, e raccolte nel "De Magno Arsenio" di San Teodoro Studita.

La chiesa cattolica celebra il suo culto il giorno 19 luglio. 

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