La sera del 22 novembre alle ore 21, il Teatro Alfa era già pieno nonostante la pioggia incessante e lo sciopero dei mezzi pubblici che hanno paralizzato la città. Gli organizzatori chiedono un quarto d’ora di proroga prima di far spegnere le luci in sala e partire con il monologo della Compagnia del Teatro Artistico d’Inchiesta dedicato al cantautore di origini calabresi.
L’extra time sfora ulteriormente, vengono aggiunti posti, mai vista una cosa del genere a Torino, per una rappresentazione teatrale s’intende.
Si parte in ritardo, ma con aspettative interessanti.
L’inizio è lontano, siamo nel 1943, nel cuore nero di quel mondo martoriato dalla guerra per arrivare ai nostri giorni. Si parla del caso Montesi, quello che cambiò lo scenario politico italiano negli anni 50, della tragedia dei nostri migranti finiti ad estrarre carbone nelle miniere del nord Europa. Di quella del Vajont, degli anni di piombo e del terrore, della strategia della tensione culminata con l’uccisione di Aldo Moro. Una ricostruzione decisamente inedita della storia di questo paese, ma fatta con scrupolo e riscontro documentale, molto interessante ed allo stesso tempo inquietante, il tutto utilizzando le canzoni di Rino Gaetano. Lui, Gramiccioli, è di una bravura travolgente, il pubblico lo segue dalla prima all’ultima parola, un’opera che tutti dovrebbero vedere, soprattutto i giovani. La serata si conclude con un altro omaggio, è quello rivolto ad uno degli storici capi ultrà del tifo bianconero Beppe Franzo, finito nell’ultima inchiesta giudiziaria che vede coinvolta, come parte lesa, proprio la Juventus. Gramiccioli e molti dei presenti in sala sono convinti che il Franzo sia vittima di una colossale ingiustizia, staremo a vedere. L’omaggio teatrale a Rino Gaetano “Avrei voluto un amico come lui…” è semplicemente consigliabile.