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Un percorso di ri-crescita e rinnovo

Progetto di inserimento sociale promosso dall'associazione Arci Milano

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Il percorso di accompagnamento all’inserimento lavorativo è il progetto Riconciliarsi promosso dall’associazione Arci Milano in collaborazione del CELAV (Centro di Mediazione al Lavoro del Comune di Milano).
Partendo da individui che hanno avuto una esperienza detentiva alle spalle, ma caratterizzati da una condizione di semiautonomia, i promotori del progetto svolgono dapprima un lavoro di valutazione dei partecipanti al workshop che ne seguirà, per selezionare e formare un gruppo di individui. La selezione dovrà rispettare i requisiti sopra indicati (e dunque si considereranno individui aventi una condotta di vita semiautonoma).
Questo è molto importante. Un’altra condizione aggiuntiva è quella di considerare solo ex detenuti di età adulta.
Questi due requisiti sono selettivi per il lavoro che seguirà e per l’esperienza che dovrà emergere dal laboratorio in atto.
Il lavoro di gruppo che prenderà vita è indicato dall’esperienza laboratoriale che prevede due percorsi distinti, sebbene in perfetta osmosi reciproca:
una parte artigianale, che ha preso la forma di un laboratorio di falegnameria, che ha come obiettivo il confronto con strutture professionali e con professionisti a lavoro;
una parte strettamente musicale, selezionata nell’ambito delle percussioni, che si prefigura la finalità di creare armonia, unione tra i partecipanti.
Al termine dell’intero percorso (dalla durata di tre mesi) gli operatori procederanno con la valutazione dei risultati ottenuti dai singoli corsisti e la stesura di un giudizio che prevede la qualità dell’esperienza, positiva o negativa.
In base all’esito della valutazione il singolo partecipante potrà ricevere o meno una BORSA LAVORO che gli consentirà di intraprendere una effettiva esperienza lavorativa dalla durata di tre mesi in cui verrà inserito all’interno di una fase di tirocinio.
Gli obiettivi dell’intero progetto sono diversi: recuperare capacità manuali e relazionali, rafforzare le capacità latenti per tornare nel mondo del lavoro.
Il percorso si articola in diverse parti: dall’incontro degli ex detenuti in alcuni spazi messi a disposizione da circoli ARCI territoriali (Corvetto e Ohibò), dove verranno seguiti da mestri d’arte, all’affiancamento con una psicologa ARCI che si occuperà di incontrare i partecipanti del progetto due volte al mese per istituire un circolo di riflessività.
Il progetto non si pone l’obiettivo diretto e immediato di introdurre l’individuo all’interno di un contesto lavorativo, ma bensì la necessità di maturare, sviluppare e acquisire alcuni aspetti di una qualunque esperienza lavorativa che si inseriscano nell’ambito più ampio e articolato della società.
Capacità relazionale e facoltà di rivolgersi agli altri, sia con il confronto diretto che con la pratica, l’operato.
Obiettivo non è neanche ottenere un prodotto, ma piuttosto saperlo ottenere e, una volta ottenuto, essere in grado di rivolgerlo ad altri.
Non si pone dunque l’accento sulla fase operativa, prettamente manuale, ma piuttosto su cosa questa fase emerge a livello emotivo, relazionale e sociale.
Ancora, non dare un lavoro, ma valorizzare quelle compotenze latenti e farle uscire. Questo è stato capito, colto e apprezzato dai tre partecipanti che ho avuto modo di incontrare oggi, nello spazio del MAGE in viale Italia (altro luogo in cui si sono svolte alcune fasi del percorso), alla fine dei tre mesi dell’esperienza laboratoriale, per un rinfrescante confronto e dialogo.
A questo punto, è arrivato il momento di far esprimere in prima persona i protagonisti dell’esperienza.
Il primo a voler esprimere i propri pensieri è stato Vittorio:
“io provengo da una realtà molto diversa. All’inizio ero scettico, ma anche curioso di questa opportunità ed esperienza che mi era stata presentata. Mi chiedevo…la musica? Cosa potrà mai centrare con il lavoro? Sul laboratorio di falegnameria ero già più incuriosito. Alla fine, dopo i tre mesi, oltre all’esperienza acquisita, sicuramente nuova, ho avuto modo per conoscermi (non mi conoscevo com’ero dentro). Inoltre, abituati a gestire io le situazioni, ho dovuto accettare l’idea di farmi gestire da altri. Ed è stata difficile questa accettazione. Ma dopo questa esperienza, per me ascoltare gli altri non è più così difficile. E ho acquisito sicurezza. Non solo in me, ma anche negli altri, nelle persone di cui pensavo non avrei più potuto fidarmi.”
Vittorio, terminato il suo intervento, ci saluta per andare a preparare il pranzo per tutti i presenti, e lascia la parola a Giovanni:
“la stessa cosa vale anche per me. Io sono una persona dal carattere chiuso e questa esperienza mi ha portato ad aprirmi, consentendo e permettondo di relazionarmi. Da uno scetticismo iniziale, l’interesse ha iniziato gradualmente a impossersi di me. E, devo ammetterlo, mi dispiace che l'esperienza sia finita così presto. Sono molto orgoglioso dei risultati, anche degli oggetti prodotti, perché è un modo per vedere la concretezza dei raggiungimenti ottenuti”.
Un aspetto sicuramente difficile del progetto è stato quello delle persone a cui è rivolto: persone adulte, che ci si aspetta abbiano già maturato una propria consapevolezza di sé, un’adesione nel mondo, un modo di vedere le cose. Non si tratta di adolescenti, ma di individui in gran parte già formati. E per i promotori del progetto è stata sicuramente una sfida.
Ma l’importante, per tutto il percorso, è stato cercare di far emergere l’utilità dal lavoro intrapreso.
Cosa centra la musica con il lavoro? Una domanda che tutti si sono fatti. Ma, in seguito all’esperienza, ci si è resi conto che qualcosa di interessante è riuscito ad uscire.
Si è cominciato a confrontarsi con altri, a relazionarsi, a capire un compagno che tipo di problema potesse avere. A chiederselo, soprattutto. E a chiedere.
Poi è la volta di Alessandro, la mascotte del gruppo, come dicono gli altri:
“io sono il classico tipo: fallo te perché io non riesco. Ero comunque il più ottimista del gruppo. Ho conosciuto persone più grandi di me, più mature, che mi hanno insegnato molto. Ad esempio come vestirsi per andare ad un colloquio di lavoro. Sono cresciuto, ho imparato”.
Ed infatti, la sintonia che si è creata all’interno del gruppo ha consentito il formarsi di una rete mutuale in cui tutti davano qualcosa a qualcun altro, sottoforma di consigli o di informazioni.
Giovanni ritiene opportuno specificare un fatto:
“mi sento d’obbligo ringraziare i maestri d’arte che ci hanno seguito durante il percorso. Ringrazio Yuri Del Prete e Andrea per essere stati così cordiali e partecipi e per non averci fatto notare le diversità. Eravamo tutti sullo stesso piano.”
“non mi prenderanno mai sul serio, ho pensato” dice Yuri, alla sua prima esperienza come insegnante. Ha notato, fin dal primo incontro, una grande disposizione positiva nei suoi confronti da parte del gruppo (in origine formato da 5 partecipanti), che lo hanno accolto con un orientamento all’apprendimento ben evidente.
“Era incredibile…entravi distrutto, ed uscivi caricato”. Yuri precisa che sentiva su di sé una grande responsabilità, soprattutto a causa degli strumenti che avrebbero dovuto utilizzare, perché avrebbero potuto risultare pericolosi durante l’uso. Ma con sollievo, si è presto accorto dell’alto grado di responsabilità in possesso di tutti.
Ad aiutare nell’organizzazione è stata Alessia Beltrame, tutor del progetto.
Il costante aggancio all’ambito lavorativo è incrementato anche dall’idea di Yuri che prendeva in considerazione non solo la tecnicità della produzione ma anche l’obiettivo della vendita. Un programma che non si esaurisce nella produzione ma anche nella cura totale e completa del prodotto, un tavolo, che con la nota del lavoro di gruppo (un prodotto frutto di collaborazione, di collettività) acquisisce un valore aggiuntivo.
In seguito a questa esperienza, iniziata ad aprile, Vittorio, Giovanni e Alessandro, valutati positivamente, hanno ricevuto la Borsa Lavoro.
Alessandro il 23 comincerà il tirocinio come panettiere, Giovanni ha iniziato a lavorare come commerciante di prodotti ortofrutticoli e Vittorio inizierà l’esperienza lavorativa di aiuto cuoco presso il circolo Arci Bellezza.
Questo è stato un esperimento, la prima realizzazione di questo progetto. E ha prodotto ottimi risultati. La speranza è di poterlo ripetere in futuro e continuare su questi presupposti e principi.

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