Si tratta di uno dei dolori più forti che una persona possa provare nella sua vita. Dover vivere senza la propria mamma è una condizione davvero difficile da affrontare, soprattutto quando lei è ancora in vita e ha “semplicemente” deciso che non vuole avere rapporti con il proprio figlio. Le conseguenze dell’abbandono di una mamma possono trovare concretezza in diversi modi ma, prima di scoprirli, specifichiamo alcune cose.
Superare la perdita non è possibile. Piuttosto è opportuno farsi una ragione della separazione e di ciò che ne comporta. Quella della mamma è una figura troppo importante per poter credere che vivere senza di lei e senza subire importanti conseguenze psicologiche sia possibile. Nessuno può rimanere indifferente di fronte all’assenza della persona che l’ha messo al mondo; qualcuno potrà conviverci più facilmente di altri ma, per quanto faccia finta che questa situazione non lo tocchi, non può essere del tutto vero. Se, prima dell’abbandono, non c’era mai stato un rapporto stretto, è più facile nascondere e alleviare il disagio psicologico, che sarà sicuramente meno accentuato che in altre persone, ma tuttavia esistente.
Non tutti gli abbandoni sono uguali
La propria mamma può essere costretta da alcune situazioni particolarmente difficili della propria vita a dover lasciare che il proprio figlio continui il suo percorso di vita lontano da lei. Altre volte, la sua è una scelta di convenienza, di problemi sociali, di povertà, ecc. Indipendentemente dai motivi per cui una mamma decida di allontanare il proprio figlio, può farlo in modi ed età diverse.
I diversi modi di abbandono
Può capitare che un genitore, pur essendo fisicamente presente nella vita del proprio figlio, non si occupi minimamente della sua crescita personale e psicologica. Non si interessa della sua vita, delle sue necessità, delle sue emozioni. Allo stesso modo, nonostante abbia la possibilità di farlo, può capitare che non si preoccupi nemmeno di essere presente fisicamente e quindi lo lasci completamente nelle mani dell’altro genitore. Questa è una mamma completamente assente.
Altre volte succede che la mamma ci sia psicologicamente, ma non fisicamente. Prendiamo, ad esempio, una mamma che ha deciso di rifarsi una vita altrove, con un’altra famiglia. È consapevole della situazione e cerca di partecipare attivamente alla vita del proprio figlio; vorrebbe trascorrere con lui più tempo, si interessa alla sua vita; tuttavia, vivendo lontano, non può essere presente fisicamente. Anche questa situazione, pur essendo meno pesante delle precedenti, non è facile da affrontare, in particolare per il figlio “abbandonato”.
Le età di abbandono fanno la differenza
In base all’età in cui la mamma interrompe i propri rapporti con il figlio, su di lui ricadono diverse responsabilità, anche inconsce, e può essere costretto ad assumere ruoli inaspettati e a lui sconosciuti.
Quando la mamma abbandona il figlio in tenera età, ovvero prima dei suoi 6 anni, il bambino difficilmente comprende appieno la situazione, perché non ha la maturità emotiva per farlo. Se invece è un po’ più grande, tra i 6 e i 12 anni, la sua crescita viene completamente destabilizzata. È proprio in quegli anni che il bambino/ragazzo prende consapevolezza di sé nei rapporti con gli altri; se la figura della mamma, punto di riferimento assoluto nella sua vita, viene meno, inevitabilmente questo avrà gravi conseguenze per tutta la sua vita. Avendo comunque vissuto buona parte della sua vita con la mamma, il ragazzo, una volta grande, potrebbe sentire la necessità di riavvicinarsi a sua mamma. Potrebbe quindi iniziare un lungo percorso di ricerche su internet, presso le istituzioni, tramite test genetici del DNA, ecc. Insomma, si affiderebbe a tutto ciò che potrebbe riportare a galla informazioni utili a rintracciare la sua mamma biologica.
L’adolescente che viene abbandonato completerà la sua crescita personale in preda ad ansia, paura, tristezza, dolore. Tutto il suo futuro sarà segnato da questo evento traumatico.
Le conseguenze dell’abbandono
Oltre a quanto detto, le conseguenze sul bambino o ragazzo abbandonato dipendono anche dal suo carattere e temperamento, oltre alla capacità del genitore che rimane (se presente) di fargli sopportare e superare la perdita.
In generale, tendenzialmente metterà in discussione tutti i sentimenti con cui si scontrerà nell’arco della vita. Farà maggior difficoltà ad esprimere i propri e a lasciarsi andare liberamente alle emozioni; vivrà con diffidenza i sentimenti degli altri nei suoi confronti.
Se il papà rimane l’unica figura genitoriale nella vita del figlio, dovrà impegnarsi doppiamente: da un lato dovrà supportarlo per colmare il vuoto lasciato dalla mamma; dall’altro dovrà fare molta attenzione a non creare un rapporto di dipendenza padre-figlio.
Come può lavorare con efficacia, quindi, con il proprio figlio? Aiutandolo a:
- accettare ed esprimere le proprie emozioni, passate e presenti;
- razionalizzare ciò che è successo;
- ricordare e dare un senso ai fatti;
- ricostruire la nuova vita del figlio, dando libero spazio alla creatività, per aiutarlo a trovare la sua strada.
Dall’inevitabile dolore iniziale è possibile ricostruire la propria vita, fondandola su nuove e solide basi.