È consuetudine, nel giorno dedicato al ricordo dei defunti, visitare i cimiteri locali e portare in dono fiori (tradizionalmente crisantemi) e lumini sulle tombe dei propri cari.
In molte località italiane è diffusa l'usanza di preparare alcuni dolciumi, chiamati "dolci dei morti", per celebrare la giornata.
Nelle province di Lodi e di Cremona (Lombardia) è diffuso un piatto tipico della solennità dei defunti chiamato nel dialetto locale Fasulìn de l'öc cun le cùdeghe e composto, come il nome suggerisce, da fagioli dall'occhio e cotenne di maiale cucinati in umido; tale pietanza viene servita pubblicamente in una manifestazione gastronomica dedicata che si svolge proprio tra la fine di ottobre e l'inizio di novembre a Pizzighettone (provincia di Cremona).
In Sicilia e nella provincia di Reggio Calabria, la credenza vuole che durante la notte di Ognissanti i defunti della famiglia lascino dei regali per i bambini insieme alla frutta di Martorana, ai pupi di zucchero (statue realizzate in zucchero, rappresentanti in origine dame e cavalieri della Storia dei Paladini di Francia o personaggi tipici siciliani ed oggi anche cartoni animati) e ad altri dolci caratteristici detti "ossa dei morti" (biscotti secchi a base di albume, zucchero, cannella e chiodi di garofano).
Nella provincia di Massa-Carrara la giornata è l'occasione del bèn d'i morti, con il quale in origine gli estinti lasciavano in eredità alla famiglia l'onore di distribuire cibo ai più bisognosi, mentre chi possedeva una cantina offriva a ognuno un bicchiere di vino; ai bambini inoltre veniva messa al collo la sfilza, una collana fatta di mele e castagne bollite.
Nella zona del monte Argentario era tradizione cucire delle grandi tasche sulla parte anteriore dei vestiti dei bambini orfani, affinché ognuno potesse metterci qualcosa in offerta, cibo o denaro. Vi era inoltre l'usanza di mettere delle piccole scarpe sulle tombe dei bambini defunti perché si pensava che nella notte del 2 novembre le loro anime (dette angioletti) tornassero in mezzo ai vivi.
Nelle comunità dell'Italia meridionale delle eparchie di Lungro e di Piana degli Albanesi i defunti sono commemorati, secondo la tradizione orientale di rito greco-bizantino, nelle settimane precedenti la Quaresima.
In Abruzzo, analogamente a quanto avviene in occasione della festa di Halloween, derivata dal mondo anglosassone, era tradizione scavare e intagliare le zucche e porvi poi una candela all'interno per utilizzarle come lanterne.
A Treviso si mangiano per la ricorrenza focacce particolari chiamate "i morti vivi".
A Castel San Giorgio vi è una singolare iniziativa ovvero quella di esporre un Presepe all'interno del civico cimitero, fatto da uno dei migliori artisti presepali al mondo, e nel giorno dei defunti viene eseguito un concerto di musica classica che attrae migliaia di persone.
In Sardegna si tramanda una particolare tradizione, ovvero quella di lasciare, la notte a cavallo tra 1 e il 2 novembre, la tavola imbandita, con i cibi preferiti dai cari defunti, escluso l'uso delle posate.