L'evento fa parte della Stagione Lirica "Invito all'Opera", 3° edizione, con il patrocinio del Comune di Sesto San Giovanni, di Regione Lombardia e il sostegno di BCC e di Mario Bruni. Dante legge il XXX Canto dell'Inferno, in cui è presente l'episodio di Gianni Schicchi, e ci spiega la trama dell'opera. Interpreti Buoso Donati, il morto, che ovviamente non canta e non parla.... Gianni Schicchi, Davide Rocca - baritono Lauretta, la figlia di Gianni Schicchi Rinuccio, il fidanzato di Lauretta I parenti di Buoso - Zita, Gherardo, Nella, Gherardino, Betto, Simone, Marco, La Ciesca Maestro Spinelloccio, il dottore Ser Amantio di Nicolai, il notaio I testimoni – Pinellino, Guccio.
La trama
Corre l'anno 1299 in Firenze Buoso Donati è appena spirato e attorno al letto d morte i suoi parenti sono assorti in preghiera. Si dice però che Buoso abbia destinato in beneficenza i suoi beni; viene cercato il testamento e, quelli che erano sospetti e dicerie, vengono confermati con grande disappunto dei parenti. Rinuccio, figlio di Buoso, è fidanzato di Lauretta, figlia di Gianni Schicchi; conoscendo l'astuzia del futuro suocero, suggerisce ai propri parenti di ricorrere a questi per escogitare qualche stratagemma (“Avete torto! È fine! ... astuto...”). Zita, soprannominata "La Vecchia", alla vista di Schicchi, lo rimprovera per le modeste origini e questi, offeso, se ne andrebbe, se non fosse per le tenere suppliche di Lauretta (“O mio babbino caro”).
Gianni ha in mente un piano: contraffacendo la voce di Buoso, risponde alla visita del dottor Spinelloccio, e avvalora la tesi che l'uomo sia ancora in vita. Viene allora convocato d'urgenza il notaio ( “Si corre dal notaio”) e Schicchi si dispone nel letto di morte di Buoso, detta il nuovo testamento, e, truffaldinamente, destina a sé i beni di famiglia più preziosi: la casa di Firenze, la mula e i mulini.
Naturalmente i parenti di Buoso non possono protestare senza svelare la truffa, rischiando pene severissime (“Addio, Firenze, addio, cielo divino”). Scacciati tutti dalla casa ormai propria, mentre i due giovani fidanzati amoreggiano felici (“Lauretta mia, staremo sempre qui”); il protagonista, rivolgendosi al pubblico, invoca l'attenuante di avere agito nell'interesse dei due giovani e del loro amore.