Da Moreno Nossa (SEL di SESTO) riceviamo e pubblichiamo:
In un’ottica di democrazia e correttezza verso i cittadini che mi hanno eletto, ritengo doveroso far sapere il mio pensiero, esponendo l’intervento fatto nella seduta di Consiglio Comunale del 29 febbraio 2016 a fronte della discussione relativa alle nuove modalita’ di gestione dei Centri Diurni Disabili. Abbiamo letto l’avviso pubblico del giorno 04.12.2015 relativo ai 2 CDD, primo passo verso la delibera in votazione questa sera, dove la Giunta intende, sottolineiamo intende, “Potenziare l'intervento territoriale sulla disabilità coprendo tutti i 60 posti accreditati e avviare l'apertura di un centro socio-educativo senza aumento di costi a carico del Comune. Anche noi abbiamo questi obiettivi. La premessa è interessante e positiva, impossibile per noi di SEL non condividerla, ma pensiamo per chiunque. Per fare tutto questo dobbiamo esternalizzare dice l’amministrazione e su questo supportati dai dati (le famose pere paragonate alle mele non ci convincono), non siamo d’accordo. Non lo siamo non per motivi ideologici, ma per dati oggettivi e per il rispetto di tutti.
Si dice: senza aumento di costi a carico del Comune e salvaguardando i dipendenti della struttura. Noi siamo del parere che vi sia un costo maggiore, come ampiamente detto nell’ultima commissione, e come diremo questa sera, basandoci sulla relazione allegata alla delibera e confrontando le pere con le pere e non con le mele. Ci permettiamo di aggiungere, che con un CDD a 60 posti e un CSE a 10, cosi’ come prefigurato in delibera, a nostro parere i cittadini sestesi pagheranno molto di piu’, a parita’ o meno della qualita’, di questo delicato servizio. Persino un giornale locale ha scritto che il personale costa 780.000 euro mentre in realta’ a oggi costa 654.000 euro. Questo per dire quanta poca chiarezza voluta o meno, ci sia sui conti. Mettiamo in chiaro che le strutture ad oggi possono ospitare ancora 5 utenti, almeno senza nuove assunzioni. Teniamone conto quando sceglieremo cosa votare. Teniamone conto in tutti i sensi.
Il problema per la salvaguardia dei lavoratori esiste e sarà successivamente valutato in modo approfondito, perché non bastano certo generiche affermazioni a tutelarli... in quanto il distacco funzionale tra pubblico e privato e’ difficilmente percorribile e qualora lo fosse e’ soggetto all’assenso dei lavoratori. Se si dovesse esternalizzare il servizio verso una fondazione, sappiate che la fondazione in termini e’ una societa’ di diritto privato, come evidenziato in commissione, testuali parole. Ma questo sara’ un altro tavolo, pur sapendo che in commissione si e’ detto che i consiglieri comunali che deliberano, deliberano anche una modifica del contratto dei lavoratori, assumendosi nell’eventualita’ di una vertenza fatta dai lavoratori stessi, una responsabilita’ giuridica diretta da parte degli stessi consiglieri, non del dirigente. Il personale comunale attualmente in servizio nei CDD rimarrà in organico all'Amministrazione, che continuerà a farsi carico del pagamento degli stipendi, mentre il gestore dovrà farsi carico del personale aggiuntivo eventualmente necessario. Eventualmente necessario? Certamente necessario per rispettare gli impegni contenuti nella delibera e con qualifiche certe, come la legge prescrive in modo chiaro e dettagliato. Dobbiamo garantire la qualita’ del servizio, a una utenza molto debole e sensibile, che da molti anni ha sviluppato con i medesimi operatori una familiarità che va ben oltre la normale professionalità.
I lavoratori hanno presentato proposte molto concrete utili a mantenere il servizio in gestione pubblica, saturarlo di posti e aprire un CSE. Queste proposte mantenevano pubblico il servizio e sarebbero costate meno alla comunita’ di quanto proposto in delibera. Proposte che hanno avuto il plauso di tecnici e dirigenti competenti di diversi comuni dell’area milanese per la loro sostenibilità e lungimiranza, ma non è servito a nulla. Nella nostra citta’ era gia’ stato tutto deciso, discussioni e suggerimenti inutili. Anzi in commissione vi e’ stato un atteggiamento di totale chiusura, diciamo un non ascolto. E’ stato bizzarro. Viene ripetuto come fosse un mantra che i servizi socio sanitari non sono più sostenibili; abbiamo dimostrato che non è così. Certo i servizi, tutti, vanno nutriti , innanzitutto pensandoli e riorganizzandoli, prima ancora che investendoci economicamente. Per noi, come per 2500 cittadini sestesi non si e’ fatto questo. Vi e’ un discrimine con il quale il diritto e diritti si stanno misurando sempre piu’ intensamente in questa fase: che cosa puo’ entrare nel mercato e che cosa debba rimanerne fuori. Che cosa debba entrare nella dimensione dei diritti e cosa invece restarne fuori e come. Il lasciar fuori e’ sempre stato il risultato di una scelta politica e culturale, quindi devono essere resi espliciti i criteri della decisione che porta all’esclusione di alcuni diritti. A nostro avviso questo servizio, un servizio cosi’ delicato come essere educatori in un centro diurni disabili, non rientra in una logica di mercato, non e’ un diritto mercificabile.
Per quel che riguarda il settore pubblico si può seguire la strada “facile” delle vendite (o svendite) del patrimonio, dell’abbandono di servizi per i cittadini o della loro riduzione in qualità e in quantità, gettando la spugna e arrendendoci al privato, sapendo che è una balla che costi meno e sappia fare meglio, oppure attuiamo un rinnovamento e un rilancio della funzione pubblica per rispondere ai bisogni e ai diritti dei cittadini seguendo il dettato della nostra Costituzione, facendo si che la politica governi il mercato e non viceversa. Ecco, queste sono scelte per una buona politica, scelte che dipendono dalle forze politiche, culturali e sociali che stanno sul territorio. Dipendono da noi e non da altri. Si fanno operazioni che hanno come risultato non solo il passaggio dalla mano pubblica a quella privata, ma anche l’abbandono della logica per cui il diritto alla fruizione e all’accessibilita’ dei servizi pubblici non viene piu’ ritenuto parte integrante dei diritti del cittadino/lavoratore, ma viene abdicato ad una logica puramente mercantile, che vede da un lato un venditore di servizi che deve massimizzare il proprio profitto e dall’altro il cliente che li compra.
Quale nuovo modello di welfare ci viene proposto per il futuro? Un servizio pubblico che è e resta pubblico ma non è più gestito direttamente dal pubblico? E con quali criteri alcuni servizi rimarranno gestiti direttamente e altri no? E perché, allora, non esternalizzarli tutti? Perche’ non affidare al pubblico il solo compito di "controllo". E' questo il futuro che ci attende? Un pubblico che si prende i meriti quando le cose vanno bene e scarica le responsabilità sui gestori scelti dal pubblico stesso, quando le cose vanno male? Ma tutto questo viene fatto per migliorare i servizi? Per fare cassa? E' questo il futuro del welfare locale? Noi lo chiameremmo piuttosto il welfare alla Ponzio Pilato. Dico questo in quanto chi controllera’? Non vediamo nessuna voce di costo a copertura di questo e non possiamo immaginare che il controllore sara’ pagato dal controllato. Mi ricordo la delibera comunale sul nuovo appalto di igiene urbana che alcuni consiglieri di maggioranza non hanno votato, e noi rispettiamo quel voto, quella delibera aveva inclusa nel bando e ben evidenziati i costi per il controllo del servizio. Qui no. Qui parliamo di servizi con alta professionalita’, di servizi sociali che affrontano fragilita’ quotidiane, sia dei disabili che delle loro famiglie. Vi e’ un quotidiano rapporto confidenziale che si e’ instaurato tra educatori, persone frequentanti il centro e le loro famiglie.
Dobbiamo proseguire nel cammino costituzionale che ci porti al mantenimento di una società giusta, che non dimentichi tutti i valori che la contraddistinguono: equità, rispetto, sostenibilità, solidarietà. Un valore di societa’, di comunita’ di cui abbiamo bisogno come l’aria pulita, in un momento dove il sistema di mercato sta mettendo in evidenza tutto il suo fallimento umano, sociale, ambientale. E invece scordandoci i nostri punti di riferimento, abdichiamo al mercato, invertiamo l’ordine delle priorita’ spostando risorse pubbliche verso altri ambiti rispetto a quelli Costituzionali. A questo punto noi di SEL ci domandiamo... A cosa servono davvero le tasse. Una differenza una volta essenziale, ma che ora con la creazione del partito della nazione sembra non esistere piu’ era: «la sinistra ha promosso il welfare, lo sostiene e lo vuole finanziare, e ritiene che debba essere gestito direttamente dallo Stato, e per questo servono le tasse. La destra è molto più tiepida: preferisce un welfare affidato al mercato». Due posizioni legittime, due visioni diverse di poltiche sociali, dove noi tifiamo per la prima.
Si continua a insistere sulla sostenibilita’ economica dei servizi. L’aumento delle tasse comunali, era stato condiviso da tutti noi consiglieri di maggioranza, per il mantenimento dei servizi e della loro qualta’, soprattutto quelli verso fasce deboli e fragili dei nostri concittadini. Concittadini e non utenti per quanto ci riguarda. Ma poi se i servizi vengono ceduti a terzi, per gestirli in economia, vorremmo capire se l’errore sia stato quello di aumentare la Tasi, le tasse locali o di cedere i servizi. Un po’ di onesta’ intellettuale il piu’ grosso partito di
maggioranza sestese, la dovrebbe avere, anche post creazione del partito della nazionale e a coabitazione verdiniana.
Quando ci siamo presi la responsabilita’ di aumentare le tasse, lo abbiamo fatto dicendo che questa operazione era per mantenere l’eccellenza dei servizi nella nostra citta’, in quanto il personale dotato di una grande qualita’, era tutto all’interno della pianta organica comunale, sinonimo di garanzia qualitativa. 22 maggio 2014, durante la discussione della delibera sul regolamento della Tasi, l’intervento della Giunta e’ stato:”....... perseguiremo nell’ottica non del fare cassa ma della redistribuzione di ulteriori risorse a vantaggio di soggetti fragili. Parallelamente questa operazione ci consente la conferma del welfare locale che riteniamo fattore fondamentale di redistribuzione e produttore di eguaglianza e di pari opportunita’ soprattutto quando c’e’ la crisi e quando i cittadini non possono essere lasciati soli nelle difficolta’...”. Quando qualche forza politica chiedeva lumi del perche’ Sesto aveva cosi’ tanti dipendenti comunali rispetto ad altri comuni, la risposta data era:” Sono all’interno della struttura perche’ sono indice di qualita’ dei nostri servizi che tutti ci invidiano”. Era la stessa
amministrazione, la stessa Giunta, lo stesso Consiglio. Cosa e’ successo? Quale pillole contro la memoria abbiamo assunto?
Il gruppo consigliare di SEL, e’ solamente la punta di una piramide, dove alla base ci sono i cittadini e senza di loro cade tutto. Come forza politica ha contribuito prima e condiviso poi un progetto di citta’, scritto e votato in questo CC, il pgm di mandato. I cittadini tramite i loro
rappresentanti hanno dato delle linee guida all’amministrazione votate in questo consiglio. Siamo curiosi di vedere come molti colleghi consiglieri voteranno la delibera. Curiosi in quanto: abbiamo gettato come non praticabili le proposte dei lavoratori non guardandole neppure e come se non bastasse il servizio avra’ dei costi maggiori che ricadranno sull’intera comunita’. Fantastico. E non da ultimo, voteranno contro il Programma di mandato del sindaco, programma votato da quasi tutto il CC. Se il PD vota questa esternalizzazione, vota contro le linee programmatiche del sindaco, vota contro il programma di tutta la maggioranza di centrosinistra, e deve rendere conto ai propri elettori e ai cittadini di voler abbandonare questa esperienza governativa, in quanto scritto e da noi votato favorevolmente... Le linee guida dell’azione amministrativa saranno le seguenti: a) il mantenimento dei servizi gestiti dal Comune. Intendiamo, infatti, proporre alle lavoratrici ed ai lavoratori del Comune un PATTO CIVICO ... che abbia i suoi cardini nel valore della funzione pubblica e nell’utilità del lavoro pubblico, inteso come quotidiano, concreto presidio al servizio dei diritti dei cittadini e della legalita’. Ridurre il sistema dei diritti universali e di cittadinanza alla stregua di merce, subordinandolo ad inaccettabili logiche di mercato che minerebbero i principi fondamentali d’uguaglianza e di pari opportunità sanciti dalla nostra Costituzione, per noi e’ insostenibile. Contrastare queste scelte significa quindi non solo dire NO ad eventuali scelte di esternalizzazione, ma anche rimettere in primo piano i temi della valorizzazione del lavoro e dello sviluppo professionale, per costruire negli enti una moderna rete di servizi, con nuovi livelli di competenza, in grado di garantire l’adeguato sviluppo sociale ed economico di ciascun territorio, con particolare attenzione alle fasce più deboli e meno abbienti della cittadinanza.
Politica come politica dei diritti, I diritti sono tali quando sono universali e esigibili. Mettere in contrapposizione i diritti non puo’ funzionare. Si parla di coesione sociale e poi succede questo. Si continua a cantare una canzone, dove il ritornello e’ non ci sono soldi, dimenticandosi che tutti i tagli fatti agli enti locali arrivano da un governo amico di alcune forze politiche, ma sicuramente nemico dell’uguaglianza sociale e dei diritti di ognuno di noi. I diritti sono deboli anche quando si dichiara di rispettarli, ma in realta’ si vogliono accompagnare a un malinconico passo d’addio. Chi controllera’ su questo? Non vediamo nessuna voce di costo a copertura di questo e non possiamo immaginare che il controllore sara’ pagato dal controllato. Mi ricordo la delibera comunale sul nuovo appalto di igiene urbana che alcuni consiglieri di maggioranza non hanno votato, e noi rispettiamo quel voto, quella delibera aveva inclusa nel bando e ben evidenziati i costi per il controllo del servizio. Qui no. Mi piace citare un passo del film Still Alice .. “Chi ci puo piu’ prendere sul serio quando siamo cosi’ distanti da quello che eravamo, il nostro strano comportamento il nostro parlare incespicante cambia la percezione che gli altri hanno di noi e la nostra percezione, di noi stessi. Noi diventiamo ridicoli, incapaci, comici, ma non e’ questo che noi siamo questa e’ la nostra malattia e come qualunque malattia ha una causa un suo progredire e potrebbe avere una cura”.
Ai nipotini bevendo una tisana intorno al caminetto, racconteremo di quanto e quando Sesto era una citta’ dove l’attenzione al sociale era uno dei punti fondamentali della nostra citta’ e non un semplice costo economico da inserire in un bilancio. Bilancio di numeri e non di persone. Peccato, la nostra Sesto e’ un’altra cosa.
Moreno Nossa Consigliere Comunale