Contraccezione, Italia in “zona retrocessione”- Metodi smart e personalizzati riducono il tasso d’abbandono
Il nostro Paese è tra gli ultimi posti in Europa per utilizzo di contraccettivi ormonali: tra i 20 e i 24 anni di età solo il 18% usa la pillola, e il tasso d’abbandono è in caduta libera. Uno studio dell’Ospedale Santa Chiara di Pisa rivela che oltre un terzo delle donne che utilizzano la contraccezione ormonale la interrompe per un qualche motivo. Necessari il dialogo e il counselling con il proprio ginecologo.
Oggi sono possibili per le giovani generazioni diverse risposte basate su contraccettivi a bassi dosaggi ormonali, di più facile utilizzo e con somministrazione non orale, che consentono una contraccezione personalizzata e a misura di donna.
L’Italia continua ad occupare stabilmente, rispetto al resto d’Europa, una posizione arretrata in fatto di contraccezione ormonale, collocandosi solo al 14° posto dopo la Spagna e davanti a Slovacchia, Polonia e Grecia. Solo l’8% delle ragazze tra i 18 e i 19 anni usa la pillola, percentuale che a fatica sfiora il 18% nella fascia tra i 20 e i 24 anni d’età, questi i dati emersi da una recente ricerca1 che mette in evidenza come in Italia tra le donne più giovani il ricorso alla contraccezione ormonale sia più basso rispetto ad altre classi d’età.
Di questo, di contraccezione ormonale e dell’importanza di una corretta informazione per le giovani donne, si parla oggi a Roma in occasione del Convegno “All you need is love - Amore e ormoni nella vita delle donne”, promosso da MSD Italia.
Aspetto ancor più preoccupante è l’alto tasso di abbandono nell’utilizzo della pillola, una vera e propria piaga dei nostri tempi. Un’indagine pubblicata nel 20082 evidenzia come il 32,7% delle donne che utilizzavano la pillola avesse interrotto tale metodo contraccettivo nell’arco di un anno.
La situazione però non accenna ancora a migliorare: oggi l’interruzione del contraccettivo ormonale si attesta ancora attorno al 30%. Un recente studio3 trasversale retrospettivo, che ha considerato i dati di 1809 donne visitate presso gli ambulatori del Dipartimento di Ostetricia e Ginecologia dell’Ospedale Santa Chiara di Pisa tra il 2010 e il 2015, ha concluso che oltre un terzo delle pazienti (34,9%) ha interrotto l’utilizzo del metodo contraccettivo che stava seguendo, con una percentuale di interruzione maggiore per i metodi di somministrazione per via orale rispetto all’anello vaginale.
«Perché la donna decide di interrompere? Il più delle volte per piccoli effetti collaterali – afferma Franca Fruzzetti, Responsabile dell’Ambulatorio di Endocrinologia e Ginecologia dell’U.O. Santa Chiara di Pisa – disturbi che si presentano nel corso della contraccezione e tra tutti, quelli più importanti sono le perdite di sangue irregolari e l’aumento di peso. Quello che è emerso dallo studio è che l’interruzione del metodo contraccettivo è maggiore o minore a seconda di quello utilizzato. Nel nostro studio, l’anello vaginale è risultato il metodo contraccettivo associato a minor interruzione, vale a dire che le donne che negli anni hanno assunto contraccezione per via vaginale ne interrompono l’assunzione molto meno rispetto alle donne che utilizzano pillole con 20 mcg o 30 mcg di etinilestradiolo. E in questa differenza quello che ha avuto un ruolo fondamentale è stata proprio la bassissima percentuale di perdite ematiche per le donne che utilizzano l’anello vaginale».
In uno scenario così complesso e nebuloso si affacciano tuttavia le nuove tipologie contraccettive, ridisegnate per le esigenze e lo stile di vita delle nuove generazioni. Contraccettivi ormonali da somministrare non per via orale bensì per via transdermica o per via vaginale come il cerotto e l’anello vaginale con applicatore che sono stati oggetto di significativi cambiamenti, compresa la progressiva riduzione dei dosaggi di etinilestradiolo e l’introduzione di nuovi progestinici ed estrogeni naturali. Metodi contraccettivi ormonali smart, che coniugano la facilità d’uso all’efficacia, con un buon profilo di sicurezza, perché è impossibile dimenticarli. Una contraccezione ormonale, dunque, sempre più ritagliata sulle esigenze e lo stile di vita della giovane donna e della coppia.
Ma la vera urgenza oggi è quella di implementare la conoscenza e l’informazione, perché le donne conoscono la pillola ma non sanno che sono disponibili altri metodi contraccettivi ormonali non orali, tra i quali possono trovare quello che più si avvicina alle loro esigenze; ed è urgente agire sulle fasce di popolazione più giovani, in particolare gli adolescenti, femmine e maschi perché la scelta del metodo contraccettivo coinvolge la donna e l’uomo, la coppia.
Il ruolo del ginecologo è fondamentale per informare correttamente la donna su tutti i metodi contraccettivi a sua disposizione e per scegliere insieme quello più adatto per lei, così che lei sappia cosa le viene somministrato e quali sono le modalità di assunzione che più si avvicinano alle sue esigenze, limitando la possibilità di effetti collaterali e aumentando la compliance.
«È necessaria un’informazione che parta dal basso, bisognerebbe cominciare a parlare di sessualità fin dall’infanzia affinché le informazioni acquisite diventino parte della cultura generale dell’individuo e perché, al momento di utilizzarle, questi ne comprenda appieno l’importanza che hanno sulla salute riproduttiva e sessuale – afferma Fruzzetti – inoltre, occorre arrivare alle giovani generazioni attraverso un approccio multimodale che tenga conto di tutti i canali informativi dalla scuola al web. È dimostrato, infatti, che nei Paesi dove sono stati fatti programmi educativi di questo tipo il tasso di abbandono della contraccezione ormonale è crollato ed è aumentata l’aderenza alle scelte contraccettive».