Che cosa mancherà al basket femminile dopo il recente addio alla palla a spicchi di Francesca Gambarini? Estro, visione di gioco, imprevedibilità, raffinate doti di playmaking, giocate preziose al momento giusto e inaspettato, certo. Ma con lei lascia il parquet anche una importante protagonista della pallacanestro femminile lombarda e non, che ha vissuto gran parte della sua carriera in simbiosi con il Geas, sin dagli esordi.
Arrivata a Sesto nella stagione 2009-10, la play classe ’95, divenuta presto mente e cuore di quel fortissimo gruppo di rossonere cresciute nel vivaio Geas tra il 2009 e il 2014, è stata capace di vincere due scudetti Under 19 e Under 17. “Gamba”, seppur infortunata, ha fatto parte anche del Geas vincitore di altri due scudetti, uno Under 17 e uno Under 15, e molte sono state inoltre le sue chiamate nelle nazionali giovanili, con cui è riuscita a vincere il bronzo europeo Under 20 a Udine nel 2014. Con la maglia rossonera della prima squadra Francesca ha poi vissuto diversi momenti memorabili, come per esempio tre promozioni, due dalla A2 alla A1 e una dalla A3 alla A2.
E dopo nove stagioni passate al Geas, Gambarini è approdata a Carugate, nella serie cadetta, dove ha vissuto le ultime due stagioni, tra alti e bassi. Una giocatrice preziosa e generosa, che ha pagato troppo caro il prezzo degli infortuni, come emerge dalle affettuose parole di Cinzia Zanotti, allenatrice di quel giovane gruppo da urlo e ora coach della prima squadra dell’Allianz Geas: “A livello giovanile Francesca è stata l’artefice di tante partite vinte e di tanti scudetti. Per me rappresenta una persona speciale: a lei mi legava un rapporto che andava oltre la pallacanestro, e che dura tuttora. In una squadra in cui i talenti erano tanti, lei era illuminante, un faro di passione. I tanti infortuni non le hanno poi permesso di diventare la giocatrice che avrebbe potuto essere. Ricordo sempre con ammirazione una sua genialata: in una finale scudetto Under 19 giocata punto a punto contro la Magika Castel San Pietro, ‘Gamba’ all’improvviso chiama uno schema che da un anno almeno non usavamo più. Da quella scelta autonoma, da vero play pensante in campo, sono poi arrivati tre canestri di fila facili. Anche questo la dice lunga sulla sua determinazione e sul carattere”.