Il sole, la terra e i prodotti freschi di un orto. O di tanti orti.
Cento appezzamenti di terreno in un affiancamento salutare di piante e di sudore, in una Sesto San Giovanni bagnata dall’urbanizzazione e dall’industrializzazione. Strade e case, fabbricati e marciapiedi. E il verde che dona frutta e verdura a chi sa occupare il proprio tempo nell’antica e primordiale attività del coltivatore e raccoglitore. Siamo in zona Carlo Marx, in via Livorno.
Un’entrata e un’accoglienza, seguita da insegnamenti e preziose informazioni, ho potuto ricevere quando ho deciso di andare a chiedere agli ortisti appassionati e laboriosi la loro esperienza di coltivatori, in questa tetra estate dal colore grigio, affollata di nuvole e densa di pioggia.
L’umidità è la causa delle tante malattie di cui sono afflitte molte piante: pomodori, melanzane e basilico sembrano essere le coltivazioni che più di tutte risentono di questa eccessiva quantità d’acqua. Tre prodotti della terra che richiamano subito, o quasi, l’attenzione al Mediterraneo e alle tante ricette che con questi alimenti si preparano.
Le piante di melanzane sono accompagnate dalla presenza di tanti fiori, al posto dei quali, in questo periodo, dovrebbero splendere i tanti frutti violacei.
È quella mancanza di stagioni da anni denunciata, quella primavera lunga due stagioni, anticipata e seguita da un autunno altrettanto lungo. E allora, alcuni decidono di piantare e seminare in fretta, in anticipo rispetto ai tempi, perché la temperatura non aiuta il corretto periodo di semina.
Profetico sembrerebbe essere il detto del coltivatore: “una zappata vale mezza bagnata”, soprattutto quando l’acqua bagna troppo, formando crepe sui pomodori, facendo seccare le foglie prematuramente o, come nel caso delle zucchine siciliane, determinando una crescita esponenziale e una duratura del fogliame che in questo periodo dovrebbe essere già giallo.
“La qualità dei pomodori ne risente. Li assaggi, e mi dica se non sanno di acqua. E poi, l’umidità…è causa di molte malattie. Le foglie che cadono dalle piante di melanzane devo buttarle e non lasciarle per terra: potrebbero essere malate e, lasciandole, contagerebbero le altre piante. Poi il terreno deve essere smosso.” dice Tommaso Fioretti.
Ma negli orti ci sono anche molte coltivazioni che escono illese (e forse rafforzate) da questa abbondanza di acqua: verze, broccoletti, cornetti, insalata, cetrioli e zucchine crescono con esponenziale velocità.
“Quest’anno ho visto svolazzare veramente poche farfalle…”. afferma Giancarlo Farinelli, sconsolato dalla triste scoperta.
Se non c’è lo sfarfallio di ali, abbiamo comunque il movimento di forti e sicure mani che, spostando una grossa foglia, mostrano un insolito melone, cresciuto senza nessuna intenzione colturale.
In mezzo a coltivazioni di zucchine, cetrioli e melanzane compare, estatico, superbo e sicuro di sé, un finocchietto selvatico: la pianta che ogni ortista sa di dover depositare ben lontano dalle altre piante. Sebbene l’avvertenza conosciuta, in quel pezzo di terreno il finocchietto troneggia tra le altre coltivazioni, senza privarle di quelle sostanze nutritive necessarie alla crescita. Sembra non essere dannoso, non quest’anno e non per quelle piante. Che abbiano siglato un patto segreto? O l’acqua di quest’anno ha determinato il formarsi di equilibri e sinergie prima inesistenti?
Equilibri e sinergie sembrano, comunque, prediligere lì, tra gli esseri umani intenti alla coltivazione e disposti alla cordiale attenzione verso l’altro.