“L'inerme e' l'imbattibile” di Massimo Zamboni e' il sesto titolo in vinile stampato da “La Scena Dischi” dopo il successo dei primi cinque capitoli gia' editi da Ottobre 2020: Giorgio Canali “Nostra signora della dinamite” (LSD 001), Porno Riviste ”Cosa facciamo?” (LSD 002), Matrioska “La Domenica Mattina” (LSD 003), Ritmo Tribale “Psycorsonica” (LSD 004) e Brusco “Si fa presto a dire...Brusco” (LSD 005), molti dei quali sold-out gia' in fase di Pre-order.
L'album fa parte di una triade dal titolo ideale Prove tecniche di resurrezione, assieme agli album Sorella sconftta e L'estinzione di un colloquio amoroso. Sono i primi titoli usciti dopo la separazione da CSI, che in qualche modo si è trasformata in una meditazione musicale sui temi della caduta e della resurrezione. Nell'inerme, in particolare, questo tema prende i connotati di un viaggio a Mostar, in Bosnia, secondo atto di un viaggio compiuto dieci anni prima cn CSI, subito dopo la fne della guerra che ha distrutto quella città. Luogo suo malgrado ideale per dare un corpo a parola come inermità, miseria, forza, nuova vita. L'album era uscito nel 2008 con Manifesto CD nel solo formato cofanetto CD, ed era originariamente accompagnato da un piccolo libro e da un flma di Stefano Savona, Il tufo della rondine.
“Cosa abbia signifcato nella nostra vita l’inermità, che cosa abbia prodotto, cosa signifchi trattenerla nella memoria, resistere al terrore, alla disumanizzazione, alla vendetta. Se sia una nuova trappola la memoria. Con tutte le implicazioni che questo può sottendere. Che l’inerme sia imbattibile lo proclamo sottovoce, per un debito verso le soferenze. Meno ofensivo sarebbe stato nominare questo progetto “L’inerme e l’imbattibile”. Più correttamente politico, per rispetto a tutti i silenzi che non potranno dirsi mai. Questo imporrebbe la ragione. La pancia carnale impone diversamente, impone un indennizzo a quelli resi poltiglia, e onora quanti ancora provano a rifare il mondo partendo da poche cellule di sopravvivenza. “Ho macinato per lungo tempo i pensieri accumulati durante i concerti dei CSI a Mostar, in Bosnia, un paio di anni dopo la fne di quella guerra che ora sembra lontanissima e dimenticata. Li avevo depositati in un libro, Il mio primo dopoguerra; ma non era sufciente. Ho dovuto dare loro un secondo corpo, una prosecuzione, musicale questa volta, perché l’evidenza oferta da quel dopoguerra non poteva bastare. Ero rientrato dalla Bosnia con uno zaino di bestemmie in testa, sconce e degradanti come lo scenario ricevuto:
La memoria, separa gli uomini La scienza, accorcia la vita
La cultura, allontana il sapere La religione, scaccia il divino
La religione è l’alcool dei popoli
Contraddire ostinatamente queste evidenze signifca accettare di riprovarci, di continuare a ricreare l’antica polis, la ragione del nostro essere sociali. Sperimentare di crescere ed essere ributtati indietro e crescere ancora e ancora nonostante. Passa da qua, l’essere uomini”