Facciamo un Selfie? Essere pronti agli autoscatti 2.0 è uno dei modi per esprimere se stessi
La selfie mania è un fenomeno tecno-sociale preoccupante?
Narcisisti, megalomani, egocentrici, autocentrati, bellissimi e bruttissimi, uomini donne e bambini, anziani e acciaccati, tutti almeno una volta nella vita si sono sottoposti ad un autoscatto che ritraesse la propria espressione in un determinato luogo e momento. Il selfie ossia l’autoscatto amatoriale è una pratica antica che oggi è stata modernizzata attraverso i social network. L’aspetto ludico sta nel fatto di fotografarsi per poi postare l’immagine che cattura l’espressione del volto e postarla sui social.
Teorie pseudo-scientifiche agli inizi di questa pratica, hanno dato per scontato si trattasse di una patologia che colpisse a random alcuni individui, i quali in preda della propria immagine e della popolarità riscontrata sulla rete, continuassero a autocelebrarsi attraverso i selfie. Tale opinione si è rivelata alla fine una bufala ed è stata sostituita velocemente da altre teorie psicosociali che hanno voluto spiegare i motivi secondo cui la gente effettua sistematicamente dei selfie.
Tra le ricerche psicologiche più accreditate in Italia vi è quella del 2014, condotta dallo psicologo italiano Giuseppe Riva, il quale verifica che gli scopi del selfie, in uomini e donne di età adulta, sono essenzialmente 3: far ridere e divertire gli altri; emergere con vanità; evidenziare un momento della propria vita.
Le ragioni che inducono all’autoscatto, riguardano gli aspetti esteriori ed interiori della persona. I primi sono maggiormente elaborati dagli uomini i quali, “vogliono raccontare con chi sono, dove sono e cosa stanno facendo”; mentre i secondi sono espressi dalle donne per evidenziare “come sono e come si sentono”.
La “selfite” così facendo, non è una malattia, ma è fenomeno tecno-sociale che racconta se stessi attraverso una fotografia in rete.
Tale fenomeno risulta essere preoccupante e pericoloso, nel momento in cui viene strumentalizzato, al fine di denigrare, dequalificare, demolire ed etichettare l’individuo. Sono molti i fenomeni devianti che nascono dall’utilizzo distruttivo dei selfie contro i pari o altrI individui; basti pensare all’istigazione al suicidio e ai vari casi conclamati di cyberbullying. Ciò che risulta essere destabilizzante e che, il tratto della dipendenza dal selfie, fondamentalmente è pronunciato e distorto nei soggetti particolarmente angosciati dalla possibilità di ricevere commenti negativi agli autoscatti postati, frutto quindi, di una instabilità emotiva emergente che può consolidarsi.
L’eventualità di ricevere un commento negativo su un selfie, non deve cambiare il nostro modo di vedere ed affrontare la giornata o l’istante che stiamo vivendo, in quanto, l’insicurezza che emerge può diventare compromettente per la nostra persona e soprattutto, può ostacolare il modo di fronteggiare le situazioni più o meno complesse.
Durante l’arco della nostra vita, i pareri contrastanti, le critiche e i disappunti ci saranno sempre, l’importante è dare il giusto peso a ciascuno di essi, cogliendo il lato costruttivo della situazione creatasi, per crescere e maturare interiormente. Rafforzare la propria personalità, significa trarre insegnamento da ogni esperienza , comprendere e leggere la realtà da più prospettive, perché la mente umana necessita non solo di conferme, ma di stimoli che portano a guardare oltre le apparenze, vale a dire, essere orientati ad una apertura mentale necessaria per sopravvivere ed adeguarsi ai cambiamenti.
Dott.ssa Rossana De Crescenzo
Psicologa del Lavoro, Formatrice Professionale
Orientatrice Scolastica e Professionale, esperta in Psicopatologia Forense
amministratrice del sito di consulenza on line www.psychojob.com