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Litigare con il migliore amico: rabbia e paura

Le 3 reazioni psicologiche ad un violento scontro verbale con il migliore amico

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L’amico è identificato come la persona sulla quale si ripone molta fiducia, per questo è reputato non solo affidabile ma paragonabile spesso ad una persona di famiglia con la quale confrontarsi, sorridere, piangere e condividere una buona parte delle esperienze della propria vita. Con il detto “chi trova un amico trova un tesoro” si vuole in breve sintetizzare il valore davvero importante a livello affettivo, che si può riporre nei confronti di una persona.  Allo stesso modo può succedere che, quando ci si scontra ardentemente con un amico “fidato” al punto da sentire interiormente di poterlo perdere, entrano in causa una serie di fattori emotivi  e psicologici che diventano difficili da controllare e gestire.  In modo particolare, quali sono le reazioni psicologiche ad un violento scontro verbale con il migliore amico?

  1. Sbigottimento e disorientamento. All’inizio dello scontro può succedere che ci si senta disorientati e non si capiscano le ragioni secondo le quali, stia succedendo tutto ciò. In questa prima fase è indispensabile “pesare” bene le parole che si dicono e quelle che si ascoltano, per non cadere nell’interpretazione errata dei discorsi;
  2. Rabbia e paura. La rabbia e la paura sono le emozioni con demarcazione    negativa che entrano in gioco quando inconsciamente o consciamente per meccanismo di difesa, la situazione è fuori controllo. A causa della rabbia, il confronto può venire meno e si può trasformare in un vero scontro verbale, in cui l’offesa e la critica padroneggiano. La paura può mobilizzare o semplicemente far scappare dalla situazione, per cui non si affronta o si evita il confronto. In entrambi i casi la razionalizzazione è sopraffatta dall’istinto, per cui alcune reazioni psicologiche  possono essere inconsulte ed affrettate;
  3.  Sfiducia e tristezza. In quest’ultima fase la reazione psicologica, a causa della mancanza di un chiarimento costruttivo può portare a reazioni legate all’allontanamento verso la persona sulla quale  si erano riposte tutte le sensazioni ed emozioni positive; ovvero quelle componenti che in precedenza hanno portato ad etichettarlo come “ migliore amico”.  Naturalmente a ciò si associa  l’emozione della tristezza, in quanto consapevoli probabilmente di aver perso il rapporto straordinario creato con quella “persona”, ed in modo particolare, di averlo perso proprio come “amico”.

 Fondamentalmente quando ci relazioniamo con le persone, quello che facciamo è creare immediatamente delle percezioni che guidano nella realtà  e che pertanto,  ci portano a pensare che determinati individui possano essere più lontani o vicini a noi, a seconda delle esperienze vissute. Questo significa che tale percezione con il tempo, potrebbe essere confermata o meno a seconda di come quella stessa persona sia disposta a farsi conoscere. Acquisire la fiducia di qualcuno e dare fiducia, sono due processi complicati ed importanti da decifrare soprattutto quando essi sono sorretti da  componenti di valore  come affetto, sincerità e rispetto reciproco. Tanto più è difficile dare fiducia a qualcuno, quanto più è facile provare per la stessa persona immediata sfiducia, principalmente nel caso in cui  si tratti di un rapporto di amicizia sul quale c’è stato un notevole investimento emotivo.  

Dott.ssa Rossana De Crescenzo  Psicologa del Lavoro, Formatrice Professionale, Orientatrice Scolastica e Professionale, esperta in Psicopatologia Forense, amministratrice del sito di consulenza on line www.tooup.com; www.eating.bio; www.psychojob.com 

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