La dentizione umana completa è composta da 32 denti, distribuiti su due arcate, a loro volta suddivise a metà , a costituire dei quadranti: superiore destro, superiore sinistro, inferiore destro e inferiore sinistro. Esistono 4 categorie di denti: gli incisivi, i canini, i premolari e i molari; questi ultimi sono in tutto 12, suddivisi equamente nei 4 quadranti succitati e nominati in ordine di posizione primo, secondo e terzo
molare o dente del giudizio. Questa è una definizione "popolare" dei terzi molari, in quanto in genere fanno la loro comparsa nelle arcate dentarie dopo i 18 anni, e quindi nell'età del giudizio, della maturità .
Ma perché spesso si estraggono? A volte per reale necessità , a volte solo perché si crede che possano arrecare danni agli altri denti, sulla base di supposizioni o per sentito dire; una delle opinioni più diffuse è che i denti del giudizio possano "spingere" gli altri denti e causarne un disallineamento. Questa è una teoria del tutto infondata. Ciò che è vero è che per motivi di "evoluzione" della dentatura, i terzi molari sono denti che stanno tendendo a scomparire; vuol dire che fra qualche secolo non esisteranno più nel corredo dentario dell'uomo; nella fase attuale sono denti che spesso e volentieri erompono in maniera incompleta, o crescono in posizioni scorrette, a volte rimangono inclusi nelle ossa mascellari senza mai entrare in arcata, a volte sono addirittura del tutto assenti.
Si tratta, tuttavia, di denti che, quando sani e allineati, permettono di avere una funzione masticatoria perfettamente normale e vanno trattati esattamente come tutti gli altri denti. In assenza di reali indicazioni o problemi, non c'è nessun motivo di sottoporsi a estrazione del dente del giudizio, intervento che a volte può recare fastidiosi (ma comunque temporanei) strascichi come gonfiore e dolore.