Triennale Milano presenta “Carlo Aymonino,-Fedeltà al tradimento”, da una idea di Livia e Silvia Aymonino e a cura di Manuel Orazi, una grande mostra che ripercorre tutto il percorso progettuale di Aymonino, eclettico architetto, per restituirne l’importanza e la complessità, attraverso materiali d’archivio, progetti, dipinti, testi, fotografie e interviste non solo dell’ l’architetto ma anche dell’uomo.
Carlo Aymonino (1926-2010) è stato uno dei protagonisti dell’architettura italiana, capace di attraversare con tratto originale le diverse fasi della seconda metà del Novecento. L’impegno politico, l’amore per il disegno e la pittura, la vita familiare, si intrecciano in modo indissolubile con il suo lavoro di architetto. Roma è stata il suo luogo centrale, ma i suoi progetti lo hanno portato in giro per tutta l’Italia. Si è confrontato con le periferie di diverse città, come testimoniano le sue opere nei quartieri Gallaratese a Milano e Spine Bianche a Matera, per citare gli esempi più celebri. La mostra intende indagare l’opera di Aymonino e i diversi contesti in cui ha vissuto e lavorato, articolandosi in un percorso cronologico: dall’impegno nella ricostruzione del Dopoguerra al lavoro sulle periferie, dall’insegnamento universitario a Venezia fino all’esperienza come Assessore per gli interventi al Centro storico di Roma, dall’amore giovanile per la pittura al costante esercizio del disegno.
Stranamente gli studi e i lavori di Aymonino nella cultura architettonica italiana ed europea possiedono una scarsa letteratura, rispetto alla sua cospicua opera di ricerca, progettazione, didattica e azione politica. Pittore, ma studente di architettura; modernista, ma portatore di valori premoderni; romano, ma collaboratore di riviste milanesi; progettista di periferie, ma impegnato politicamente nelle battaglie sui centri storici; professore e poi rettore veneziano, ma campione della cosiddetta scuola romana di architettura. Intellettuale ricettivo ed estroverso, generoso e perciò inclusivo, Aymonino ha alimentato lo sviluppo di molti testi e contesti architettonici grazie a una leggerezza caratteriale.
Oltre ai suoi progetti, in mostra sono esposti materiali e documenti provenienti dal suo lato più intimo e biografico; il cuore di questa sezione è rappresentato dagli album rossi che per molti anni l’architetto ha disegnato e riempito di aneddoti insieme con la sua famiglia, producendo una opera collettiva dove in controluce si intravedono molti dei fatti e dei protagonisti evocati nel percorso delle città.
Ad ogni città in cui ha lavorato, ha lasciato il segno della sua personalità. “La fedeltà al tradimento” vuole indicare la capacità di confrontarsi con tutte i principali ambiti culturali e politici del secondo Novecento, senza mai rimanere ingabbiato in un’unica categoria statica, evolvendo costantemente. Carlo Aymonino ha conservato però un tenace punto fermo tra le contraddizioni inevitabili di una lunga carriera teorica e progettuale svolta da Matera a Pesaro, da Roma, Venezia e Milano dove ha lasciato tracce profonde del suo passaggio.