Dal 17 luglio al 21 novembre 2021, a Lecco, nelle due sedi di Palazzo delle Paure e di Villa Manzoni, si tiene la mostra -Paesaggi Possibili. Da De Nittis a Morlotti, da Carrà a Fontana.
La rassegna, curata da Simona Bartolena, prodotta e realizzata da ViDi – Visit Different, in collaborazione con il Comune di Lecco e il Sistema Museale Urbano Lecchese, analizza, attraverso 90 opere, come il tema iconografico del paesaggio sia stato interpretato da grandi maestri italiani, quali Massimo d’Azeglio, il Piccio, Telemaco Signorini, Giovanni Fattori, Salvatore Lega, Gaetano Previati, Giacomo Balla, Carlo Carrà, Ennio Morlotti, Lucio Fontana e altri.
ll soggetto del paesaggio è stato più volte studiato, facendo riferimento soprattutto, alla scena francese, nella quale – dal Romanticismo agli impressionisti al Pointillisme, fino alle avanguardie, la genesi del paesaggio in pittura traccia un percorso lineare. Meno nota, invece, è la situazione di questo tema in Italia, dove pure ha avuto ampia diffusione e dove è stato ugualmente protagonista della rapida evoluzione che ha condotto l’arte verso la contemporaneità.
Paesaggi Possibili- copre un arco temporale che dall’epoca romantica giunge fino al secondo dopoguerra, e mette in luce i diversi approcci al paesaggio – come somiglianza del vero, come luogo dell’immaginazione e del sogno, come simbolo, come proiezione del sé, come concetto spaziale -, rivelando la progressiva tendenza all’astrazione che l’ha condotto fino alle soglie dell’Informale e oltre. Si tratta di un racconto che si snoda dalla classicità del paesaggio storico dei romantici all’indagine del vero dei macchiaioli, per giungere alle visioni divisioniste e alle sperimentazioni delle Avanguardie di inizio Novecento, fino alle soglie del contemporaneo, quando, con artisti come Morlotti e Fontana, il paesaggio si traduce in istinto emotivo o in concetto spaziale.
Sebbene il paesaggio sia un tema iconografico oggi assai diffuso nelle arti visive, come genere pittorico autonomo è molto recente. Solo nel diciannovesimo secolo, gli venne riconosciuto un ruolo autonomo: non più scenografia per racconti mitologici, religiosi o storici, ma tema a sé stante, momento di osservazione, occasione di sperimentazione tecnica ed espressione poetica. Dalla natura sublime della generazione romantica agli scorci dal vero, l’Ottocento diventa in tutta Europa, il secolo in cui il Paesaggio trova sé stesso, trasformandosi progressivamente da scenografia per narrazioni bibliche storiche o letterarie, da luogo del vero, a luogo dell’anima, da spazio collettivo a spazio mentale.
Per informazioni: +39 0341 286729
Sito ufficiale: http://www.vidicultural.com