Il famoso dipinto: Bambina che corre sul balcone, del 1912, è la scommessa che ha voluto proporre la Galleria di Arte Moderna di Milano, per descrivere il suo autore, Giacomo Balla. Dal 15 dicembre, fino al 13 marzo 2022. Tra i capolavori assoluti di questo pittore e sperimentatore, questo quadro segna il passaggio di Balla dal divisionismo alle sue ricerche sul movimento, durante la sua fase artistica più nota, ossia il Futurismo.
Un motivo in più per ammirare quest’opera nella suggestiva sala Parnaso della Villa Reale saranno i disegni, gli schizzi preparativi di Giacomo Balla sullo studio del movimento, per la prima volta, un’occasione preziosa per chi ama la pittura di Balla. Sono disegni piuttosto geometrici, quasi astratti, grazie ai quali comprendere l’intero processo alla base di un’opera veramente molto particolare e le ricerche che l’artista stava conducendo in quel periodo. Il rapporto di Balla con il Futurismo non fu immediato, in una lettera a Gino Severini, Umberto Boccioni, segnalò un artista interessante, che cominciò a sperimentare con i dipinti in movimento: in parte ancora veristi, ma pure incredibilmente avanzati e molto diversi da quelli di pochi anni prima. “E un autore che ha viaggiato e ha visto molto, e
condivide le nostre idee in tutto e per tutto”, scrive Boccioni, trovandolo anche un po’ fotografico.
Nel realizzare la Bambina che corre sul balcone, Balla aveva guardato direttamente gli esperimenti condotti in fotografia a proposito del movimento. A quei tempi in Italia circolavano le foto di Marey, pubblicate già nel 1887, di Muybridge, che in quegli anni era molto studiato dalle avanguardie, e naturalmente di Anton Giulio Bragaglia. Si tratta di immagini che sono state inserite nel percorso della mostra grazie al contributo di un collezionista italiano. Le due preziose fotografie di Muybridge, consentono di osservare come la Il quadro di Balla si ispiri proprio a queste riflessioni fotografiche, su ritmo delle immagini e sulla resa del dinamismo attraverso una sequenza.
Altre opere ad arricchire l’esposizione, sono ad esempio un’opera di Armando Spadini, che rappresenta la casa di Balla, ispirato dal manifesto futurista per le trasformazioni urbane; a questa tela sarà accostata una fotografia che ritrae l’artista sul suo terrazzo di casa insieme alla moglie e alla figlia Luce, esattamente sullo stesso balcone raffigurato nel quadro. Infine si potrà ammirare un’opera del ’65 di Mario Schifano, il quale studiò a lungo il futurismo e Balla in particolare; non è un caso, che abbia dedicato a questo quadro, una corposa serie di immagini: per evidenziare che l’avanguardia nasce con il futurismo, ma arriva a comunicare con gli artisti fino agli anni Sessanta.