Benvenuti miei carissimi lettori e lettrici di Dreaming of Art,
nel mondo accadono spesso fatti sconvolgenti ed io vorrei con voi cercare, nella disperazione, tratti di amore, usando come sempre l’Arte.
Vi parlerò della nazione francese, con la volontà di rammentare quello che è stato il mio viaggio alla scoperta di Parigi, per omaggiare questa città colma di tanta bellezza e grande cultura.
Da bambina non avevo mai neppure messo il nasino fuori dalla mia piccola realtà, se non solo con la mia fervida immaginazione, un po’ come il giovane Leopardi sognavo mete oltre la mia siepe; il primo viaggio nel mondo fu proprio alla scoperta della capitale della Francia.
Avevo sedici anni, partii in compagnia del mio fidanzato dei tempi e di suo padre.
Fu un viaggio che non scorderò mai, papà Ezio era un uomo fenomenale, un militare, un omone grande e bello con una grandissima passione per l’arte; il nostro primo incontro fu su un pontile ad affrescare un’opera d’arte.
Egli, in quel viaggio fu il mio vero compagno di avventure, mi portò dai vicoli bui della notte parigina, fino al Louvre, dalla Tour Eiffel a Pigalle, da Le Sacre Montmartre a Montparnasse.
La Francia aveva il profumo dell’avventura, il fascino di un terra sconosciuta, lì sentii, nella notte, il respiro ed i discorsi delle “lucciole” in strada, donne o uomini belli ed eleganti, con quello charme tipicamente parigino che scorre nel sangue, ricordo vivamente il sapore del proibito il mio sguardo attratto da bellezze sconvolgenti.
Come un faro tra la nebbia dei ricordi spicca Basilique du Sacré-Cœur, di una bellezza senza tempo in pietra calcarea, bianca come un stella; costruita di un travertino resistente al gelo e capace di divenire ancora più bianco e lucido con l'età e al contatto della pioggia.
Essa sorge sul luogo dove sarebbe stato martirizzato nel III secolo san Dionigi con la decapitazione, storicamente fu costruita all'indomani della sconfitta francese nella guerra franco-prussiana, per donare alla nazione la fiducia e l'ottimismo necessari ad una nuova rinascita, fu iniziata nel 1875, progettata dall’architetto dall' architetto Abadie e i lavori finirono nel 1920, il suo stile è neo-bizantino.
Ricordo gli interni piuttosto spogli, fatta eccezione per il mosaico d'oro dell'abside, uno dei più grandi del mondo, opera di Luc-Oliver Merson, ma la cosa che più mi colpì fu l’atmosfera surreale e spirituale che ancora mi accompagna; mi trovai circondata da milioni di candele accese, una sopra l’altra quasi a costruire una seconda basilica fatta di piccole luci ardenti, simbolo di ogni preghiera di ogni passante che era stato in quel luogo mistico e silenzioso, rivestito di luce vera.
Uno dei posti dove la fede e il silenzio divino mi parvero così tangibili da poterli toccare, la mia candela si fuse insieme alle candele del mondo che era passato di lì, la scultura di cera all’interno della chiesa era così profondamente suggestiva che mi parve di trovarmi in una caverna fatta di stalattiti luminose, uno spettacolo che mai più ho rivisto in vita mia!
Perché parlare della luce, quando spesso nel mondo vediamo il buio?
Perché la luce è la speranza del mondo, perché la luce è il simbolo di una preghiera che passa dall’arte alla memoria dei tempi è il contenitore del colore.
Perché davanti all’opera di Leonardo, la Gioconda, o a tutte e meraviglie del Louvre la parola perde di significato, perché l’arte è la custode dei secoli, il ritratto dell’umanità mutevole, scrigno di tutti i sentimenti umani ed universali, di quella stessa umanità che si chiude nel silenzio del dolore.
Ma in questo silenzio, dall’alto della mia immagine della Tour Eiffel, all’Arc de Triomphe, voglio allagare il mondo di una preghiera, alla ricerca costante della pace, nell’armonia della bellezza che ci circonda nonostante la devastazione spirituale e reale che avanza.
In quel viaggio compresi che Parigi era la custode di parte della bellezza dell’umanità, di tesori, perle sparse che, senza riguardo, spesso, nel silenzio vengono “violentate”.
Quel periodo francese avrà per sempre il sapore dolce della mia prima aragosta, assaporata, gustata come la vita, il profumo delle strade parigine, la fragranza del pane, il rumore delle chiacchiere parigine ai caffè, il piacere di sentirsi uguali anche se diversi per cultura.
Usiamo l’arte, come sempre per riflettere sull’amore e la speranza che non devono mai abbandonare il mondo, ma unirci nelle differenze.
Accendiamo insieme nell’oceano di candele della Basilique du Sacré-Cœur un messaggio di eterna pace che si innalzi al di sopra di ogni ingiustificabile dolore.
Vi aspetto a giovedì prossimo con una nuova emozione di Dreaming of Art.