Benvenuti miei carissimi lettori e lettrici di Dreaming of Art,
questa settimana vi parlerò di Andrea Mantegna.
Sono stata a Mantova, in un luogo speciale, perché da artista non potrebbe essere diverso, la casa di Andrea Mantegna, di cui ho studiato vita ed opere sui libri di storia dell’arte.
Mi sono trovata in uno spazio quasi sacro, nel luogo ove egli creava e muoveva i suoi passi tra le stanze intrise del puro fascino rinascimentale, alla presentazione di un catalogo di cui anche le mie opere fanno parte, il catalogo dell’Arte Moderna degli artisti italiani dal primo novecento ad oggi, il Cam 51 edito da Mondadori.
Una grande emozione in tutti i sensi.
Dovete sapere che la casa del Mantegna risale al 1476; al tempo egli aveva ricevuto in dono da Ludovico II Gonzaga il terreno sul quale venne edificata, forse per ricompensa della sua opera “La Camera degli Sposi” ma, dopo aver seguito per vent’anni la sua decorazione e realizzazione , Mantegna dovette riconsegnare tale proprietà.
A questo punto, i Gonzaga , rientrati in possesso della dimora la usarono come dèpendance e furono diverse le successioni della proprietà nei secoli, finchè la casa divenne patrimonio del Comune di Mantova e sede scolastica.
Ma il sogno di Mantegna e della sua casa – studio sopravvissero , nonostante l’alternarsi delle vicissitudini e, finalmente, nel 1940 cominciò l’opera del grande restauro.
Per me è stato entusiasmante seguire il percorso storico di restauro architettonico attraverso la documentazione fotografica esposta nell’edificio e, ancora di più, sentirmi avvolta dallo spirito artistico del Mantegna, immaginarlo a dipingere i suoi capolavori in quelle grandi sale e a scaldarsi al fuoco dei camini o addormentarsi accanto ad uno degli affreschi recuperati, in tutta la loro bellezza, nella sua camera da letto.
Stimolante vedere la complementarietà dell’arte rinascimentale con l’arte contemporanea ed assaggiare un po’ dell’una e dell’altra solo ad un battito di ciglia.
Hai miei occhi hanno raccontato storia gli stemmi di Andrea Mantegna e gli affreschi, la percezione della pianta architettonica della struttura che è di un cerchio inserito in un quadrato, secondo la sezione aurea.
Tutto, intorno, ha richiamato l’arte rinascimentale, e la nuova apertura dell’uomo verso la natura , l’arte e la scienza; al centro dello stabile si apre, infatti, il cortile circolare, dove la sensazione di essere parte di in un mondo è evidente e tutta l’energia del luogo sembra confluire magicamente in esso .
Le opere di Andrea Mantegna segnano il quattrocento, tra le tante bellissime ,una è sempre stata tra le mie preferite, studiata e copiata più volte, Il Cristo Morto.
Un’opera innovativa per la realizzazione prospettica vertiginosa, con la prospettiva "di scorcio", che accompagna lo spettatore dalla punta dei piedi del Cristo alla scena di compianto, un percorso visivo di una potente forza espressiva pur mantenendo un’ austerità e severità della scena , dove tutto è composto; nell’opera del Mantegna come nella sua dimora, tutto è preciso, quasi graficamente perfetto.
Mantegna usa la tela come supporto, ancora raro per l'epoca, è uno sperimentatore !
Nell’opera si realizza il momento dell’ attesa e preparazione alla sepoltura, Cristo è infatti ritratto sdraiato sulla pietra dell'unzione, semicoperta dal sudario; la presenza del vasetto degli unguenti in alto a destra dimostra che è già stato cosparso di profumi.
A sinistra si trovano tre figure dolenti: la Vergine Maria che si asciuga le lacrime con un fazzoletto, san Giovanni che piange e tiene le mani unite e, in ombra sullo sfondo, la figura di una donna che si dispera, in tutta probabilità Maria Maddalena.
Ogni dettaglio è amplificato dal tratto incisivo delle linee, con grande maestria grafica costringendo lo sguardo a soffermarsi sui particolari più raccapriccianti, come le membra irrigidite dal rigor mortis e le ferite ostentatamente presentate in primo piano, I fori nelle mani e nei piedi, così come i volti delle altre figure, solcati dal dolore e dipinti con grande realismo.
Mantegna adorava le prospettiva, la ricerca, la sperimentazione, altri grandi esempi li troviamo nelle tante opere realizzate per i Gonzaga a Mantova e non solo.
Di Mantova porterò nel cuore la sensazione di essere entrata in punta dei piedi nella Storia dell’Arte Italiana, guardando ai grandi maestri, come Mantegna, immaginando nuove prospettive, così come gli artisti con i loro doni, hanno il dovere di fare, comunicando la bellezza, anche attraverso arditi voli.
Vi aspetto a giovedì prossimo con una nuova emozione di Dreaming of Art .