Benvenuti miei carissimi lettori e lettrici di Dreaming of Art,
questa settimana esploreremo il mondo della moda, che spesso amo coniugare al verbo artistico.
Lo farò attraverso la storia di un uno stilista :Alexander McQueen, il mio preferito, che interpreta con le sue opere il sogno, l’arte e la moda con genialità, creatività ed eccentricità.
In Alexander McQueen il sogno, l’arte e la moda, trovano , infatti, un’unica coniugazione, una celebrità, un uomo, un artista, dalle creazioni innovative, a volte avveniristiche, oniriche e ironiche, ricche di simbolismo, eleganza estrema e maestosa bellezza.
Le sue sfilate diventano le performances di un vero artista; rappresentano il mondo in continuo mutamento, la realtà che si evolve costantemente, dietro i sipari della moda internazionale, rappresenta il mondo stesso.
Non si può amare un artista senza conoscere la sua storia, chi era, cosa sognava, da dove veniva: Alexander McQeen?
Un uomo, McQueen, profondamente inquieto, che nella moda agisce ed interagisce con le sue visioni, sogni, paure, emozioni e desideri, incubi, visioni futuristiche convogliano in un unico canale: la moda, appunto.
La sua arte è una profonda riflessione artistica attorno al tema della morte e del cosiddetto “afterdeath”; in molte creazioni il tema è la metamorfosi, la guerra, l'esagerazione e la teatralizzazione della moda, senza tralasciarne la spiritualità.
L'uso dei colori sulle sue tele abito lascia in molte collezioni a bocca aperta, sono abiti che lasciano il segno nella storia dell'arte, nell'estetica e quindi nella storia della moda, consacrandosi come una sorta di mito contemporaneo della moda.
Le sue creazioni sono opere di virtuosi giochi tessili, di immensa padronanza della materia moda: chi non conosce le Armadillo? Scarpe? Opera da museo? Ma chi mai prima aveva osato pensarle? Con McQeen il confine tra moda è arte è già sparito.
Nel 2001 con il proprio nome entra nel mondo della moda, premiato ben quattro volte, tra il 1996 e il 2003, al British Designer of the Year Award, fa sognare e discutere il mondo intero.
Dal 2001 al 2010 è un’implosione di piume, skull, impalcature e copricapi improbabili, incastri, colori, maschere, dal gotico al barocco, la donna diventa un tutt’uno con l’abito, quasi divorata da esso, per riapparire in un’ insieme in perfetto equilibro tra realtà e sogno.
Un delirio di scarpe, pochette con teschi e impugnature dark punk.
McQueen si è spento suicida nel 2010, probabilmente a seguito della morte della madre, così lo ricordano i grandi della moda e non solo: “Era un genio e un innovatore. Aveva un talento straordinario ed era anche un poeta. Uno dei pochi rimasti".
"Uno dei più grandi creatori del suo tempo. Visionario e all'avanguardia, le sue creazioni venivano ispirate insieme dalla tradizione e da una modernità fuori dal tempo".
Tantissime volte abbiamo sottolineato che ormai il confine tra Arte, Vita, Società e Moda è diventato così impercettibile, che ciò che prima aveva un territorio preciso, come l’Arte, oggi perde i suoi limiti per espandersi attraverso l’espressione di varie forme artistiche.
Tutti i giorni ci interroghiamo su cosa sia Arte e cosa no, ma possiamo ormai attenerci a schemi mentali superati per interpretare nuove ed inesplorate direzioni espressive ?
Ignoro, con infinito piacere, chi non sa comprendere come il mondo intorno stia cambiando, urlando ad ogni angolo attraverso forme e culture diverse, il mondo è in trasformazione e così l’Arte, che divora procacemente tutto ciò che viene generato dall’estro umano, in un processo anche catastrofico e di caos.
Dal Caos all’Ordine, ecco che Arte, Moda, Comunicazione, diventano una materia univoca dalla quale partire per osservare la nuova visione umana, come quella che aveva Mc Queen della moda, nuova, originale, non schematica, assolutamente personale.
La banalità non ha tempo e spazio nell’Arte, la banalità uccide l’Arte, l’ignoranza la disprezza senza conoscerla, chi sa ben osservare la riconosce in mezzo a tanta spazzatura.
Vi aspetto a giovedì prossimo con una nuova emozione di Dreaming of Art.