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“La Nascita di Venere”

Un'opera che può farci sentire in Paradiso.

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Benvenuti miei carissimi lettori  e lettrici di Dreaming of Art,

questa settimana ci appresteremo ad osservare un’altra opera che tanto amo di Botticelli, “La Nascita di Venere”.

Datata tra il 1482 /1485, quasi contemporanea alla Primavera, entrambe le opere sono conservate nella Galleria degli Uffizi di Firenze.

“La nascita Venere” realizzata anch’essa per la villa medicea di Castello, proprietà dei fratelli Giovanni e Lorenzo de' Medici", cugini di Lorenzo il Magnifico, in realtà, diversamente da ciò che si può immaginare guardandola, non raffigura la nascita della dea, ma il suo approdo sull'isola di Cipro, isola situata ai confini orientali del mar Mediterraneo, un paese magico, quasi stregato, dove storia e mitologia si uniscono e si legano all’antico culto di Afrodite, Venere nella mitologia romana, nota soprattutto come la dea della bellezza e dell’amore.

Il disegno è armonico, delicato, tipico della pittura botticelliana, le linee sono elegantissime e creano, nelle onde appena increspate e nel gonfiarsi delle vesti, nel fluire armonico dei capelli della dea e nello stesso profilo della spiaggia, dei giochi decorativi sinuosi e aggraziati.

L’opera sottolinea la ricerca di bellezza ideale ed armonia, con molta attenzione al disegno e alla linea di contorno.

Le forme sono nette, raffinatissime e precise  e trovano la loro sublimazione nel nudo statuario della dea, in cui le qualità morali e spirituali, secondo la dottrina neoplatonica, coincidono con la sua bellezza fisica.

Venere nel quadro avanza leggera, delicata come solo la mano di Botticelli potrebbe raffigurarla, fluttuando su una grande conchiglia lungo la superficie del mare increspata dalle onde, in tutta la sua grazia e ineguagliabile bellezza, nuda e distante come una splendida statua antica.

Essa viene sospinta e riscaldata dal soffio di Zefiro, il vento fecondatore, abbracciato a un personaggio femminile con cui simboleggia la fisicità dell'atto d'amore, che muove Venere col vento della passione. Forse la figura femminile è la ninfa Clori, che già abbiamo incontrato ne “La Primavera”, forse il vento è Aura o Bora.

A desta della dea ,sulla riva, una fanciulla è una delle Ore che presiede al mutare delle stagioni, in particolare la Primavera, essa porge alla dea un magnifico manto rosa ricamato di fiori , mirti, primule, e rose per proteggerla e vestirla.

La fanciulla rappresenta la casta ancella di Venere e si presenta al cospetto della dea ricoperta di un vestito setoso riccamente decorato con fiori e ghirlande di rose e fiordalisi, i fiori che la dea Flora trovò vicino al corpo dell'amato Cyanus.

Una cosa che possiamo sicuramente notare in Botticelli e l’espressione dei suoi personaggi, uno sguardo leggermente malinconico, ma sereno, composto, in una costruzione figurativa di  base triangolare ove al centro, come nella Primavera, si individua la figura protagonista, che ha un  innegabile  legame con le pose classiche .

Una piccola curiosità deriva dal fatto che si pensi che Il volto pare che si ispirasse alle fattezze di Simonetta Vespucci, una donna reale che però ebbe una vita molto breve, morendo nel massimo della sua bellezza "senza paragoni", giovanissima.

Come molti di voi sapranno o immagineranno, I colori usati da Botticelli, non sono certo quelli contemporanei, in questo caso si tratta di tempera, nello specifico della  tecnica della tempera magra, cioè dei colori sciolti in colle animali e vegetali come leganti.

Questa tecnica  diede una straordinaria luminosità all’opera, che risulta quasi affrescata.

Altro aspetto interessante ma più tecnico è legato all’uso del materiale; Botticelli usò per quest'opera il supporto della tela, insolito nella Firenze del Quattrocento, si unirono due teli di lino cuciti tra loro realizzando una base o imprimitura di gesso tinto con un po' di blu, in modo da dare il particolare tono azzurrato a tutto il dipinto.

Ogni opera nasconde un significato più nascosto, sicuramente nel caso de “La Nascita di Venere”, Botticelli rappresenta  un'allegoria neoplatonica, cioè una personificazione dell’amore come energia e forza  di vita,  la dea , nuda,  non voleva esaltare la pagana bellezza femminile, ma  il concetto di Humanitas,  di bellezza  spirituale, purezza,  semplicità e  nobiltà dell'anima.

Di fronte a opere di così tale suggestiva bellezza, credo sia difficile proferire parole degne, ogni dettaglio non è casuale,  più che mai mi ritrovo a pensare che l’arte moderna dovrebbe tornare a guardare i grandi artisti per rigenerarsi e godere di nuova espressione creativa.

Amo Botticelli, in ogni linea, contorno, e così altri “grandi” che hanno contribuito ad un’Arte sublime, alla grande espressione del bello.

Stanchi di un mondo che offre così poca bellezza, guardare un’opera di Botticelli, può farci “sentire in Paradiso”.

Vi aspetto a giovedì prossimo con una nuova emozione di Dreaming of Art .

 

 

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