Benvenuti miei carissimi lettori e lettrici di Dreaming of Art,
questa settimana vi trasportero' tra le mie riflessioni tra le sale del Miart, la fiera d’arte che si è da poco conclusa, anche quest’anno a Milano.
Milano è una città che cerca in mille modi di accrescere la sua capacità di “punto focale” tra Arte e Design, per superare il livello nazionale ed acquisire una capacità internazionale.
Premetto che non amo frequentare questi ambienti dell'Arte, ma sicuramente per alcuni aspetti è interessante confrontarsi per capire in che direzione naviga un certo "mercato " artistico.
Al Miart, l'arte mi pare spogliarsi di ogni significato profondo e tutto mi si presenta come una ricca tavola imbandita a festa.
Entro, senza aver chiuso gli occhio la notte precedente ma decisa a lasciarmi travolgere.
Le sale sono grandi , gli spazi aperti ed eleganti, come sempre a Milano!
Più cammino e mi guardo intorno e più capto che intorno a me le gallerie presenti quest'anno sono sempre più straniere, poche realtà italiane ; sono 154 gallerie provenienti da 16 Paesi.
Tra esse tornano importanti gallerie internazionali che avevano già partecipato alle scorse edizioni e fra le new entry spiccano prestigiosi nomi esteri tra i quali Blain Southern di Londra , Marc Foxx di Los Angeles, Greene Naftali di New York, Rodolphe Janssen di Brussels, Esther Schipper di Berlino e Galleria dello Scudo di Verona.
Ma più osservo, e più mi accorgo che l'Arte, il nostro più grande bene e già tanto sacrificato , sembra un fantasma ridotto alla sua fine.
Tra le opere cerco qualcosa di originale, qualcosa che mi faccia sobbalzare il cuore, un'idea geniale, una possibile ispirazione, l’illuminazione, l’amore che si accende alla vista di un capolavoro.
Niente.
Tutto intorno, mi sento sommersa da un mare di cose già viste, riviste , riciclate e sorpassate.
Certo è che in arte ormai tutto è stato realizzato, penso che l’unico modo per provare, quantomeno, ad essere originari sia smettere di creare copie, ma affidarsi alla propria sensibilità individuale di artisti per costruire una nuova dimensione artistica, che racconti il nostro presente, traendo linfa dal passato senza continuare a riproporlo cambiandone solo l’aspetto, ma non l’essenza.
Molte le opere informali presenti in fiera e, personalmente, ritengo , di gran lunga superiori si dimostrano le opere in scultura che, in alcuni casi, colpiscono proprio per forza strutturale e forma, poca pittura, spazio alla fotografia e al design, ma forte è il rimando al passato scorso.
La mia percezione è che l'Arte , come la vita intorno , si sia fermata, alle opere del secolo scorso che ancora mantengono uno spazio di mercato.
La crisi culturale, storica e politica che stiamo vivendo si respira ovunque, nessun azzardo , tutto resta fermo e quasi asettico , privo di nuova ricerca emozionale.
Restiamo in un territorio scontato, per la paura di investire in territori futuri e prosperi, perché è meglio puntate su morti che sui vivi!
Con questo nulla voglio togliere ai grandi artisti che hanno scritto la storia dell'arte del dopoguerra, ma è necessario sottolineare l'importanza nel credere nelle nuove forze creative.
Probabilmente il Miart non potrà mai avere il ruolo che oggi è di altre fiere internazionali come Frieze o di Art Basel, certo è che l’ascesa di alcune realtà private che, passo dopo passo, stanno contribuendo a rafforzare la cultura artistico di Milano, come l’ Hangar Bicocca e la Fondazione Trussardi e la Fondazione Prada che fanno un lavoro importante aiutando l’Arte che manca del supporto istituzionale .
Questa edizione propone molte novità a partire dalla nuova sezione Decades, composta da nove gallerie che presentano un percorso lungo il Novecento, un racconto delle due anime del Miart, l'anima moderna e quella contemporanea.
Decades affianca le quattro sezioni che caratterizzano il Miart fin dal 2013 una è Established, con 98 espositori suddivisi nelle sottosezioni Master, specifica per le gallerie specializzate nel contemporaneo. che propongono artisti storicizzati e Contemporary.
Un’altra sezione della fiera è Emergent, dedicata a 16 gallerie internazionali focalizzate sulla ricerca delle giovani generazioni, poi a seguire la sezione THENnow che contiene 8 coppie di gallerie nelle quali sono messi in dialogo un artista storico e uno appartenente a una generazione più recente, infine la sezione Object , composta da 15 gallerie attive nella promozione di oggetti di design fruiti come opere d'arte.
Al Miart di quest’anno hanno esposto ben 154 gallerie provenienti da 16 Paesi, come già vi ho accennato, ma in mezzo a tanto, rare sono state le nuove stelle artistiche degne di nota.
Tutto potrebbe sintetizzarsi in un espressione di Picasso: “Ogni bambino è un'artista. Il problema è poi come rimanere un'artista quando si cresce.”
Alla prossima emozione di Dreaming of Art.