Benvenuti miei carissimi lettori e lettrici di Dreaming of Art,
questa settimana vi parlerò di un’artista, una donna, Marina Abramović.
Solo poco tempo fa ha fatto discutere e infuocato anime, spesso come accade alle sue dichiarazioni, raccontando della sua scelta di non avere figli, di aver scelto di non volerne, per votare la sua vita all’Arte.
Cito prendendo il testo da Artribune del trascorso 26 luglio 2016 “Ho avuto tre aborti”, ha detto al quotidiano Tagespiegel, in un’intervista subito tradotta e ripresa da Artnet e dal Guardian: diventare madre sarebbe stato un disastro per il mio lavoro. E ancora: “Ognuno ha un’energia limitata, io avrei dovuto dividerla”.
E poi, senza mezzi termini: “Questo è il motivo per cui non ci sono tante donne di successo quanti sono gli uomini nel mondo dell’arte. Ci sono tantissime artiste di grande talento. Ma perché sono i maschi ad occupare le posizioni di maggior rilievo? Semplice! Amore, famiglia, bambini – una donna non vuole sacrificare tutto questo”.
Amo Marina Abramović, perché amo le donne che con grande sincerità si esprimono a costo di generare esplosioni pubbliche, ma tutta la sua arte ha questo filo conduttore, “rompere” con la convenzione con qualcosa che esiste ma non si deve dire o mostrare.
Sono artista e sono una donna e le sue affermazioni, sono state per me così reali e così taglienti!
Ancora oggi, una donna non può essere e sentirsi libera di scegliere la maternità o meno, per quanto gli orizzonti verso le diversità si stiano ammorbidendo, per altri tabù il discorso resto inalterato.
Marina Abramović ha toccato un tema che ha indignato, scegliere l’Arte e sacrificare la Vita, ma voi tutti che ne sapete dell’Arte?
Quanto è costato diventare Marina Abramović? Credete forse che non sappia cos’ ha sacrificato?
Lo ha fatto con consapevolezza, perchè per essere una buona madre devi “sentirti madre” ,altrimenti è meglio scegliere il tuo percorso, non quello che la società ti impone.
Quante madri, non sono madri? Quante donne dividono la loro vita tra l’essere madre e l’essere professionista senza realizzarsi completamente?
Molti penseranno che una cosa non esclude l’altra, che si possono fare benissimo entrambe le cose e che nulla vale al mondo più della vita di un essere umano; molte donne combattono e si disperano sottoponendosi ad ogni cura possibile solo per averne un figlio , senza parlare del dolore di chi lo perde.
Marina Abramović, non parla di tutte le donne, parla della sua scelta, non so se sia giusta o sbagliata, ma so di per certo che per arrivare sulle vette, qualcosa devi abbandonare nel tragitto, non penso sarebbe stata Marina Abramović allo stesso modo se avesse avuto una famiglia.
Rinunciare ad un figlio, non è una passeggiata, il dolore l’ha resa ancora più forte in ciò che era il suo messaggio, perché altrimenti quella ricerca spasmodica di autolesionismo e volontà di comunicazione con l’altro, con il pubblico , così tipici delle sue performance?
Parliamo, della prima donna, Marina Abramović, che è salita sull’olimpo degli “Uomini artisti” e ci sono voluti secoli!
Pensate che l’Arte non faccia discriminazioni tra uomini e donne ?
Con cavolo vi dico!!!
Sacrificare Amore Famiglia e Bambini, per essere libera, libera di agire , di essere, di sporcarsi le mani, certo non è un messaggio idilliaco, ma nasconde una verità che non vogliamo vedere, per essere una donna di successo, devi sacrificare moltissimo.
Decidere per l’aborto è una scelta dura, ma Marina Abramović è madre ogni volta che genera un percorso artistico, lei è quello, pare così ovvio ai miei occhi che essa non potesse essere niente altro.
Non si può capire il percorso di una persona, la sua storia, se ti fai influenzare dal giudizio, dobbiamo imparare ad ascoltare le vite, non a prevederne i contorni; ogni scelta umana ha un suo motivo, ognuno paga ciò che sceglie, di fronte al tempo che è giudice e di fronte a Dio.
Marina Abramović non ha fatto altro che dire la sua verità, con una lucidità che rare donne avrebbero avuto, il giudizio ha una cattiva influenza su tutto, ti impedisce di essere libera, bene lei lo è, questa cosa la rende vincente.
Ma chi è Marina Abramović ?
E’ un'artista serba, statunitense , il suo particolare lavoro esplora le relazioni tra l'artista e il pubblico, ed il contrasto tra i limiti del corpo e le possibilità della mente.
Si è autodefinita "Grandmother of performance art", studia presso l'Accademia di Belle Arti di Belgrado, poi insegna presso l'Accademia di Belle Arti di Novi Sad, mentre crea le sue prime performance.
Nel 1974 viene conosciuta anche in Italia, dove presenta la sua performance, Rhytm 4, esposta a Milano, nella Galleria Diagramma di Luciano Inga Pin, nel 1976 lascia la Jugoslavia per trasferirsi ad Amsterdam.
Nel 1997 vince il Leone d'Oro alla Biennale di Venezia con l'esecuzione, Balkan Baroque.
Nelle sue performance, esplora elementi di ritualità gestuali, le limitazioni fisiche e mentali del corpo, dal 1973 al 1975 con la serie Rhythm, pone se stessa di fronte la limite umano, alla paura, al dolore .
Un esempio famoso per chi non la conosce è la performance Art Must Be Beautifu del 1975, nella quale l'artista si spazzola i capelli per un'ora con una spazzola di metallo nella mano destra e contemporaneamente si pettina con un pettine di metallo nella sinistra mentre ripete continuamente “L'arte deve essere bella, l'artista deve essere bello” fino a quando si sfregia il volto e si rovina i capelli.
In molte altre performance è l’interazione con il pubblico ad essere fondamentale, un pubblico che ad un certo punto interviene nella performance stessa e la reazione dello spettatore diventa l'oggetto dell'esecuzione.
Una delle più belle interpretazioni è del 2012, The Abramovic Method , al Milano, presso il PAC .
Il Metodo Abramovich nasce da una riflessione che l'artista ha sviluppato partendo dalle sue ultime tre performance: The House With the Ocean View del 2002, Seven Easy Pieces del 2005 e The Artist is Present del 2010, esperienze che hanno segnato profondamente il suo modo di percepire il proprio lavoro in rapporto al pubblico.
Il pubblico, guidato e motivato dall'artista, è invitato direttamente a vivere, sperimentare e interagire con le sue “installazioni interattive”, con opere, realizzate con minerali e legno; l'esperienza è fatta di buio e luce, assenza e presenza, percezioni spazio-temporali alterate.
La performance consiste nell'entrare nel mondo del silenzio, lontani dai rumori, rimanere soli con se stessi e allontanarsi per poche ore dalla realtà, la stessa Lady Gaga ha partecipato a questa iniziativa, postando un video della performance.
Insomma Marina Abramović, ha dato se stessa all’Arte e l’Arte l’ha ripagata, ma quante altre donne l’avrebbero fatto?
Quante si sarebbero date così fortemente da dimenticare se stesse?
Solo chi realmente sente il richiamo vero per l’Arte è in grado di percepire questa emozione, l’Arte è una droga, qualcosa che si muove dentro anche senza il tuo volere, che ti porta a visioni sperimentali azzardate, che ti scorre nelle vene, Marina Abramović ha saputo fare nella libertà , la massima espressione della femminilità a servizio dell’Arte, se pur ai limiti, per farci scoprire, attraverso il suo essere ed il suo corpo e in maniera fisica, fino a che punto l’uomo può spingersi.
Quindi leggendo un contenuto, non esprimete valutazioni scontate, ragionate sui perché, ricordate che la vita non è scontata e neppure l’Arte !
Vi aspetto alla prossima una nuova emozione di Dreaming of Art.