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L’Arte e la Sindrome di Grimilde

La bellezza per colmare il vuoto che sentiamo dentro.

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Benvenuti miei carissimi lettori e lettrici di Dreaming of Art,

questa settimana il nostro viaggio sarà tra le mie opere, quelle  dedicate alla chirurgia estetica.

L’ Arte è il mezzo  espressivo e comunicativo, che ho scelto, per esprimere la mia  visione del mondo, spingendomi fino all’attenzione al  contemporaneo aspetto  della chirurgia.

Ciò che dipingo parte dallo studio dei grandi classici, dall’ attenzione all’armonia ,al colore ,allo spazio; le opere destinate ad interpretare il mondo della chirurgia estetica mantengono le caratteristiche fondamentali del mio linguaggio artistico: colori forti, sguardi e gesti seducenti, grandi dimensioni pittoriche.

Il tema estetico, mi permette un largo spunto creativo, ma gli aspetti che realmente mi interessano e sui quali mi interrogo  sono quelli psicologici e filosofici inerenti alla “Trasformazione”.

La paura dell’uomo di invecchiare, della morte, la facilità umana alla banalizzazione, cercando in espedienti, come la chirurgia estetica, soluzioni a problemi, ben più profondi, che andrebbero  affrontati diversamente.

Nel nostro percorso di crescita, abbiamo erroneamente imparato ad attivarci verso l’esterno, per la ricerca della felicità; ci votiamo continuamente a qualcosa al di fuori di noi, qualcosa attraverso cui nutrirci per poterci sentire amati e degni di approvazione, tutto questo nel vano tentativo di colmare il vuoto che sentiamo dentro.

Il ricorso al chirurgo estetico é diventato una moda e oggi é mutato in una consuetudine senza distinzione di età e di sesso per un correggere un “difetto” che si avverte come un ostacolo alla propria autostima, all’autorealizzazione e all’accettazione sociale, così come Vitangelo Moscarda in Pirandello.

L’uomo piglia a materia anche se stesso, e si costruisce, sissignori, come una casa. Voi credete di conoscervi se non vi costruite in qualche modo? E ch’io possa conoscervi se non vi costruisco a modo mio? E voi me, se non mi costruite a modo vostro? Possiamo conoscere soltanto quello a cui riusciamo a dar forma. Ma che conoscenza può essere? È forse questa forma la cosa stessa?” (Pirandello – Uno, nessuno e centomila).

La chirurgia estetica, bisogna ricordarlo, non è un placebo e spesso richieste “esasperate” nascondono sintomi incompresi di un disordine dell’umore, dell’immagine corporea o della personalità.

Questa bellezza moderna, ostentata e scintillante, è in molti casi il gelido riflesso di un disturbo psicologico, non meno dell’anoressia e della bulimia, o della depressione; si parla di dismorfismo corporeo o dismorfofobia, è l’ossessione per un difetto fisico che genera un’intensa sofferenza psichica.

Si definisce, in maniera moderna, sindrome di Grimilde, questa neo-patologia che ci vuole “maschere tirate a lucido”, con sopracciglia congelate, ghigni di plastica, volti stirati, eternamente giovani.

Le donne rappresentate nei quadri “ Botox”  sono perfettamente coerenti con questo tempo e questa tematica, sono le donne “comuni”, vittime  di un’inconsapevole e agguerrita mortificazione del proprio corpo e della dilagante diseducazione emotiva.

Donne ossessionate dal chilo di troppo, dalla piega delle palpebre, dalla ruga nasolabiale, dalla taglia 42 che si autosomministrano ogni tortura cosmetica e si abbandonano al bisturi, alla delizia della trasformazione chirurgica, che diventerà la loro croce.

Esse si fanno interpreti dei cambiamenti sociali, anche in termini di canoni di bellezza, trasformandosi in  protagoniste “eterne e malate” ; le labbra sono grandi, rosse così come le unghie, gli occhi incorniciati da lunghe ciglia finte, i capelli  e le bende operatorie diventano  abiti, che coprono  e scoprono  volti e corpi.

Hanno occhi di colore diverso, per sottolineare il cambiamento esteriore, utilizzano per sedurre  il mondo, particolari iper -femminili, fittizi e finti , palesando  la loro sicurezza , indossando maschere di perfezione apparente.

Sono donne che attraverso la ricerca della Bellezza cercano di rivendicare  la loro personalità e celano le proprie paure  sotto “maschere senza segni”.

 “Ingoiate del meccanismo della Trasformazione”, come nel film “La morte ti fa bella” ,divengono caricature umane, armate di strumenti si seduzione “perversa”: siringhe, bisturi, che esibiscono sfacciatamente.

Il colore che fa da sfondo; è forte, brillante, sfaccettato, diventa anch’esso protagonista dinamico, ma vuole essere, al tempo stesso e in tutta l’opera, il simbolo della vita, del pensiero positivo e di fede della mia Arte; le opere “Botox” non vogliono spaventare o  inorridire, ma far riflettere su un tema sociale delicato di cui occorre parlare.

La donne “botox”, esprimono chiaramente il desiderio umano di evolvere, anche rischiando, dimenticando  che il corpo è il mezzo di contatto fra l’Anima e la sua conoscenza, tra una dimensione immateriale ed una materiale.

“Where is the Spirit”, il titolo di una delle mie opere, sottolinea un mondo che si muove inconsapevolmente verso la negazione di sé, la distruzione di sé, l’automutilazione e dove, nonostante tutto, si afferma il contrario.

La chirurgia estetica non è  un  “Party Botox”, altro titolo usato  per un’opera ingombrate e discutibile, titolo che trae spunto da un’abitudine  esplosa tra le teenager americane e non solo, una moda  giunta anche in Europa in cui, al posto del pigiama party tra ragazzine, si svolge un vero party al botulino, ovvero si fa uso della  tossina che blocca l’impulso nervoso ai muscoli, già in giovanissima età.

Credo che l’attenzione verso un esasperato ricorso alla chirurgia estetica, in un’epoca malata e assetata di perfezione come la nostra, bombardata da immagini finte, sia doverosa; la richiesta di canoni e requisiti estetici sempre più innaturali non può che portare alla tragedia finale.

Ricordiamoci, la vera Bellezza  nasce  dall’accettazione di noi stessi ed è complementare alla Conoscenza; essa è, e rimane, questione più divina che umana, l’uomo cerca solo di cogliere ed interpretare ciò che ai suoi occhi la bellezza stessa decide di rivelare.

Vi invito ad andare, come sempre, oltre le prime apparenze, in ogni aspetto della vita, così come di fronte ad un’opera d’Arte.

Vi aspetto con una nuova emozione di Dreaming of Art .

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