Quando si parla di Bon ton è luogo comune associarlo ad un concetto alto locato.
Sfatiamo il mito che il tanto vituperato "manuale" delle buone maniere va ben oltre il sapere quale forchetta accompagnerà la prima entrè, bensi osservare il bon ton equivale a trattare gli altri nel modo in cui vorremo, a nostra volta, essere trattati: con rispetto, cortesia, e riguardo.
Esistono delle regole minime di civiltà applicabili quotidianamente da ognuno di noi, al fine di ottenere una civile convivenza, e creare una base solida di buona educazione. In primis concentrarsi sugli altri e non solo su se stessi; pensare prima di agire e di parlare a vanvera. Rispettare le code aspettando il proprio turno, cedere il passo ed il posto sull' autobus.
Importante è ascoltare quando parlano gli altri, senza sbadigliare ne parlare sopra, senza alzare la voce qualora fossimo in disaccordo, bensì esponendo con calma le nostre ragioni.
Imparare il piacere dell' ordine per una convivenza civile e rispettosa, ma anche per trasmettere un immagine ordinata di noi.
Aiutare sempre chi è in difficoltà , ripsettando chi è diverso, con pazienza e gentilezza. Sorridendo sempre agli altri.
Evitare di incappare in errori del luogo comune, evitando frasi che l' immaginario collettivo ritiene sinonimo di educazione e che contrariamente non lo sono. Tra i più comuni: dire "buon appetito" prima di un pasto e dire "piacere" quando si conosce qualcuno, dire "salute" quando qualcuno starnutisce. Incredibile ma, anche, cedere il passo ad una donna quando si entra in un locale pubblico è da evitare, cosi come riferirsi alla propria moglie come "la mia signora".
Assolutamente no a chiamare il cameriere "garcon", dire "pardon" al posto di "scusi", dire "cin cin" per un brindisi.
Errato dire il cognome prima del nome.
No ad alzare il mignolo mentre si beve il caffè.
Ne eravate a conoscenza?