Cari lettori, benvenuti ad un altro appuntamento cinematografico con la rubrica Lo Sguardo Indiscreto della Settima Arte.
Che voi siate adulti o bambini, c'è un film che non si può proprio fare a meno di guardare.
Privarsene sarebbe un vero peccato.
Il titolo è un po il filo conduttore di tutto il film perchè, avendo un duplice significato, genera una sorta di gioco linguistico: Ratatouille è, infatti, un vocabolo francese che significa ratto ma che evoca, altresì, un buonissimo piatto a base di verdure tipico di Nizza.
Pur trattandosi di un film d'animazione, per la sua creazione è stato svolto un lavoro di ricerca serio e approfondito: proprio come quando dev'essere ideato un film di spessore, i realizzatori hanno vissuto per mesi tra i fornelli delle cucine dei migliori ristoranti francesi per captare regole, ricette, modus operandi, sapori, odori, segreti.
E' un film che, con grande stile, ci fa ritornare alla risata sana, esente da volgarità o banalità presenti, (ahimè!) in altri film di animazione attuali.
Fa tanto ridere ai bambini e, allo stesso tempo, fornisce importanti strumenti di lavoro agli adulti per l'educazione dei propri figli.
La casa di distribuzione Pixar, con questo film, ha davvero superato se stessa.
Ogni singolo fotogramma è intriso di magia. Il ritmo è incalzante e la sceneggiatura impeccabile.
Curioso è che tutta questa meraviglia parta dal paradosso derivante dal fatto che il topino agisce nella cucina di un ristorante,arrivando così al superamento del pregiudizio circa la sporcizia e la paura delle malattie che questo animaletto porta con sé.
Ciò fa si che Ratatouille sia un film molto amato anche dagli animalisti.
I temi trattati e gli spunti di riflessione sono tanti e mai banali: la discriminazione femminile (data la difficoltà dell'unica protagonista di sesso femminile di riuscire ad affermarsi in un mondo prevalentemente maschile come è quello della cucina "d'elite"), la determinazione, l'importanza della famiglia di provenienza, la mercificazione di una certificazione o di un marchio di qualità (quale è quello di Gusteau, svilito per soldi e associato ad alimenti precotti), l’importanza di apprezzare tutto ciò che ci circonda.
In particolare, a questo ultimo aspetto viene dato particolare rilievo.
La pellicola, infatti, parlando di cibo, parla di questo bellissimo mistero che è la vita e, con l'utilizzo sapiente della metafora cibo-vita, insegna l'importanza di essere padroni e consapevoli della nostra esistenza.
Questo capolavoro ci aiuta a comprendere che non dobbiamo ingurgitare distrattamente tutto ciò che dalla vita ci arriva ,bensì dovremmo dapprima osservare, poi gustare ed assaporare lentamente ogni suo singolo aspetto (il mio pensiero va al momento in cui viene riposta l' attenzione al suono del pane croccante).
L'estetica delle cucine, dei ristoranti, della Parigi notturna al bateau-mouche sulla Senna, è ricreata magistralmente al computer, in modo tale che ogni particolare avvolga lo spettatore che, inevitabilmente, si troverà coinvolto in un’esperienza densa di sensibilità e passione.
Niente è inserito forzatamente nella narrazione, non ci sono momenti morti, né personaggi o avvenimenti inutili.
I protagonisti, tutti ben delineati e sfaccettati, rappresentano molto bene le umane debolezze.
Emblematico, in tal senso, il comportamento dell' imbranato Linguini, il quale, quando diventa famoso, perde la testa e rinnega il suo burattinaio di cui capirà l'importanza solo in un momento successivo...
Incredibilmente raffinata, dotta, forbita, ricercata e lucida l'analisi autocritica che Anton Ego fa della sua professione di critico: l'insegnamento che racchiude è degno di una Madeleine di Proust (“...All’improvviso il ricordo è davanti a me. Il gusto era quello del pezzetto di maddalena che a Combray, la domenica mattina, quando andavo a darle il buongiorno in camera sua, zia Leonia mi offriva dopo averlo inzuppato nel suo infuso di tè o di tiglio...."), ma non voglio svelarvi altro...
Apparizioni degne di David Cronenberg, anche se adattate all'animazione, ci portano a riflettere su quanto di spirituale ci sia in ognuno di noi, talvolta senza che ce ne rendiamo nemmeno conto.
Raffinatissima anche la colonna sonora, composta da Michael Giacchino e prodotta dalla Walt Disney.
Oltre all'imperdibile monologo di Ego, che non voglio anticipare neanche in minima parte per farsì che possiate goderne al meglio, una frase che mi è rimasta impressa è la seguente: “c’è più dignità in un'opera d'arte mediocre che in una mia stroncatura, che pur è divertente da scrivere per me e da leggere per voi”.
Ne consiglio la visione a tutti indistintamente e suggerisco ai genitori di assecondare le perle di saggezza che, inevitabilmente, udiranno dai figli: spesso sono proprio loro i veri insegnanti.
Augurandovi una buona visione, vi aspetto al prossimo appuntamento con Lo Sguardo Indiscreto della Settima Arte.