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L'Ultimo Lupo

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Circola un’idea di aggressività abbastanza inquietante nell’Italia di questi ultimi anni. La si sente e la si vede nei media che strutturano la nostra realtà. Sono sufficienti le immagini dei notiziari per captare come questa coincida con la violenza.

 E come i nostri Poteri “insegnano”, l’unica risposta educata e civile per opporvisi è appuntarle un “non” davanti. Ma in questo gioco ci si dimentica (volutamente?) che il reale negativo della violenza è l’azione.

Dai commenti di Facebook, agli schiamazzi nei Talk ciò che si contesta è l’azione. Singolare per un Paese che ha adottato come linea guida per la resurrezione la politica del FARE. E ci si dimentica anche che l’aggressività ha un altro significato.

Ma è altrettanto vero che per ritrovarlo bisogna avere ancora un briciolo di amore per il pensiero e il pensare. Un taoista come Jean Jacques Annaud (non noto stilista ma regista di Sette anni in Tibet, L’orso) cerca di aiutarci con quel che ne rimane del cinema. Difatti, L’ultimo Lupo è un film che conferisce significato universale a quanto si è perduto e acquisito fino ad ora, tramite l’archetipo del lupo.

Aggressività in senso taoista è avere la risolutezza e l’acume del lupo. Questo animale è attento, riflessivo, vigile sull’ambiente che rispetta e, su tutto, fedele alla sua natura interiore. Egli non nuoce più del necessario ed è protettivo nei confronti di ciò che gli è caro.

Comportamenti difficilmente attribuibili all’uomo moderno e postmoderno nel film e nel reale. Il desiderio ha preso il sopravvento e l’ha reso cieco alla volontà del Cielo e della Terra (il Tao) o, in concezione laica, della natura.

Per un capriccio di un uomo civilizzato l’equilibrio della vita nelle praterie incontaminate della Mongolia viene interamente scombussolato e la violenza diventa l’unico status quo, fino alla distruzione totale. Non di tutto, ma solo di chi ha qualcosa da perdere: lupi, nomadi e ambiente. In questo contesto, il prendersi cura di è l’azione che concretizza la speranza ed il futuro nel momento stesso in cui viene compiuta.

Difficile per gli italiani, troppo impegnati a crogiolarsi nel desiderio di essere altro, nell’ineluttabilità fasulla e nell’anteporre un “non” davanti ad ogni cosa. Troppo per chi ha deciso, incoraggiato o meno, ad adorare falsi miti che si mostrano reali. Se solo avessimo il carattere del lupo, state pur certi che qualcosa cambierebbe in altra maniera rispetto a quella corrente. Invece, largo al nulla e alla violenza. Le soluzioni meglio che restino nel cinema. Quello di significato.

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