L’unica e autentica riflessione possibile sulla propria vita avviene nel momento in cui, coraggiosamente, si posa la propria maschera sul tavolo e la si osserva. Comincia così un processo scomodo ma curioso, secondo il quale si scindono realtà e finzione, si proiettano momenti trascorsi, emergono debolezze e fenomeni temporali strani tali per cui si è fermi ma lo spettacolo in cui si è coinvolti continua. Si scoprono molte illusioni e si scoprono attimi di verità i cui conti spesso rimandano al tragico.
Il teatro greco antico ha sempre avuto questo principio, poi quanto il pubblico l’abbia colto certamente non lo so. Ma so che con Mia Madre, Nanni Moretti ha riflettuto molto su questo e intrapreso un’avventura davvero coraggiosa.
Portando avanti due realtà , cinematografica e familiare, il regista di Habemus Papam riporta agli occhi degli italiani e del mondo intero il colico tema del tragico attraverso l’attimo della scomparsa della madre nella propria vita.
Sappiamo quanto la figura della Madre sia chiave nella cultura italiana, sappiamo quanto gli italiani siano avulsi alla tragedia tanto che posso sostenere che questo film sia un duro colpo al momento culturale nel quale stiamo vivendo.
Il dramma a tesi che struttura la maggior parte della scrittura video che intrattiene, istruisce, informa viene letteralmente fatto a pezzi.
Nanni Moretti non permette allo spettatore di abbandonarsi a fantasie di potere, non gli dà soluzioni, non rafforza ciò che già sa, non lo gratifica ma gli concede soltanto di vestire i panni di chi si trova di fronte all’arrivo del lutto per eccellenza. E anche quando questo è avvenuto, i fatti lasciano percepire che qualcosa si è rotto e indietro non si torna. A differenza della norma narrativa, i personaggi (noi?) non sono al di sopra di niente; hanno un’unica facoltà , quella di resistere. Grazie a questa capacità i due protagonisti si contrappongono all’attore interpretato da John Turturro, sempre pieno di sé, goliardico ma fondamentalmente illuso ed incapace di tenere testa alla realtà .
In questa maniera semplice Nanni Moretti ci colpisce al cuore e celebra la verità facendo riscoprire che cosa sia l’accettazione.