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ALIEN E IL MALE CHE E' IN NOI

Quando il sonno della ragione genera mostri.

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 Il controverso filosofo Slavoj Zizek, in un suo provocatorio scritto, "Il cuore perverso del Cristianesimo" (Meltemi editore, Roma, 2006), offre una interessante lettura del celebre "Alien" di Ridley Scott (1979), capolavoro della fantascienza horror, vero e proprio cult movie per gli appassionati del genere.

Alien, il mostro alieno, perfetto predatore, che colonizza il corpo umano dei membri dell'equipaggio dell'astronave, penetrando in esso e dominandolo dall'interno, per poi fare irruzione direttamente dal petto, rappresenta l'equivalente simbolico dell'escrementizio fisico, la parte intima del proprio corpo, quell'interiorità, come nota Lacan, che l'uomo si vergogna di esporre e va rimossa alla vista, a differenza dell'animale che non ha problemi non avendo una "interiorità" come l'essere umano.

Questa parte, simile alla lava vulcanica, provienente dall'interno del corpo, dal suo fondo oscuro, diviene in fondo il simbolo della parte cattiva di noi stessi, quella porzione di male che, sia pure in proporzioni diverse, alberga in ciascuno di noi, pronta a irrompere nelle situazioni adatte, sotto la prepotente spinta di oscure pulsioni, quando il controllo della ragione viene meno.

Alien simboleggia quindi il male, quell'ospite che portiamo dentro di noi, che sale dalle profondità inconsce e esce allo scoperto, nella realtà, trovandoci spesso impreparati, incerti e confusi, quasi increduli della sua ferocia. Le atrocità commesse dai membri dell'ISIS o i recenti fatti di cronaca, come quello del delitto di Roma, inquietante esempio di compiaciuta violenza omicida in cui filmare ed esibire la vittima come un trofeo, ne sono una triste testimonianza. Come nel celebre dipinto di Goya, il sonno della ragione genera mostri.

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