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Il Mentalismo: pillole di un percorso

Che cos'è il mentalismo?

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Ringrazio Andre Settembrino per avermi chiesto di creare questo articolo sul mentalismo; io sono Simone Ravenda e studio quest’arte ormai da circa dieci anni.

Quando si parla di mentalismo si parla dell’unica forma di magia, intesa come disciplina illusoria, che è riuscita a suscitare un interesse mediatico fuori dal comune e che ha fatto parlare di sé in molte occasioni.

Ma andiamo per ordine: che cos’è di preciso il mentalismo?

Come accennato nelle prime righe, il mentalismo è una forma artistica molto particolare; si dice che risalga, in forme molto primitive, addirittura  agli antichi egizi. Grazie allo studio attento e costante di questa disciplina, si possono imparare i meccanismi e gli inganni della percezione (vedasi articolo di Alex Le Fanu) grazie a cui sono possibili prodigi straordinari, quali la lettura del pensiero (telepatia), il controllo mentale, la telecinesi (capacità o presunta capacità di poter muovere oggetti solo con la forza del pensiero) e tutte quelle abilità che vanno oltre il normale e che quindi possono essere catalogate come “paranormali”.

Se il mentalismo è una forma di illusionismo, siamo di fronte a  “trucchi illusori”?

La parola “trucco” l’ho sempre considerata denigrante e sbagliata. Il Mentalismo è Arte e, per quel che mi riguarda, è l’arte più sofisticata ed elevata del mondo della magia. Il Mentalista è un tramite, sempre a mio parere, grazie a cui quest’arte può esprimersi per far capire alle persone che l’essere umano è una macchina perfetta e che siamo capaci di fare cose straordinarie con la buona volontà e con la dedizione, che siamo di più di quanto pensiamo e che non esistono reali limiti se non nelle trappole che ci auto-costruiamo nella nostra immaginazione. Io credo che ogni mentalista debba far passare questo messaggio nei suoi spettacoli; ecco che, così facendo, non importa più se siamo di fronte a un “trucco”, un’illusione, un potere mentale o una tecnica di comunicazione, l’importante è il messaggio.

La parola “mentalista” è stata coniata solo di recente, attorno agli inizi del XX secolo, prima infatti non si era di fronte ad un “artista”, ma ad un “medium”. La percezione del pubblico era ben diversa a quei tempi: il pubblico osservava i prodigi di un medium (o presunto tale) senza obbiettare se questo possedesse o meno dei poteri reali.

Lo sviluppo del mentalismo da allora in poi ebbe parecchi risvolti e sfaccettature fino ad arrivare a come lo conosciamo noi oggi.

In questo percorso non si può non citare la coppia più famosa del mentalismo: i Piddington”. Questa coppia, formata da Sidney e Lesley Piddington, era in grado di trasmettere
messaggi telepatici a distanza in diretta radio: uno dei due coniugi era in studio e doveva trasmettere telepaticamente un messaggio scritto da uno degli autori del programma radiofonico all’altro coniuge che si trovava a migliaia di chilometri di distanza. È celebre l’esperimento dove Sidney mandò telepaticamente un messaggio dalla sede della BBC a Londra mentre la moglie era chiusa e sorvegliata dentro una campana subacquea.                                                                                                                                                        
Proseguendo negli anni, furono molti i “fenomeni del Momento” che si guadagnarono notorietà grazie alle loro doti che, reali o irreali, non importava in quanto portavano moltissima visibilità e un guadagno estremamente alto.

Impossibile non citare il sovrano dei “paranormalist” del passato: Uri Geller. Uri è stato sicuramente il più amato, il più odiato, il più criticato e il più attaccato “mentalista” del passato, metto fra virgolette la parola mentalista in quanto all’epoca lui stesso non si definì mai tale: solo oggi giorno, infatti, ha cominciato ad usare questo nome per etichettarsi, probabilmente in quanto il mentalismo sta diventando (ahimè) una moda e per motivi di pubblicità anche lui ora usa questo termine.

Per coloro che non conoscessero Geller, fu una vera e propria Psychic Star  negli anni 70-80 con il suo presunto potere di piegare con la sola forza del suo
pensiero oggetti metallici come cucchiai, forchette e chiavi di casa prese in prestito dal suo pubblico. Oltre a questi esperimenti era solito fare test di telepatia in cui un soggetto faceva un disegno che veniva poi sigillato in una busta chiusa e Geller tramite i suoi “poteri” riusciva a duplicare quel disegno senza guardarlo.

Geller fu sicuramente il più studiato e il più criticato in quanto in molti non credevano a ciò che diceva; ancora oggi c’è chi lo stima e lo appoggia e chi invece fornisce prove che fosse un impostore. Ciò che importa alla fine è che, anche grazie al fratello che gli faceva da manager e che era il lato commerciale del personaggio, Uri Geller è riuscito a raggiungere una fama e una ricchezza che ancora oggi lo porta in tutto il mondo con i suoi programmi televisivi e le sue apparizioni.

Ma se il mentalismo riguarda questi aspetti della mente umana legati per lo più alla parapsicologia, perché oggi giorno vediamo i mentalisti stessi che si distaccano da questo mondo per un approccio più psicologico e legato ad aspetti  del mondo della comunicazione? Il mentalismo, come tutte le arti, si evolve di continuo e, trattandosi di un’arte a strettissimo contatto con il pubblico, deve adattarsi alle esigenze di quest’ ultimo. Il primo a creare questo legame tra mentalismo e comunicazione fu Chan Canasta, mentalista polacco diventato estremamente famoso tra gli anni ’50 e gli anni ’70.

Se Canasta fu il primo, il più famoso e colui che trasformò il mentalismo da qualcosa di mistico e paranormale a qualcosa di più plausibile e tecnico fu sicuramente Derren Brown, genio inglese che con i suoi programmi TV e i suoi show teatrali ha ricreato il mentalismo rendendolo quello a cui
molti al giorno d’oggi continuano a ispirarsi.

Non siamo quindi più di fronte a “stregoni” o “guru” o figure mistiche e con poteri sovraumani, ma davanti a persone che fanno uso di sofisticate tecniche psicologiche e di comunicazione. Per alcuni questi approcci sono validi e più realistici per un pubblico smaliziato come quello moderno, per altri invece distruggono il mentalismo (ho usato proprio le parole dette da uno dei più importanti mentalisti al mondo durante una sua intervista) perché rendono quest’arte sopraffina qualcosa di plausibile alla mente delle persone, creando poi un business legato al fatto che molte persone investono su tecniche di comunicazione, comunque utili ed estremamente interessanti, con aspettative traviate e che ovviamente non verranno soddisfatte appieno.

Personalmente ritengo questo approccio molto interessante e affascinante; sta di fatto che è innegabile che il mentalismo sia, come detto precedentemente, l’unica forma di magia che davvero colpisce e viene presa seriamente da un pubblico adulto. Questo succede perché il sottile confine tra illusione e tecnica reale è reso quanto più sottile possibile dal performer, in modo tale da far vivere una percezione alterata della realtà al pubblico, che non sa quando sta assistendo a un inganno e quando invece è di fronte a un prodigio della mente. Per non parlare poi del fatto che il mentalismo è l’unica arte dove il performer mostra delle abilità che chiunque ha sempre sognato: leggere nella mente della gente e influenzarne il comportamento, per esempio. Chi non vorrebbe saperlo fare per capire quando qualcuno sta mentendo? Per scopi utili a fini sociali, ma anche per scopi banalmente più umani, come sapere cosa pensa davvero la gente di noi: è questa la chiave che rende questa particolare disciplina così affascinante e così interessante.

In definitiva: il mentalismo è reale? È illusione? È potere della mente? È potere delle parole?

Risponderò a questa domanda con una frase del maestro Max Maven:

“Qualora crediate che tutto ciò che faccio sia frutto di potere della mente o potere sovrannaturale vi sbagliate, qualora crediate che tutto ciò che faccio è frutto di giochi di prestigio prefabbricati ancora vi sbagliate, perché? Perché ciò che faccio è qualcosa che sta nel mezzo”

e con questo, buon mentalismo a tutti.

Simone Ravenda

www.mindsigil.com

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