BIOGRAFIA
Eliana Gramaglia, nata a Napoli Il 16/01/1960. Residente a CASALGRANDE (RE)
PRESENTAZIONE
Caro Lettore,
" Il tesoro la perla la rete" è il diario di un cammino di conversione, svoltosi durante un periodo di venticinque anni. La protagonista rivive a ritroso tutto il percorso che l’ha condotta fino alla scoperta del meraviglioso “segreto di DIO.” In tutto il susseguirsi delle vicende, si narra passo dopo passo, il cammino che la trascina verso il male, fino al giorno della chiamata di DIO, che la esorta al cambiamento radicale del suo modo di vivere.
Da quel momento la strada è sempre in salita, illuminata da una piccola luce che diventa sempre più chiara; la mente viene arricchita da conoscenze ed intuizioni che la portano ad avere una visione più globale del suo vissuto. Durante lo svolgersi degli episodi, si racconta l’inganno del male, l’errore umano e le modalità per difendersi, fino ad arrivare alla consapevolezza di quelli che sono i regali di DIO a favore dell’uomo.
In un crescendo di conoscenze ed intime rivelazioni, si racconta di come l’amore divino trasformi, purifichi e santifichi anche le volontà più ostinate, di come le scale di valori si ribaltino e la mente umana aperta alle realtà divine, riesca a comprendere meglio anche le vicende umane.
BUONA LETTURA..
IL TESORO LA PERLA LA RETE
Le realtà soprannaturali
I primi ricordi
Ho visto la luce nel 1960 in una grande metropoli del sud dell’Italia; mio padre era originario di un paesino limitrofo; un posto tranquillo, dove da bambini ci recavamo ogni tanto per far visita al nonno rimasto vedovo in giovane età. Un ricordo molto nitido che ho di quella casa, è un vecchio quadro di San Giorgio patrono del paese, appeso nella grande camera da letto dei nonni; la tela raffigurava il santo a cavallo nell’atto di uccidere il drago con la sua lancia. Ricordo che mentre i “grandi” parlavano tra di loro, io restavo per ore a guardare quel ritratto come affascinata; davanti ai miei occhi apparivano tanti cavalieri, pronti a sfidare i più terribili draghi per difendere la bella principessa e portarla in salvo su un cavallo bianco. San Giorgio era un santo anomalo nella mia fantasia di bambina, poiché non era raffigurato in preghiera, ma in azione, un santo molto attivo insomma, che inconsapevolmente, mi dava le prime sensazioni delle realtà soprannaturali con le quali nel corso degli anni a venire mi sarei confrontata.
Fu in quella casa che conobbi zia Cristina, la sorella di mio padre: una donna meravigliosa che aveva contratto la poliomielite all’età di due anni, e d’allora aveva trascorso tutta la sua vita su una sedia a rotelle; eppure un animo così gioioso, ed un sorriso così sereno li ho rivisti raramente nella mia vita. Quando la incontravamo nella vecchia casa che l’aveva vista bambina insieme a mio padre, i miei fratelli l’abbracciavano con la più assoluta naturalezza mentre io me ne stavo rannicchiata in un angolino; non volevo avvicinarmi a lei, avevo paura della sua carrozzella; nella mia ingenuità di bimba, non riuscivo a capire perché fosse costretta a vivere in quel modo; istintivamente rifiutavo la sofferenza e la diversità, mettendo in moto quel meccanismo che è insito nell’essere umano: la volontà di proteggersi da tutto ciò che lo fa soffrire, rifugiandosi nell’egoismo e nel ripiegamento su se stesso.
Nonostante la mia riluttanza a volermi avvicinare, il suo sguardo più dolce era comunque per me, e proprio a me qualche anno dopo, la zia Cristina avrebbe fatto il regalo più bello. Succedono avvenimenti nella vita di ognuno di noi che diventano determinanti, anche se durano solo un attimo, il tempo di uno sguardo o di una parola; a volte il corso di un intera esistenza, può cambiare in modo radicale solo in conseguenza di poche parole, dette quando la persona è in grado di recepirne tutto il reale significato, questo successe a me, grazie ad alcune parole di zia Cristina che mi arrivarono nel momento in cui ne avevo più bisogno, come un immenso dono che il Signore mi mandava attraverso di lei. Tantissime volte DIO mi ha dato modo di ascoltare la sua voce attraverso le persone che ha usato per parlarmi, mi ha fatto intravedere le tracce della sua vicinanza con le orme che ha disseminato sulla mia strada, e soprattutto mi ha dato modo di riconoscere gli angeli custodi, che sotto forma umana mi ha affiancato lungo il cammino. Lui è sempre stato al mio fianco come fa con ogni anima, ma allora non potevo immaginarlo; ero solo una bambina che si godeva la sua infanzia.
L’infanzia tra religione e superstizione
Alla fine dell’inverno passato in città a studiare, io ed i miei fratelli, trascorrevamo le vacanze estive che allora duravano tutto il tempo della chiusura delle scuole, a casa della nonna materna, in un paesino del Salernitano. Era la metà degli anni sessanta, e l’Italia era in pieno boom economico con la rivoluzione industriale, ma in quel posto nessuno sembrava accorgersene, era gente contadina, legata alle radici della propria terra e alle sue forti tradizioni. Tra religione e superstizione, ho vissuto la mia infanzia tra il sacro ed il profano; ho conosciuto fattucchiere che compivano i loro riti magici con la più assoluta meticolosità, ed ho assistito a delle feste popolari che con il pretesto della devozione, trascendevano in un vero fanatismo religioso.
Ho visto gente che pregava i santi per chiedere una grazia, e allo stesso modo interpellava gli illuminati per avere l’opportunità di conoscere i numeri da giocare al lotto. Nella mentalità popolare si mischiava la sacralità dei simboli religiosi, con l’ostentazione pagana degli oggetti portafortuna, in un misto di fede e superstizione, ma la cosa più accattivante che ricordo di quegli anni, erano le storie che raccontavano gli anziani del paese; storie di miracoli eclatanti, di fantasmi che abitavano le case, e di anime in pena che ritornavano per chiedere di completare per loro qualcosa che avevano lasciato in sospeso su questa terra; si apriva così una parentesi sullo spiritismo, cercando di comunicare con le anime dei defunti attraverso piattini parlanti e tavolini a tre gambe.
I riti magici
A quei tempi, religione, superstizione e tradizione, erano così intrecciate tra loro che era impossibile distinguerle; le donne nascoste sotto i veli neri, che la domenica sgranavano i rosari in chiesa, erano le stesse che correvano a farsi togliere il malocchio dalla fattucchiera del paese; di solito era una donna anziana, che preparato un piatto ricolmo d’acqua, vi lasciava cadere dentro alcune gocce d’olio; a misura di quanto l’olio si allargava nell’acqua, si aveva la dimensione di quanto fosse grave il malocchio. Questo metodo si usava per curare il mal di testa dovuto appunto ad una carica di energia negativa accumulata, oppure per neutralizzare la cattiva sorte, in qualche modo causata dall’invidia della gente, che guardava alle fortune altrui con occhio cattivo: da qui il termine “malocchio.”
Il rito era eseguito pronunciando parole misteriose ed incomprensibili, che ancora oggi vengono tramandate di generazione in generazione, da madri a figlie o dalle nonne alle nipoti nella notte di Natale. L’origine di quelle parole è malefica e si perde nella notte dei tempi; è probabile che all’inizio della catena ci sia un mago o un santone che le abbia ricevute direttamente da satana, il quale, con il suggerimento delle cosiddette parole magiche, non fa altro che scimmiottare le preghiere che servono per comunicare e mettersi in relazione con il mondo del Divino costituito da: DIO e la Vergine, San Giuseppe con i santi e gli angeli, che insieme ai beati formano “la corte celeste.”
I rituali magici mettono in comunicazione con il mondo dei demoni: le creature spirituali che in origine furono create angeli, ma in seguito alla loro ribellione a DIO, furono cacciati dal paradiso insieme a satana diventato il loro capo. I demoni hanno il solo scopo di insinuarsi nella quotidianità delle persone per distruggere ogni aspetto della loro vita, e per fare questo, si servono della propensione di ricorrere alla superstizione; che per loro è il mezzo per interagire in modo assolutamente negativo con il mondo che noi definiamo naturale, quello composto dalle creature terrene. La conseguenza è che le ritualità magiche compiute con lo scopo di eliminare la negatività, in realtà causano dei danni molto più gravi, poiché è proprio attraverso i cosiddetti “riti” che si creano i presupposti per cui l’azione devastante del demonio, ha la libertà di agire nel corso degli anni, creando dei veri e propri disastri difficilmente ricollegabili ai riti stessi, dal momento che un demone può manifestare la sua influenza nefasta anche dopo molti anni o molte generazioni.
Per poter esercitare l’arte magica, il mago o santone in questione, si serve dei poteri che satana stesso gli conferisce attraverso una particolare cerimonia di iniziazione. I maghi che comunicano direttamente col demonio, diventano dei capostipiti che nel corso di generazioni, tramandano i loro poteri a tanti altri cosiddetti maghi e fattucchiere, proprio attraverso parole e gesti rituali. I poteri sono molteplici, e vanno dalla capacità di prevedere il futuro, alla capacità di conoscere fatti che si svolgono a distanza, (preveggenza e veggenza), fino alla capacità di nuocere ad un proprio simile attraverso le cosiddette “fatture:” dei malefici messi in atto per la distruzione della vita delle persone. In cambio di questi poteri, e alla promessa d’onore, ricchezza e fama, il mago offre a volte consapevolmente, a volte in- consapevolmente, prima di tutto se stesso, creando così una dipendenza da satana equivalente ad una maledizione totale, poi offre i suoi familiari e le persone a lui vicino, e di conseguenza tutti quelli che nel corso degli anni faranno ricorso alle sue arti magiche.
Questo meccanismo, spiega perché chi fa ricorso agli operatori dell’occulto, rimane a sua insaputa invischiato con il demonio, poiché magia e occultismo sono la stessa cosa ed hanno un unico fondamento: è l’operato nascosto di satana. Se non si ha un’ esatta consapevolezza di questo, il rischio è altissimo come si può ben immaginare. Le persone infatti che si servono di questi specialisti, non si rendono conto di cadere nel peccato più comune; quello della superstizione, che come ogni peccato da al diavolo il diritto alla ritorsione. Senza la coscienza del peccato, non si ricorre alla confessione (il ricorso alla confessione è il metodo più efficace per neutralizzare l’azione di satana) per cui si rimane soggiogati dal male senza saperlo.
Tutto si gioca sull’ignoranza del male stesso, che da sempre è la più grande alleata di satana e suoi demoni. Usando la superstizione, che altro non è che la versione ne- gativa della religione, il demonio, attraverso gli occultisti: cartomanti, astrologhi, fattucchiere, maghi, spiritisti, ecc.. ha l’opportunità di esercitare la sua influenza malevola sulle persone che ricorrono a queste pratiche, diventando lui stesso un male che può rimanere celato per moltissimo tempo, fino ad esplodere come un cancro maligno, pronto a distruggere ogni aspetto della vita dell’individuo.
L’influenza diabolica può insinuarsi nel lavoro e negli affari, tanto da creare una sorta di maledizione per cui ogni sforzo lavorativo sarà destinato al fallimento. Colpisce la salute sia nel fisico che nella psiche, creando stati più o meno gravi di depressione, fino a delle vere e proprie psicosi, con allucinazioni e manie suicide. S’insinua negli affetti, portando discordia nelle famiglie e mettendo le persone l’una contro l’altra; divide coniugi e fidanzati, mette in contrasto genitori e figli, fino a delle situazioni di vere faide familiari. Tutto questo nel modo più subdolo, poiché difficilmente si associa la sua malefica azione alla superstizione, che rimane per chi non crede solo frutto d’ignoranza popolare, e per chi crede solo una serie di ritualità atte a propiziarsi la buona sorte e ad esorcizzare il malaugurio. La superstizione è uno dei peccati meno considerati, ed è per questo motivo che diventa un terreno molto fertile per il diavolo, che proprio con i peccati meno evidenti riesce a creare i danni maggiori, poiché si insinua nella quotidianità delle persone a loro insaputa.
Se questo tipo di ritualità esige una persona esperta del ramo, (il mago o la fattucchiera) alcuni riti si possono eseguire con il metodo fai da te, e vengono effettuati in occasione di alcune feste religiose, per confondere ulteriormente la linea netta tra il bene e il male, costituendo così un biglietto di invito per satana che, quando non può servirsi dei suoi operatori, sfrutta le inclinazioni peggiori dell’essere umano, tra cui la mania di ostentazione: l’aspetto sottovalutato della superbia; il peccato satanico per eccellenza! Nei primi anni sessanta, le ragazze che avevano superato i vent’anni, non venivano considerate single, ma zitelle quasi senza speranza.
Nel piccolo paese in provincia di Salerno dove è nata mia madre, alcuni anni fa vi era un’usanza nella notte di San Giovanni Battista, per cui le ragazze da marito eseguivano uno speciale rituale per sapere che mestiere avrebbe fatto l’ipotetico sposo assegnatogli dalla sorte. Versando in un secchio di acqua fredda una tazzina di piombo precedentemente sciolto sul fuoco, si cercava di interpretare la forma che assumeva la sostanza solidificata al contatto con l’acqua; da quella forma si poteva dedurre quale era il mestiere che avrebbe esercitato il futuro consorte. Il piombo poteva assumere la forma di una penna o di un libro, ipotizzando un mestiere nobile come un avvocato o un notaio, oppure prendeva le sembianze di un martello o di un attrezzo agricolo, come simbolo di un lavoro manuale più umile.
Da queste ipotesi, si poteva dare sfogo al desiderio di ostentazione insito nell’animo umano; quel desiderio di creare di se un immagine di superiorità e di importanza; così le ragazze, quanto le loro madri, potevano vantarsi di qualcosa di inesistente nella realtà, ma di assolutamente reale nel loro immaginario, senza avere alcuna consapevolezza di essere strumenti del male, convinte al contrario, di avere l’approvazione e la protezione del santo in questione. Tutto questo all’apparenza poteva sembrare un rito innocente, ma nella sostanza era un atto divinatorio aggravato dal desiderio di suscitare invidia, il quale fondeva la devozione per la figura del santo, con la superstizione suggerita dal maligno; questa fusione tra religiosità e superstizione portava solo guai futuri sotto forma di litigi, proprio in quella famiglia che esisteva solo nella proiezione, ma che era già indicibilmente segnata dalle infestazioni del male, quasi come un corredo di maledizioni che il diavolo assegnava alla futura sposa.
Da quell’inconsapevole atto di superbia nel volere ostentare superiorità, satana ne traeva spunto per mortificare ogni aspetto di armonia della vita familiare e sociale. La mania di ostentare un’immagine falsata di se, è la seduzione più popolare del demonio, che la usa alfine di convincere l’uomo a vivere per la propria apparenza e non per la propria essenza. L’ostentazione, è la struttura su cui il male costruisce il suo castello di menzogne. Come più volte verrà messo in evidenza durante il racconto, il demonio ha questa particolarità: prolifica nelle inclinazioni negative della creatura umana, come un batterio prolifica nell’infezione per conclamarsi nella malattia; satana è il male dell’anima per eccellenza, come DIO è il medico per eccellenza, capace di fornirci tutte le medicine di cui abbiamo bisogno per rimetterci in salute.
Per le giovani donne che al contrario avevano già individuato l’oggetto dei loro desideri, un metodo molto usato per indurre l’innamoramento, era quello di far bere inconsapevolmente al giovane in questione, un caffè corretto con alcune gocce del proprio sangue mestruale; oltre al naturale senso di disgusto, c’è la presa di coscienza di un vero atto di violenza nei confronti della persona, non è certo con l’imbroglio che si può carpire l’affetto altrui. Le ragazze che eseguivano questo rito, eseguivano inconsa- pevolmente un vero atto di magia: (la cosiddetta magia rossa o magia sessuale) che si serve dei filtri d’amore per legare sentimentalmente due persone, e per quanto possano sembrare storie d’altri tempi, la magia rossa è ancora quella più richiesta dalle persone che si rivolgono ai maghi moderni.
La divinazione in tutte le sue forme, così come la magia nelle sue molteplici ritualità, sono per satana un ottimo pretesto per esercitare la sua influenza sugli uomini espandendo le sue spore malefiche; poiché la dove c’è volontà di divinazione o di coercizione nei confronti del prossimo, vuol dire che c’è la volontà di controllare gli eventi, e soprattutto c’è la presunzione di poter manipolare le persone a proprio piacimento. Tutto questo è un inequivocabile segno di superbia umana, e dove c’è la superbia, il diavolo c’è sempre.
Dietro ogni ritualità e dietro ogni superstizione, in realtà c’è l’azione subdola ed istigatrice del demonio, il quale approfitta dell’incredulità dell’uomo ad ammettere la sua esistenza giustificandola con l’ignoranza; in realtà l’unica ignoranza a cui aspira satana è l’ignoranza di se; non vuole che ci si renda conto della sua presenza nella vita quotidiana per poter agire indisturbato, sfruttando le due maggiori inclinazioni negative dell’uomo: la volontà di potenza e l’istinto di dominio celate nell'ostentazione.
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IL TESORO LA PERLA LA RETE " La concretezza di Dio " di Eliana Gramaglia - Monetti Ragusa Editori -
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Caro Lettore,
arrivederci al prossimo appuntamento letterario.