23:58
“Quella troia … se la trovo la ammazzo!”, gli venne di getto e gli fece subito male, come un dardo inaspettatamente scoccato alla bocca dello stomaco. A distanza ravvicinata. Poi si rese conto che la rabbia e la frase, erano state indirizzate contro Doriana che sembrava voler nascondergli la verità. Chissà poi quale. Perché? Qualcosa stava convincendo Leo della complicità delle due donne. La risposta di Doriana giunse come una frustata. Secca e perentoria: “Leo tu sei impazzito … lasciala perdere!” e interruppe la comunicazione, divincolandosi da quella scomoda situazione. A questo punto ne era sicuro, Doriana sapeva e lui non avrebbe potuto contare sulla sua collaborazione. Mi fai pena! fu il suo ultimo pensiero nei confronti della donna.
A questo punto pensò che solo Zeno avrebbe potuto aiutarlo. Si diresse verso lo studio, in Corso Mazzini nel centro storico della città, ma non voleva farsi vedere in quello stato dai suoi giovani collaboratori. Parcheggiò nei pressi, con l'intenzione di farsi raggiungere dall'amico e lo chiamò al telefono. Rispose Mario “Ciao Leo … no, veramente è da lunedì che Zeno non si vede e non si sente. Credevo che all'ultimo momento avesse deciso di venire negli Emirati con te. Volevo dirti che hanno chiamato da Bologna, l'architetto ... ok, ho capito. Ciao Leo”.
In quel momento non gli importava niente di chi lo avesse cercato, degli arabi, degli scafi da progettare, del lavoro. Sentiva che tutto gli stava crollando addosso, senza alcuna possibilità di reagire. Passò davanti a casa di Zeno. Era da circa un mese che non ci si recava. Le finestre erano aperte e all'interno c'era un movimento inusuale. Il socio non gli aveva parlato né di lavori né di altro. Fermò l'auto e scese. Vide persone che non conosceva, un uomo e una donna giovani e tre uomini in tuta. Sembravano operai. Chiese informazioni e molto gentilmente, i due ragazzi risposero con euforica soddisfazione “Da lunedì siamo i nuovi proprietari, è la nostra casa … fra un mese ci sposiamo! Tu sei un vicino?” Leo non udì le ultime parole, a malapena riuscì a raggiungere l'auto e a sedersi.
Tutto cominciò a ruotare intorno a lui, come i sedili di una giostra impazzita. Non poteva crederci che questo stava accadendo proprio a lui. Enrica e Zeno scappati insieme! Ed Elisa? E lui non si era mai accorto di niente. Come poteva essere possibile? No, non poteva crederci. Sia Enrica che Zeno avevano sempre mantenuto un comportamento insospettabile. A volte sembravano persino ignorarsi. Mille domande, ora, riecheggiavano nella sua mente “Da quanto tempo? Ma perché? Ed Elisa … ora che ne sarà di Elisa, della sua serenità? Avrei voluto darle una vita normale, avrei voluto vederla crescere allegra, felice … avrei voluto precedere il suo cammino e spalancare tutte le porte, avrei voluto far sgorgare sorgenti di felicità e inventare, per lei, continenti d'amore … . e adesso?” Riaprì gli occhi dopo un tempo imprecisato.
Guardò ancora una volta verso la casa di Zeno, come a cercare conferma: era tutto vero. I futuri sposi erano felici, si stavano baciando stretti in un abbraccio intenso, e si guardavano negli occhi luminosi e radiosi. Era un film già visto. Felicemente vissuto anni prima da interprete principale, il cui finale, ora, vedeva condannato al rogo Amore, dopo essere stato imprigionato e torturato a sangue da Viltà e Tradimento.
Ripartì diretto a casa. Mentre saliva i gradini verso il portone d'ingresso, si sentì chiamare dal giovane postino che gli consegnò una lettera. La prese distrattamente, entrò e stava per lasciarla cadere sul pavimento, quando riconobbe la calligrafia di Enrica. Il timbro postale gli raccontava che era stata spedita dall'Ufficio di Ancona Centrale, lunedì … quel maledetto lunedì! Le mani presero a tremargli ed ebbe qualche difficoltà ad aprirla. La lesse.
"In questo momento mi starai odiando, e hai ragione. Ma voglio che tu sappia che ti ho amato veramente molto, sin dal nostro primo bacio. Ho trascorso, grazie a te, momenti meravigliosi, in tutti i sensi, ed Elisa ne è la testimonianza. Non so che cosa mi sia successo. Forse la quotidianità, le eccessive certezze che hanno reso monotono il rapporto, mi hanno spinto alla ricerca di adrenalina, emozioni forti. Ed è stato così che è iniziata, un po' per gioco, un po' per sfida, la storia con Zeno. Il rischio che il vederci e incontrarci a ore e in luoghi insoliti comportava, è diventata una droga e poi passione. Ci siamo accorti di essere troppo uguali: questa vita così bella, fin troppo normale … è banale. Va stretta a entrambi. Siamo due maledetti e abbiamo deciso di andarcene via, lontano migliaia di chilometri da Ancona, nella consapevolezza di commettere una cattiveria, un'ingiustizia nei confronti tuoi e di nostra figlia. Lei è piccola e le basterà poco per dimenticarsi di te, di tutto. Sono consapevole che, invece, tu soffrirai per la lontananza da Elisa ma con il tempo ti ci abituerai. Sei sempre stato il più forte, quello dal carattere deciso e risoluto. Forse sto commettendo uno sbaglio, non dovrei portare Elisa con me. Spero almeno di non fallire come madre. Non chiedo il tuo perdono. Addio"
Caro Lettore,
la lettera di Enrica, ha colto impreparato anche te?
In questo momento la disperazione di Leo, è davvero immensa, il dolore gli è penetrato dentro, come la lama di un coltello. La vita lo sappiamo, è davvero imprevedibile. Ora, dovrà affrontare la separazione dalla moglie Enrica, che è fuggita con l'amante Zeno, (amico fraterno di Leo...), dalla figlioletta Elisa, di appena tre anni.
Come affronterà questo cambiamento? Riuscirà a reggere questo dolore?
Il destino scocca alle 23:58 di un martedì, l'orario scolpito dal titolo del libro. E' a quest'ora che la vita di Leo, cambierà per sempre...
Arrivederci, al prossimo appuntamento