23:58
Lasciò cadere tutto. Anche se stesso. Lo sguardo perso nel vuoto. Si sentiva morire. Tradito dalle persone in cui aveva da sempre riposto tutta la sua fiducia, a cui aveva dato tutto il suo amore. Quello di un uomo verso la propria compagna di vita, con cui aveva condiviso i momenti più importanti, a cui aveva donato sé stesso, i propri ideali, sogni e speranze. Con la quale aveva cercato e trovato Elisa, la materializzazione del loro amore, della loro unione che sembrava perfetta, da tutti ammirati per l'intesa e la complicità che trapelavano dai loro sguardi. E non solo. L'amore tipico di un'amicizia profonda, nata sin dai tempi delle elementari. Leo e Zeno.
Si era visto da subito che avevano una marcia in più rispetto agli altri bambini, per la loro acuta e vivace curiosità di scoprire il mondo e i suoi segreti, la loro creatività. Erano cresciuti fianco a fianco, condiviso viaggi, esperienze di vita, gli studi classici, prima, architettura a Firenze poi. Subito dopo la laurea, lo studio aperto in società. Avevano voglia di cominciare, di creare, vedere realizzati i loro progetti, sia tecnici che di vita. Rendersi indipendenti e affermarsi.
Erano partiti da un locale seminterrato di una palazzina, utilizzato fino al momento del loro insediamento come garage dal padre di Leo, che aveva ceduto all'insistenza dei due e concesso l'uso a costo zero, intenerito dall'entusiasmo di quei due giovanotti che si agitavano e fremevano come due criceti che corrono nella ruota, credendo di percorrere chissà quanta strada, chiusi nella loro gabbia.Tant'è vero che li aveva soprannominati CIP e CIOP. E ne ridevano.
Divertiti ed entusiasti del primo traguardo raggiunto, che sarebbe stato il loro punto di partenza. Si erano affermati, grazie anche alla grande forza di volontà di Leo che, dei due, era il più coriaceo, il più riflessivo.In una: la mente. Zeno, invece, indiscutibilmente il braccio. Dal senso pratico e sbrigativo. Insieme si compensavano. Il mix dei rispettivi pregi e difetti era una miscela perfetta, esplosione di fresca e geniale, ma concreta, fantasia: la chiave del successo delle loro proposte progettuali!
Passarono alcuni giorni, prima che riuscisse a riordinare un po' le idee. Il telefono aveva suonato insistentemente e così il citofono. Ma lui non aveva sentito nulla, non aveva avuto la forza di sentire nulla. Decise di passare in studio. Doveva farlo per quei ragazzi, anche se la voglia di mollare tutto, mandare tutto all'aria era fortissima. Venne accolto con affetto e calore.
Leo rappresentava per loro, più che il datore di lavoro, una sorta di fratello maggiore. Era sempre pronto ad ascoltarli e a dissipare i loro dubbi, le naturali incertezze della gioventù.Nonostante i suoi 35 anni, Leo era dotato di un certo carisma e quei ragazzi lo ammiravano. E poi, nel suo lavoro era considerato un genio e non era avaro di insegnamenti e suggerimenti con i suoi ragazzi. Di questo gliene erano grati.
Dopo aver fatto il punto della situazione e riorganizzato gli appuntamenti, Mario chiamò in disparte Leo, e gli comunicò che lo avevano cercato il suocero, che aveva un'aria particolarmente affranta, e i carabinieri per comunicazioni importanti. Erano stati anche a casa, ma non lo avevano trovato. Annuì ringraziandolo e uscì. Arrivò a casa dei suoceri. Gente semplice, discreta, brave persone a cui Leo era affezionato. Lo avevano visto ragazzo, diventare uomo poi padre.
Gli aprì la porta il fratello di Enrica, il viso segnato dal dolore. Abbracciò Leo e ruppe in un pianto disperato. Leo capì che il dramma finale lo stava per investire. Singhiozzando, gli comunicò che in un paese della Francia, l'auto condotta da Zeno la notte di martedì alle ore 23:58, il giorno dopo essere partiti da Ancona, era stata investita da un treno a un passaggio a livello. Le sbarre non si erano abbassate a causa di un guasto. Nessuno .. nessuno .. nessuno .. nessuno .. nessuno, riecheggiava nella testa di Leo che non riusciva a sentire, a decifrare le successive parole: “Nessuno ... è sopravvissuto all'urto”.
Sarebbero decollati da Parigi alla volta del Sud America, dove Zeno aveva già provveduto ad aprire un conto corrente in cui aveva versato anche somme sottratte alla società. Il macigno staccatosi dal cielo più nero che si fosse mai visto, era piombato rovinosamente addosso a Leo che, ora, si trovava schiacciato contro il buio dell'inferno. E dalle 23:58 di quel maledetto giorno, privato dell'anima.
Il funerale fu straziante. Leo, accanto alla piccola bara bianca di Elisa, piegato su stesso, piangeva in silenzio il dolore di padre al quale era stata due volte strappata la figlia, contro il quale il destino si era accanito con inaudita ferocia e perversione come se, consapevole che Leo avrebbe fatto l'impossibile per riprendersi Elisa, avesse voluto recidergli anche quest'ultima possibilità. Quest'ultima speranza di vita.
Caro Lettore,
Leo è un padre a cui è stata strappata la figlia due volte. E' straziato nel profondo dell'anima. Il suo unico desiderio è quello di lasciare tutto e tutti, di scappare via d'Ancona. Vive diversi mesi come un vagabondo, accompagnato solo da due pensieri.
La figlia che non c'è più e il desiderio di farla finita. Ma una notte in Maremma, difronte a un dirupo capisce che deve farsi forza, proprio per sua figlia Elisa, lei non avrebbe mai voluto la morte di suo padre.
E così ricomincia a vivere.
Troverà un nuovo lavoro, nuove amicizie, nuovi amori.
Il libro si legge "tutto d' un fiato", scorre veloce e piacevolmente. La storia è così ben narrata, che puoi benissimo immaginare ad occhi aperti i bellissimi luoghi e i paesaggi della Maremma, Bologna, Ancona, Milano e le Alpi.
Sono toccanti le sue relazioni personali, il suo legame speciale con la sua Elisa.
Lezioni di vita, che probabilmente rimarranno impresse nel tuo cuore. Libro consigliato per la sua vicenda dolcemente coinvolgente.
(Raffaella Lamastra)
23:58 di Marco Morena ( Edizioni Comunication Project ) www.comunicationproject.it
Arrivederci al prossimo appuntamento letterario.