BIOGRAFIA
Salvatore Monetti, nato a Montecorvino Rovella (SA) nel 1960, è diacono permanente dal 2004 nella diocesi di Salerno - Campagna - Acerno (SA). Ha conseguito la Laurea in Scienze Religiose presso l'I.S.S.R. di Salerno e il Diploma in Cultura cristiana della famiglia e dell'educazione presso l'Istituto di Scienze Religiose all'Apollinare - Pontificia Università della Santa Croce di Roma. In ambito educativo-pastorale si dedica alla formazione di catechisti, animatori, gruppi giovanili o di adulti per una formazione sul matrimonio e la famiglia. Collabora con medici, psicologi, avvocati, teologi, offrendo a chi desidera, attraverso la conoscenza del disegno di Dio ed il contributo offerto dalle scienze umane, testimoniare il Vangelo sul posto di lavoro, nell'ambito della vita sociale, tra parenti, amici, conoscenti.
Precedenti pubblicazioni: IL MIO CAMMINO MJM Editore (2011). IL TEMPO DONATO Edizioni Paoline (2012). FRAMMENTI DELL'ANIMA “silloge poetica” Edizioni Galassia Arte (2013). VERSI DI POESIA Pagine (2014) RESILIENZA
PRESENTAZIONE
Caro Lettore,
a volte l’uomo si trova di fronte a sconfitte e frustrazioni, fa fatica a risalire sulla barca capovolta dalle onde del mare e accetta di vivere in quel labirinto dove è stato confinato. Il poeta, Salvatore Monetti non tace e si ribella e comincia a scrivere parole, parole e ancora parole che nascono nello spirito e solcano le profonde ferite dell’inconscio, si insinuano nella mente e dicono in una sequenza irregolare, scomposta, di parole, ma hanno l’urgenza di raccontarsi, il desiderio di condividersi, la sete di amore, di relazioni autentiche, di bellezza, di vita.
Arrivare alla fine della vita e guardare il mondo dall’altra riva, nella certezza che le Verità che ti scavano il petto graffiandoti l’anima e s’inerpicano nella mente hanno lasciato cadere la voce su una pagina vuota, dove è stato difficile raccontare a parole i sentimenti, i volti, i silenzi, i sorrisi, il dolore, ma quelle frasi nella loro interezza, sono diventate respiro, ricordo, libertà di andare e di venire, di sostare anche solo per una notte, in un porto dove la memoria si fa luce e incita lo spirito a cercare, senza fermarsi mai, finché non avrà raggiunto quella libertà che gli è sempre mancata.
BUONA LETTURA...
RESILIENZA
Triangoli di seta
La mia anima vaga coscientemente
tra itinerari simili a triangoli di seta.
Mi addentro in labirinti di sensazioni
sotto il respiro del vento,
in ore garbate e cortesi
inseguendo te,
mia pace e dolce amica.
In notti lucenti,
sogno e vivo
momenti indelebili,
accarezzando un corpo
dalle bianche rive.
Ansiosi petali palpitano
alla movenza delle mie mani
raccontando e rinnovando
giovani desideri,
che si traducono in sguardi infantili
scoprendo la voglia di denudare
l’insonnia di un amore bramato.
* * *
La Terra dei fuochi
La storia nel suo smarrimento
si affaccia nei luoghi
che da sempre abita
nella sua retorica, immemore e incurante.
Il tempo ha perso i suoi miti
e persino la memoria
dell’immortale gesta
di viaggiatori del passato
che percorre gli stessi itinerari di oggi.
Questi versi si ribellano
all’ubris degli uomini
che calpestano le speranze dei rematori
perdendo uguaglianza e identità.
Uno sguardo acuto e dolente
si sporge oltre la precaria condizione
di una morte certa,
dovuta ad un degrado del nostro agire insensato e disumano.
In queste terre, l’oblio ha ucciso cultura e sensibilità,
di questa gente che in silenzio assiste alla devastazione
di terre, orti, passato e limpidezza del mare.
Oh! Magna Grecia non c’è più spazio per la poesia
e nemmeno per l’autoconsolazione
perché la vita annega nel disincanto, aspro, definitivo, lacerante
e si consola nel buio di ignari sfortunati.
Crolli e frane negano un vivere solare e libero,
perduto dietro a simulacri di una sottocultura devastante.
Partenope colpita al cuore è stata venduta a poco prezzo
e in un dolore dolce lascia intuire solo l’angoscia di ciò che amava.
In queste terre, la vita corre in spazi disarticolati e frenetici
e a fatica cogli il brusio fragile di canne che grattano i muri [dell’anima,
remore solo di una romantica nostalgia.
Solo il pellegrino testimone d’altri tempi,
ricorda un’altra storia,
lontana dalla nostra,
in cui riposava all’ombra
su terrazzamenti strappati con dura fatica alla pietra lavica,
solida come la nostra sordità
mentre l’oracolo di Cuma
annuncia la morte delle coscienze in queste terre d’esilio
dove i nostri figli scuotono il capo e ci dicono che è tardi.
* * *
Il condottiero degli dei abbandonò l'aula del Senato con un gesto eclatante, ritirandosi nella sua villa di Liternum in Campania. “Ingrata patria, ne ossa quidem mea habes”, fu l'ultima frase che rivolse a Roma prima di abbandonarla per sempre.
Abbiamo tradito Scipione che meritava ben altra terra!
Riprendiamoci ciò che nei secoli hanno reso grande la nostra CAMPANIA FELIX.
I nostri morti di cancro non meritano la stessa terra che li ha uccisi! Hanno violentato i nostri figli e il nostro futuro e non abbiamo mosso un dito, non l’abbiamo alzato contro chi ha distrutto i nostri sogni e i sogni dei nostri figli! Non credete a chi per un voto vi promette il futuro, non credetegli è cacciatelo, da questa terra di santi, navigatori e poeti.
Qualcuno ha detto che in Campania si muore perché mangiamo male e fumiamo troppo, NO! NON È VERO! Chi conosce un po’ di storia sa il perché!
Ho un sogno nel cuore, vedere bianche nuvole che si ergono sulle nostre terre e poi lasciare spazio al cielo terso. Vedere piante e fiori di mille colori crescere rigogliosi, sorridendo alla brezza del mare nostrum. Sentire il profumo di terra bagnata e acque leggere che sgorgano dall’antica fonte e nell’aria miriadi di sensazioni che penetrano l’anima e il ricordo di chi ha dato la vita per un attimo di libertà, viva nella memoria dei figli dei nostri figli perché nessuno abbia mai più a dire: “Ingrata patria non avrai le mie Ossa.
* * *
Oltre il rogo
(a Giordano Bruno)
Fermo nella realtà
come una roccia salda
dall’alto scruti la gente
che cammina nel nulla,
con ali stanche e fragili
avanza indifferente
sotto una pioggia corta
e con la lingua in giova,
serrata da una morsa
disdegnano il tuo volto
in uno stato asinino
negando all’anima
di elevarsi fino al cielo
dove splende il sole della Verità.
Ma perché consumarsi nel sapere
e diventare padroni del destino proprio?
Perché non ripetere sempre gli stessi atti
rinunciando ai sensi e alla ragione?
Perché non spegnere la fiamma dell’intelletto
che in noi arde e non soffrire più?
Nessun venturo secolo potrà legar la vampata
che nel buio della tracotanza umana illuminò la Verità.
Tu, che preferisti morte coraggiosa a vita pusillanime
e scendesti in lotta contro uomini
che come api e formiche
ripetevano sempre gli stessi gesti
negando alla memoria
l’acquisizione del Nuovo.
Natura e sorte, studi e sforzi repressi
gridano su ciò che va detto senza remore
e invece si ha paura,
si va avanti con dita serrate
sotto una croce non donata
mentre il vento graffia la scorza secca
che lentamente imputridisce
nel vuoto della storia.
La pira consumò
in un cielo macchiato di fuoco
in una puzza di carne arsa
il monaco mortale
ma non il suo pensiero
perché nessun uomo
sia sottomesso al suo simile,
perché la memoria non è ripetizione,
perché la Verità va sempre difesa
a pugni serrati in una reale tenerezza
nell’attesa di una visione della Giustizia
che piace solamente a Dio.
* * *
" RESILIENZA " di Salvatore Monetti - Monetti Ragusa Editori -
CARO LETTORE,
ARRIVEDERCI AL PROSSIMO APPUNTAMENTO LETTERARIO