BIOGRAFIA AUTORE
Gabriele Marchetti, è nato a Lecco il 2 luglio 1979. Residente a Valgreghentino, paese situato tra le colline che s'affacciano sul lago, a metà strada tra Lecco e la Brianza. Da quando ha imparato a leggere non ha più smesso. Diplomato all'istituto magistrale ''Giovanni Bertacchi'' di Lecco, laureato in lettere moderne alla Statale di Milano con il professor Alfonso D'Agostino, con una tesi di filologia romanza sulla letteratura arturiana intitolata El baladro del sabio Merlìn con sus profecìas nell'edizione di Burgos del 1498; è autore di tre raccolte di poesie (Urla nell'acqua, Otma, 2013; Il paese, Lulu 2014; Libro d'ore, Youcanprint, 2014 e di un romanzo (Il vento e il mare, Corebook, 2013); ospite nell'antologia Cervo Bianco, 2014, a cura di Fabrizio Corselli. I suoi saggi e testi sono presenti in molti blog letterari come Nuova Provincia, Malebolge, Athenaeum, Carte Sensibili, Compitu Re Vivi, Le reti di Dedalus.
PRESENTAZIONE
Caro Lettore,
nella raccolta di poesie “Il paese”, ritroviamo molto della vita dell’autore, compresi i luoghi in cui vive. Dentro ogni poesia ci sono racchiuse le impressioni, le immagini, i momenti, i suoni e perfino gli odori della natura. Il racconto segue l’andamento ciclico delle stagioni.
Durante la lettura ti accorgerai che le poesie sono state disposte come per indicare un percorso, un piccolo viaggio che ti condurrà per sentieri solitari e boschi silenziosi. Attraverserai le strette vie del paese, scorgerai le vecchie case e ti ritroverai dentro cortili abbandonati.
L’autore riuscirà a risvegliare la tua fantasia conducendoti passo dopo passo indietro nel tempo e ritroverai i tuoi luoghi, i tuoi momenti e magari…anche i tuoi sogni.
Buona lettura...
Saluto
A salvare l'esistere reciso
(se la morte è nel ramo che si spezza)
basta un nostro respiro condiviso
che non scioglie all'arrivo della brezza.
I giorni spengono, senza un ritorno
come foglie da un cielo inesistente,
muti e tristi ci ricadono attorno
e noi siamo uguali in questo niente.
Ma questo breve sforzare la vita
non ferma a lungo il morire di agosto:
a sera nell’erba secca e smagrita
soffia già l’alito triste del mosto.
IL PAESE
...oh!, foss'io teco; e perderci nel verde...
Giovanni Pascoli, Romagna
L'aria celeste
All'abbandono triste dell'isterico autunno
fischiano le beccacce nascoste in fondo al bosco:
nell'aria trasparente del mattino
fumiga con lentezza la legna dell'altr'anno.
Si fa un crocchio di donne che confondono in coro
storie, ricordi, vite che a stento disgarbugli
- un'improvvisa folata di vento
sparge dai magri rami delle manciate d'oro.
Il fiume ha mille barche, scendono le colline
arenandosi a riva, e dimenticate stanno
in attesa della prossima pioggia
per riprendere il viaggio fino ad altre banchine.
E tu guardi in silenzio, non parli di partire:
ascolti nel vociare qualche nome ridetto,
la leggenda di una morte per gioco,
intanto che nel sole s'accoccola il cortile.
Il sapore dell'autunno
Ha il sapore dell’autunno in bocca
l’acqua veloce che rallenta, stracca,
e ricopia una luna nata rossa
- ogni notte, nel silenzio che passa,
le vigne mandano odore di morte
che piano ti mangia da parte a parte.
L'attimo
I rami incrociano sulle radure,
gli uccelli neri segnano l'autunno
con le loro impossibili figure.
Aspetto l'attimo che questa vita
si smagrisce nel silenzio distante
che la fa quasi sembrare infinita.
Sera d'autunno
Smorzava, l'allegra cagnara,
al fondo della strada
un rincorrersi di polvere
che piano rotolava.
Il lungo silenzio tornava
a barcollare, amaro,
sotto i rami magri del noce,
nel crepuscolo chiaro.
Mattino
La tua ombra si spezza sul castagno,
dai gelsi fiammano gocce di ghiaccio
che sfumano d'argento nel ristagno.
E' immenso il mattino: ruba uno straccio
ai fili dove le donne distendono
i panni nel sole. Trema l'abbraccio
di terra ed acqua quando non s'intendono
attorno altre voci che questa sola,
le ali della ghiandaia che si tendono.
Tramonto
Annerisce il tramonto
sui muri a secco
la strada, straccio spento
di foglie rosse,
finisce forse il giorno
quand'è distante.
Rassegnazione
La rassegnazione dei vecchi boschi
è nel cielo incolore
che schiaccia la pianura
c'è chi tenta pochi passi oltre il ponte:
non ritrova nessuno
e non scopre più niente
le penne vanno, smesse dagli uccelli,
come rami piegati
nella dura corrente.
Il lamento del legno trafitto
Quando il lamento del legno trafitto
dal cuneo di ferro allontana l'eco
a morire sul fiume,
dal grigiore filtra un sole di sbieco.
Sai, è l'inverno che incide le facce
e scheletriche mani ai grandi faggi
col suo gelo feroce,
che li avvolge di argentei bendaggi.
Ma i bambini, che annusano per sbaglio
la fine delle cose, fanno a gara
a lanciare lontano
la pelle di un coniglio, bianca e nera.
Inverno
Al solicello che ricopre il bosco,
abbandonati un'altra volta, i nidi
delle gazze rassomigliano a teschi
nell'ombra delle querce impallidenti
si muovono, ogni sera,
se un refolo di venti
scalfisce come voce quei silenzi.
Ma arroca la parlata del torrente
che svuota la vallata
nell'alba dell'inverno, rilucente.
E sogneranno il mare
Non una voce, è sera, un movimento
a interrompere l'ora che sprofonda
le case assieme al bosco nella notte.
Fa vento, e presto porterà la neve
come un silenzio che lento nasconde
la luce al quadrilatero di stelle.
Passeggia svelta sul ramo gelato
una ghiandaia, mentre sale il fumo
nell'ultima fiammata dei camini.
Gli occhi già chiusi, i bambini abbracciati
a una bambola o a un soldato di stagno
pregano piano e sogneranno il mare.
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IL PAESE di Gabriele Marchetti - Lulu.com - Google Books per il download gratuito.
La raccolta è nata nell'ambito del progetto di Nuova Provincia, rivista on line di Matteo Veronesi, che punta ad una poesia slacciata dai canoni imperanti, dalla visibilità ricercata ad ogni costo, anche a discapito della qualità testuale, dell'apparire più che essere. E' anche un tentativo di rivitalizzare, guardando all'indietro, alla tradizione, una lingua poetica ormai appiattita, standardizzata, mai originale.
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Caro Lettore, arrivederci al prossimo appuntamento letterario.