BIOGRAFIA AUTORE
Gabriele Romagnoli, nasce a Vinci il 2 ottobre 1972. Vive a Castelnuovo D'Elsa, una frazione di Castelfiorentino, in provincia di Firenze. Lavora come tecnico esterno, presso l'Industria Chimica Adriatica. "Addio al coniugato" è il suo primo romanzo. Lo ha scritto perché "anche se qualcuno ti dice che sei una quercia, non è detto che tu non possa fare limoni".
PRESENTAZIONE
Caro Lettore,
esiste la vita perfetta?
Sei single e desidereresti un compagno.
Hai un compagno e invidi la vita da single.
Forse sono proprio le incertezze che ci stimolano a cercare il vero senso della vita.
* * *
Buona lettura...
ADDIO AL CONIUGATO
L’inconfondibile Buzz della sveglia digitale Oregon , con proiezione dell’orario a soffitto, scandisce inesorabile l’inizio di una nuova giornata. Il gomito a carne, fuori dal risvolto delle lenzuola per la manica del pigiama che durante la notte è salita su, si riempie di brividi a conferma che la vecchia caldaia già riparata 3 volte quest’anno, anche stamattina è in blocco e che Linda dovrà mettere a scaldare l’ennesima pentola d’ acqua calda per lavarsi il viso. Gli occhi color nocciola che si aprono lentamente, ancora appesantiti da un sonno arretrato che non metterà mai in pari, sono parzialmente coperti da un ciuffo di capelli ribelli che sembrano aver fatto la guerra con il cuscino . Anche quel timido fascio di luce che penetra dalla persiana semichiusa, è sufficiente ha darle fastidio agli occhi a causa di una miopia congenita. L’enorme proiezione rossa con un 7:00 che riuscirebbe a vedere anche un ceco, che ormai lampeggia più veloce del battito cardiaco, le fa cacciare un urlo smorzato fra i denti .
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<< “CAZZ…” è veramente tardi.>> La mano che un istante prima cercava invano qualcosa di confortante per lo spirito, si catapulta sul comodino di cristallo dalla sua parte del letto, producendo per lo sfregamento sul piano, della fede in oro giallo, uno stridulio. È infilata saldamente a quell’anulare sinistro da oramai 20 anni e le fà ricordare per un attimo, in un susseguirsi di flash back, come comunque, quell’uomo che non si trova nel suo letto, sia ancora suo marito. Poi la mano si alza di nuovo e nella penombra piomba sicura come un macigno sulla Oregon come a sfogarsi di un ceffone mai dato:
<< Beh! chetati ho capito, mi alzo!>> Pensa ad alta voce. La mano si alza di nuovo ma questa volta con la delicatezza di una carezza. Si muove a piccolissimi saltelli come un ragno in una danza d’amore. Cerca gli occhiali, quelli con lenti ovali, finissime, con una montatura tartarugata.
Le piacciono da morire quegli occhiali. Non nascondono a fatto quegli occhi grandi, color nocciola, sovrastati da quelle sopracciglia così perfette da sembrare disegnate.
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Le dita sono lunghe e sottili completamente assenti da bracciali ed anelli, fatta eccezione per quella fede all’anulare sinistro. Sembrano nate per suonare il pianoforte più che per prescrivere farmaci su ricette bianche. Le unghie di media lunghezza, sono tagliate pari in cima, con french bianche e un fiorellino stilizzato nero su entrambe i pollici, disegnato meticolosamente e fissato con un lucido acrilico. Il lavoro non lascia dubbi neppure al più profano in materia della perfezione e meticolosità che ha avuto nel realizzare tale opera. A Linda piacciono le sue mani, le danno coraggio, personalità, sono l’espressione del suo umore, il suo sfogo nei momenti di rabbia, sono il suo yoga per la mente, il suo mantra per lo spirito, ed è per questo che dedica la maggior parte del suo poco tempo libero a loro, come fossero un cucciolo da accudire:
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<< Dove lo trovo io il tempo stamani….!!>> La vestaglia che si sta infilando senza quasi pensarci, forse per la reazione spontanea alla sensazione di freddo le fa ricordare della caldaia in blocco. Incurante di avere una sola ciabatta ai piedi si precipita sul ballatoio del reparto notte e poi giù per la scalinata in massello di rovere sbiancato.
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<< Alza il culo da quel divano è tardissimo, io vado a svegliare Sara, tu metti una fottutissima pentola d’acqua a scaldare e prepara la colazione…>> Qualche attimo di silenzio e come un lamento venuto dall’oltre tomba, si leva la voce di Rudy, rauca e impastata a conferma della nottata non del tutto confortevole:
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Quella è la stanza di Sara, 18 anni appena compiuti ma ne dimostra almeno 3 o 4 in più per come alta e longilinea. Somiglia a Linda in tutto e per tutto, nel fisico, decisamente femminile e provocante, nel temperamento forte e sicuro di se come un guerriero, ma allo stesso tempo sensibile e dolce. Frequenta la quarta liceo dell’istituto tecnico per il turismo e il suo progetto per il futuro è quello di laurearsi in lingue e poi frequentare uno stage per hostess. Le piace viaggiare è un’anima libera e incontenibile, appena le sarà possibile farà il suo tanto desiderato viaggio all’estero per il quale sta già facendo tanti sacrifici e rinunce, mettendo da parte ogni tipo di spicciolo o paghetta. Non ha voluto niente di niente neppure per il suo diciottesimo compleanno. Ha soltanto chiesto a tutti di mettere qualcosa nel suo gufo di terracotta, a salvadanaio da lei stessa ribattezzato: “FOR MY DREAM”.
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<< Svegliati…tesoro mio è tardi…c’è scuola?>> Il gomitolo di gambe si distende per tutta la lunghezza del letto e contemporaneamente entrambe le braccia si estendono fuori dalle lenzuola di Hallo Kitty. Un mugolio prolungato poi un…
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<< Che cosa?...che ore.>> Riecheggiano le due domande nella stanza ancora semioscura. Sara balsa come un gatto fuori dal letto e incurante del rispetto e dell’amore che sua madre ha messo nello svegliarla, spalanca immediatamente la persiana dando forma e luce al resto della camera. La stanza si presenta come un enorme esplosione di pelouche e poster di paesi lontani, fatta eccezione per la scrivania in fondo alla parete, completamente in ordine e con in mezzo lo zainetto preparato meticolosamente la sera prima:
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<< Diamoci una calmata!!!…non sono la tua serva, ne tantomeno la tua sveglia personale. È ora che inizi a prenderti le tue responsabilità e non fare la grande solo quando si tratta di uscire la sera con le amiche ma anche quando hai dei compiti o dei doveri un po’ più importanti delle tue fantasie e bramosie d’indipendenza. Devi crescere!!!....ma veramente!!!..>> Sara si gira di scatto e con occhi accigliati e labbra tremanti, non lascia alcun dubbio su quello che avrebbe voluto far uscire a note sonanti dalla sua bocca.
Con quattro passi si ritrova già oltre la porta del bagno, senza la vestaglia e la maglia del pigiama che si è tolta senza neppure rendersene conto e senza neppure soffrire i pochi gradi che ci sono in casa, grazie al calore del sangue salito al cervello. Il rumore sordo del coperchio del wc che sbatte nella parete ed i brividi che per un attimo gli scorrono fino in fondo ai piedi per le cosce nude poggiate sulla gelida ciambella, le ricordano dell’imminente bisogno che ha di accontentare la sua vescica. Seduta approfitta per finire di togliersi anche i pantaloni del pigiama per guadagnare tempo, gettandoli sul bidè di fronte a lei, per poi completare con successo l’unica soddisfazione da quando si è alzata da letto.
Adesso è in piedi, davanti al lavandino ,completamente nuda, senza reggiseno ne mutandine, perché lei non porta nulla sotto il pigiama. L’intimo durante la notte le ha sempre dato fastidio fin da piccola. Lo specchio che la riflette dalla testa fino poco sopra il ginocchio, mostra un corpo perfetto, armonioso e proporzionato, tanto che lei stessa non può fare a meno di soffermarsi a guardare. Il collo è lungo e sottile, poggiato su spalle ampie, quasi da nuotatrice professionista, i seni con i capezzoli turgidi per il freddo sono poco più di una terza ma vicini l’uno all’altro tanto da formare una leggera “V” nel mezzo. E’ orgogliosa di loro, soprattutto ora che non è più giovanissima. E’ soprattutto orgogliosa di non aver mai dato retta a quelle amiche che da quando era ragazzina la prendevano in giro consigliandole di rifarli e che ora suo malgrado si trovavano a dover combattere con la forza di gravita. Il pensiero di quell’immagine le fa assottigliare le labbra in un sorriso.
Il ventre è piatto e tirato, i fianchi formano una curva armoniosa che dall’esile girovita si allarga, per poi raddrizzarsi ed esplodere su tutta la lunghezza delle cosce, dritte come dei fusi. Con un 180 ° del corpo mantenendo lo sguardo ben fisso sullo specchio si volta e la meraviglia delle meraviglie sta proprio dietro. Il sedere è mozzafiato e nonostante la quarantina sta su perfettamente. E’ tondo e sodo, ne troppo piccolo ne troppo grande e poco sopra, due piccole fossette.
Il fischio di approvazione improvviso e quel commento da Night club:
<< Che schianto!!>> Demoliscono, come un Caterpillar, tutti i pensieri più femminili di Linda, nonostante provengano dalla bocca di suo marito, che poggiato allo stipite della porta, con una pentola d’acqua calda in mano, la sta scrutando come fosse la protagonista di uno dei suoi filmini porno . In un attimo l'imbarazzo e le guance che diventano rosse, non tanto per la vergogna di essere completamente nuda, quanto per essere stata sorpresa nel contemplarsi, poi un secco:
<< Sparisci!!!>> Rudy aggrotta le sopracciglia poi compie un gesto di superiorità sbuffando, come a voler dire ...“C’è di meglio bambola!” Infine sparisce tirandosi dietro la porta e lasciando la pentola a terra. Il vapore dell’acqua bollente nel lavandino fa svanire progressivamente l’immagine di quel meraviglioso corpo dallo specchio, facendo tornare Linda con i piedi per terra:
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Il rumore dei tacchi sul parquet in legno, indicano come un sentiero il tragitto che compie per tornare in bagno; non per truccarsi, il suo viso è più bello acqua e sapone, ma per darsi una pettinata con le mani mettendosi a testa in giù, dandole solo un po’ di volume. Con un gesto ad uncino della caviglia, estrae da sotto il lavandino sospeso, uno sgabelletto, dove si siede delicatamente per compiere quel rito senza il quale non potrebbe neppure scendere le scale:
<< Prima tocca a te,>> rivolgendosi a bassa voce alla mano infortunata, che va ad appoggiarsi sulle ginocchia accavallate come ad ubbidire alla sua richiesta. Estrae dal primo cassetto del mobiletto la manicure, posando tutto il necessario sul bordo del lavandino e facendo attenzione a non far cadere nulla. Inizia e finisce così velocemente con gesti sicuri e precisi da sembrare un rito chirurgico oramai ben consolidato:
<< Eccoti qua!!!!>> Commenta inclinando la testa da un lato in segno di soddisfazione:
<< Come nuova!!, e ora tocca a te,>> proseguendo dopo aver invertito di ruolo alle mani. Un altro efficace intervento si compie anche sull’altra, poi si spalma una piccolissima noce di crema idratante fino ai polsi per proteggersi dalla brezza invernale e lo sgabello finisce di nuovo sotto il lavandino, con colpo di piatto destro da puro mediano.
Scende veloce le scale, anche troppo agevolmente per i tacchi che porta, non prima però di aver gettato uno sguardo dentro la stanza, attraverso la porta semi aperta della camera di sua figlia, accorgendosi della sua assenza. Sara è già in cucina, seduta a tavola, con una ciotola di caffè latte e dei cornflakes davanti al viso, leggermente defilati per permettere al libro aperto sul tavolo di non rimanerle troppo distante. Il gomito è saldamente poggiato e fa da pilastro alla testa, delicatamente adagiata sulla mano, lasciando intendere che il sonno non è del tutto scrollato via. Quel libro aperto è sicuramente un‘ammonizione, un gesto di sfida come per dire: “ Lasciami in pace, non ho voglia di discutere adesso, sono veramente incazzata e per fartelo capire senza dirtelo, faccio finta di leggere”, e questo Linda lo ha capito perfettamente. Si siede senza dire niente e senza cercare lo sguardo di Sara, che non alza neppure il viso. Davanti ai suoi occhi Linda ha una tazzina di caffè, rigorosamente amaro, che beve lentamente per non dare troppo spazio a quel silenzio imbarazzante. La 50 pollici ora è spenta e Rudy si è rinfilato i vestiti sgualciti per la sprecisione con cui li aveva gettati sulla spalliera della sedia la sera prima. E’ in piedi, girato di spalle e appoggiato con la schiena allo stipite della porta. Anche lui non ha molta voglia di parlare, forse perché ha capito che non tira aria buona o semplicemente perché sa di avere degli scheletri nell’armadio che rischierebbero di uscir fuori.
Rudy e Linda si sono conosciuti 21 anni prima quando lei, bella e raggiante come il sole, fiera e sicura di se, si è presentata nella concessionaria di auto multimarca, dove Rudy lavora ancora oggi: <
<< Signorina mi scusi ma…..una macchina così ..>> Lei lo interruppe, quasi stufata:
<< Va bene!! Va bene!!...ho capito se non ne avete una rossa….mi accontenterò di una gialla.>> Rudy fu costretto a chiedere scusa e a correre in bagno di corsa per nascondersi dalle lacrime che dal ridere scendevano a fiumi sul viso. Non gli era mai capitato in vita sua di ridere così di voglia, ma neppure di vedere una creatura così venerea. All’epoca aveva 26 anni, 7 in più di quelli di Linda, e a dispetto della stempiatura che oggi lascia intravedere buona parte del cuoio capelluto e della pancetta pronunciata, con tanto di manigliette dell’amore, era un ragazzone stupendo. Alto circa 1,85 cm con i capelli nero profondo, lunghi fino alle spalle e leggermente mossi . Il viso allungato, le mascelle pronunciate, coperte da un sottile strato di barba incolta, la bocca sottile, con una piccolissima cicatrice all’estremità del labbro superiore a ricordo del primo giro in bicicletta senza le ruotine. Le sopracciglia folte a sovrastare due occhi color ghiaccio, il fisico atletico e.... le mani perfettamente curate. Sembrerà strano ma furono proprio quelle che colpirono l’attenzione di Linda. Dopo qualche settimana, lei guidava una Panda bianca 5 porte a benzina, usata con 70.000km, alzacristalli manuali e con la targa prova, ma era ufficialmente fidanzata con Rudy.
Linda si avvicina all’attaccapanni e con un gesto veloce sfila il cappotto nero, in doppio petto, stretto in vita e lungo sotto il ginocchio, poi con un gesto materno, accarezza leggermente la testa di Sara, e sfiorandole i capelli:
<< Io vado tesoro…ci vediamo stasera a cena.>> Lei le risponde con un semplice gesto della testa senza alzare lo sguardo dal suo libro. Prima di uscire si infila il cappello di lana bianco, abbassandolo per coprire bene la fronte, e mentre sta quasi per varcare la porta, la brezza che le accarezza e le solleva i lunghi capelli la fa tornare di colpo sui suoi passi, e rivolgendosi a Rudy senza neppure pronunciare il suo nome:
<< Tu guarda se almeno ti ricordi di chiamare il tecnico della caldaia se non vuoi ritrovarti a dormire con i pinguini una di queste notti.>> La sua affermazione non riceve alcuna risposta, ma forse è meglio così, quindi chiude la porta alle sue spalle e frettolosamente si avvia fumante per il gelo, verso la fermata della tramvia. Da uno sguardo furtivo all’orologio lampeggiante della farmacia comunale che inesorabile scandisce le 7:50 e..:
<< Caspita!… devo muovermi!!>> Accennando una leggera corsa. La fermata della tramvia dista solo 5 minuti a passo svelto da casa sua, ma la mattina a quell’ora la strada è affollata di pendolari e Linda impiegherà sicuramente più di 40 minuti in tutto per arrivare allo studio, che come orario di apertura indica le 8:30.
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ADDIO AL CONIUGATO di Gabriele Romagnoli - Phasar Edizioni -
Caro Lettore, arrivederci al prossimo appuntamento letterario.