BIOGRAFIA AUTRICE
Benedetta Tomasello nasce a Palermo il 21 aprile del 1975 e sin dalla più giovane età si ritrova a giocare con la cazzuola e la spatola, utensili che reperiva nell’azienda di famiglia specializzata nella produzione della“cementina”. L’azienda, fondata da suo nonno Agostino, nel 1920, crea una vera e propria bottega d’arte dove Benedetta apprende tutti i processi per la realizzazione di un pavimento Liberty o Decò.
A 18 anni comincia a lavorare in azienda come semplice segretaria part-time, ma quell’antico mestiere comincia a prendere il sopravvento trasformandosi in amore puro per il cemento. Il suo secondo libro “ La Parabola della Gazzella, del Leone e la “Minna” di Salomone”, “Buenos Aires 22” il suo primo libro.
PRESENTAZIONE
Caro Lettore,
per parafrasare un concetto di Italo Svevo, direi che quello che ti stai accingendo a leggere non è solo un libro, ma una locomotiva che sbuffa su una salita trascinando delle innumerevoli vetture; chissà donde venga e dove vada e perché sia ora capitata qui! È un libro di sentimenti, in cui il massimo abbandono si esprime in tinte forti, di getto. Un dialogo con diversi Sé, in cui l’Autrice incontra il suo Io, L’Io-Io, l’Io-Tu, una Benedetta Tomasello adulta e la controparte bambina, per poi rivolgersi direttamente ai lettori. È come se la Scrittrice si frammentasse per riunirsi a tavolino (anzi in auto, durante un viaggio simbolico) con altri Sé, per decifrare e comprendere situazioni vissute e non ancora metabolizzate completamente, per coglierne tutte le sfaccettature.
Ciò che si concretizza, è un ermetismo “rivelato” mediante una chiave di lettura originale, è un crogiuolo di constatazioni profonde, in cui l’Autrice si interroga sul significato della vita, della morte e dell’amore. I vari “personaggi”, cioè le “diverse” Tomasello, esprimono a volte rabbia, amore, dolore, passione. Tre in una, come nelle “scatole cinesi”, direbbe lei. La Parabola della Gazzella, del Leone e della minna di Salomone. Un dialogo ermetico, quasi profetico. Per comprenderne l’essenza, però, bisogna calarsi nel titolo, masticarlo e digerirlo.
Una parabola altro non è che un racconto didascalico, un modo di esprimersi che utilizza esempi concreti ed è basato sul paragone tra due situazioni: una nota e una non nota. Il suo scopo è quello di illustrare in modo semplice concetti complessi, favorendo una comprensione immediata. Ma non sempre è così, vedasi le parabole più famose (mi riferisco ai Vangeli). Non a caso il Cristo affermava: “Chi vuole capire, capisca”. Benedetta Tomasello desidera che il lettore comprenda, raccolga ogni sillaba e la contempli per arrivare alla giusta conclusione; infatti, non a caso la definisce “una retromarcia a cofano aperto”.
Generalmente, ogni buona parabola insiste su questioni inerenti alla moralità e alla giustizia, con lo scopo di smascherare ogni ipocrisia. Qui gli elementi che caratterizzano la parabola della Gazzella, del Leone e della Minna di Salomone sono: sintesi, immediatezza e incisività. Elementi che Benedetta Tomasello mescola abilmente, come nella produzione della sua “cementina”.
Buona lettura…
LA PARABOLA DELLA GAZZELLA, DEL LEONE E LA “MINNA” DI SALOMONE
Note dell’Autrice
Lì, dove, la ricerca non conta Tu mi ami
Egregio lettore /Gentile lettrice, prima di iniziare a sfogliare, Ti consiglio
di leggere le indicazioni e gli effetti collaterali di certe “letture”.
Indicazioni di lettura:
Avete una voce interna?
Si?
Alcuni(e) ne hanno più di una.
Mettiamo il caso che le voci convivono tutte nello stesso castello, che per
nostra comodità espositiva chiameremo -cervello-.
Ognuna con la sua stanza, tipo studenti all’università che
hanno in comune un lungo corridoio giallo -il cuore-.
Ipotizziamo, inoltre, che per il quieto vivere escano a giorni
diversi, a orari altrettanto strani -orari umorali e animali-.
Queste stanze hanno tutte delle porti marroni -il pregiudizioeccetto
una che è rossa perché è la caposala -l’anima-.
Cosa succede se escono tutte assieme nel corridoio per l’ultimo dell’anno?
Effetti collaterali:
Può causare dipendenza;
Una scrittura aspra, introspettiva, frammentata;
Una storia oppure tre, “non si capisce “il perché!
Senza punteggiatura e metrica:
È una retromarcia a cofano aperto.
* * *
Mors...
sua
vita mea!
Morte
-Tiènici a vucca!-
--ùora?--
-ùora si fà! mientri ù sangu è cavuru-
--picchì?--
-appiena arrifridda addivienta sangunazzuPiangendo
fece nido tra le mani del suo viso ancora caldo. Era stata assoldata
come “ becchino ufficiale”per far sorridere la morta.
Parapapapapa ……
Doveva tenere le sue labbra ben ferme, per non lasciare il pesce a bocca
aperta, con estrema dolcezza cucì un sorriso come ricamo di cinquecento
su telaio antico, su quel viso –asinnò arrìstava cà vucca tùorta rintra a
cascia- (Sono responsabilità! vi assicuro).
Estratto di Morte : 18-12- Ore 06. 00 am
Adagiarono il “cinghiale” su un letto improvvisato, al centro perfetto
del salotto. Furono i tre magi vestiti di rosso a fasce bianche che recapitarono
il pacco spedito dal quarto piano della morte.
Quasi fosse stato un regalo di Natale, ma non era ancora Natale, era il
18 della smorfia napoletana Ò Sang. La befana era ancora lontana, ma i
magi ebbero premura che il dono arrivasse a casa sua in perfetto orario.
Senza cammello arrivò il cappello/del Divin Bambino…oh che bel regalino
/niente bue ne asinello ma carbone per l’agnello.
Bingo!!!!
Per alcuni fu bingo! Per altri tombola, per altri tragedia, per me rinuncia,
per lei regalo. Come vermi all’assalto del cadavere, i
“vestitori”cominciarono ad imbacuccare la morta.
Vestizione ore 07. 00 a m
Ogni vestitore ebbe una parte del cinghiale a piacere.
Tipo agli esami per i raccomandati.
-Mi dica un argomento a piacere!-
-La rivoluzione industriale! anzi Alessandro Manzoni! No! la riproduzione!
No Leopardi! pardon Pascoli! (tutti i conosciuti).
Purtroppo alcuni o alcune non sono mai stati raccomandati. Ad esempio,
a me a piacere non chiesero mai niente, anzi approfitto (anche se
non è il momento giusto ) e vi giro la domanda che mi fecero:
Mi parli del turismo nell’antica Roma!
Ripeto:
Mi parli del turismo nell’antica Roma!
Ripeto:
Io posso ripetere per tutta la pagina, ma se non sai la risposta è inutile.
Allora….
Turismo nell’antica Roma? - Ma picchì c’ erano alberghi e b&b nell’antica
Roma? Pensai a bocca a mezza luna.
Il turismo nell’antica Roma. . Si…. si…si… Ma guardi, se proprio vogliamo
sviscerare la materia, se vogliamo approfondire, toccare a nude
mani il turismo degli antichi romani … (e intanto prendi tempo e pensi
:– Bah ma rìci nà cristiana, ma chi ddumanna è? I carni arrizzanu.
Ma chi ci ha ddìri?)
Signorina sbadatella! Mi parli del turismo nell’antica Roma! Sa rispondermi
o no?
(signorina sbadatella ammìa? Mi piaci Terence, ma mica sugnu disgraziata
comu Candy Candy –ovviamente l’ho pensato, ma non “lo potei
dire “. In quel momento invocai l’unica forza che fino ad oggi non mi
ha mai lasciato, La fantasia! Che tradotta in siciliano diventa saper raccontare
minchiate. Diaframma aperto a pieno carico per i polmoni e di
getto, senza virgole dissi : Un ricco romano che si sposta dalla capitale
con la famigghia, dopo un anno di lavoro in Senato, verso il mare per
rilassarsi! (sfiatare!).
Brava! Onestamente non me lo aspettavo. (Le minchiate si devono saper
dire e a me finì bene quella volta. Forse perché quello era più fuso di me
o forse perché mi guardò il retro bottega non lo so).
Scusate, continuamo con la vestizione picchì la morta s‘arrifridda e addivienta
sangunazzu. I vestitori raccomandati scelsero il pezzetto che più gli
aggradava. Chi i piedi per lo zampone e il cotechino di capodanno, chi
i pittìnicchi pu sùcu. Al “becchino ufficiale “ –quale ingorda della morte
– toccò : il viso/ il collo/ il suo sorriso / i suoi occhi (a tèsta rù àmmaru...
ù megghìu! chìdda ca si sùca all’ùltimu).
Non si butta niente! asinnò u Signuri s’allagna! –Il Signore si dispiace ...
si offende…. ci mette il broncio … come le faccine della tastiera di Messenger…
i regali non si rifiutano mai!!!
Grazie per il regalo, ma non doveva disturbarsi (questa leggetela con voce
ironica ). Andiamo avanti …
Era cosi calda. La febbre era ancora da cavallo in un corpo oramai inerme.
Un vestito blu di raso, tagliato al centro delle spalle per evitare di
rivoltare il morto, su quel corpo ben fatto da madre natura fu adagiato
come tela sull’ultima spiaggia. Nessun morto va ribaltato come sabbia
da cantiere solo per puro piacere del vivo. (chi non rispetta i morti non è
degno d’essere rispettato da vivo… però, se tu non hai rispettato il morto
quando fu vivo, ora il rispetto a che serve? A chi serve? ).
Doveva rimanere sempre con il sorriso nelle mani. Ogni movimento con
cautela, come bradipo in salita al Golgota. Due ore come una statua (ho
ancora il prurito al piede. ) Le braccia erano “insuvaruti”, indolenzite e
addormentate. Per svegliarsi impiegarono quasi un mese o forse ancora
dormono. Quel sorriso su quel volto così delicato sembrava un fiore appena
sbocciato. Nonostante la malattia faccia il suo percorso sui visi che
incontra, su lei non fece tanto strada,forse perché galoppò come Ribot
all’ippodromo con in sella Enrico Camici. Un fuoriclasse eterno senza
ritmo del tempo. Chiusi le sue finestre al mondo con i pollici, delicatamente,
quelle due finestre color nocciola vennero serrate o meglio –allapazzate-
sfrattando la luce che da loro ne usciva. Quei due pollici divennero
tende di raso di antica manifattura per le finestre dell’aldilà.
Contemporaneamente occhi/labbra/tutto il viso. (non è facile, vi assicuro,
se ti sposti si apre un occhio e perdi il sorriso ). Oramai chiusi come
una rosa al mattino seguente, con tutti i petali a terra e la pallina legata
ancora allo stelo dritto, ma senza più il suo profumo. Un puntino blu,
al centro perfetto della fronte, si intonava cromaticamente alle scarpe
d’argento e alla sciarpa al collo che nascondeva il decolté della donna
morta con pudore.
Mà a curuna né manu c ià mìttistivù? A cùllana ri Gesu’! Chista è a casa ri
Gesù e cu trasi n’nesci cchiù.
Baratto il mio rosario/ per una corda di raso azzurro/ coda di vestito della tua
grande festa/ che mi incateni /come filo al tuo aquilone/ in quel cielo / dove la
luna è vicina alla mia prima stella/ sorgi ora ancor più bella.
Check in aperto!
Il rito funebre fu ufficialmente aperto alle ore 08. 30 am
Incredibile: la morta sorrideva (un miracolo)
I visitatori del sarcofago, dopo aver firmato il registro
visite si diressero dalla festeggiata.
Visitatore A (per la legge sulla privacy l’identità è riservata):
Ah! Cà com’è cà succìriu?…. fìnu a ìeri era bùona!
Mah! Ma era malata?
Ma quant ‘anni avieva?
Parente B al metro cubo:
Finìu! Finìu! Finìu
Me màtri, me sùoru, sàngu mio, ciàtu miu,
Ma picchì?
Picchì Signuri Picchì????
Tutti in coro : A+B+argomento a piacere.
-Talè sta ririennu- disse il primo;
-La donna sempre con il sorriso - incalzò il prete; - i carni arrizzanu a morta
riri - il terzo gridò. Comunicazione da parte del “becchino ufficiale”:
- Non ho più contato dopo i 500.
Certo sto un pò abbreviando, mica vi posso riferire tutti i messaggi che
recitarono alla morta sperando che diventasse il piccione viaggiatore
per l ‘aldilà di quelli qua. Salutami a … A viristi a... Ci ù po riri a Michieli
cà sta attièntu e me fìgghi?
E intanto le ore passavano, dovetti fare da segretaria al piccione, appuntare
nel taccuino da viaggio tutti gli “impegni funerari “ che le furono
affidati.
Ma a me chi mi paga ora?
Prendi la zappa e va a zappare …. bisogna lavorare anche gratis quando
credi in qual-“Cosa”. Ok! Con sacrificio di piacere.
ore 4. 00 am Servizio Notturno 19-12:
visite guidate al sarcofago- biglietto ridotto.
Chi non ha un posto dove andare decide di dormire, mentre c’è chi veglia.
(Mica u pò ìccari fuora?!)
Non ho mangiato/ non ho dormito/ma ho vegliato il tuo bel viso.
Tutta la notte vaiddiò a muorta, due giorni e due notti senza dormire né
mangiare. La morta non doveva rimanere da sola neanche un minuto
prima del ritiro di Caronte. Il suo viso era cosi freddo che bruciò il mio
quando la baciai …
* * *
LA PARABOLA DELLA GAZZELLA, DEL LEONE E LA "MINNA" DI SALOMONE di Benedetta Tomasello - Edizioni Estro-Verso
Caro Lettore,
arrivederci al prossimo appuntamento letterario.