BIOGRAFIA AUTORI
Luidi D'Ippolito, nato a Roma il 15 settembre 1963, dove si laurea in Psicologia – indirizzo applicativo nel 1992. Si sposa nel 1992 ed è padre di due figli. Nel 1992 entra stabilmente nel mondo del lavoro, dopo aver svolto dei lavori stagionali. Entra nell'azienda informatica CONSIP S.p.a. e poi in SOGEI S.p.a. dove lavora nel settore Finanza Pubblica ricoprendo vari ruoli e occupandosi attualmente della gestione applicativa dei sistemi trasversali della Direzione di cui fa parte. E’ socio dell'associazione AIMAR Onlus (http://www.aimar.eu/public/), con la quale persegue progetti di solidarietà. E’ appassionato di Screenwriting, Scrittura Creativa, Marketing, Programmazione Neuro-Linguistica.
Maurizio Milazzo, nato a Roma il 12 aprile 1968, dove si diploma come perito tecnico industriale con specializzazione in informatica nel 1987. Si sposa nel 1991 ed è padre di 3 figli. Nel 1987 entra stabilmente nel mondo del lavoro, dopo aver svolto dei lavori stagionali. Nel 2000 approda in Consip S.p.a. e dal 2013 in Sogei S.p.a. dove si occupa della gestione applicativa dei sistemi di pagamento della Pubblica Amministrazione. E’ presidente dell'associazione Promoit Onlus(www.promoit.org), con la quale persegue progetti di solidarietà. Le sue grandi passioni sono la radio, i libri e la montagna.
Nel 2009 pubblica, con SBC Edizioni, la raccolta di racconti “Sogno o son destro? (incubi di un mancino) ”. Nel 2012 pubblica su Amazon in versione ebook la raccolta di racconti “Rompete le righe…ma anche i quadretti”. Nel 2013 pubblica il romanzo “Strada Facendo” edito da Nulla Die, nel 2014 pubblica il romanzo “La Pietra di Cesare” edito da Nulla Die Nel 1988 è nella compagnia che rappresenta l’operetta “ La pianella perduta nella neve” al Teatro dei Servi di Roma. Nel 2006 e nel 2007, autore e conduttore di programmi radiofonici per l’emittente locale romana RadioSpazioAperto. Autore del programma televisivo No Profit trasmesso da TR2 SAT(ch 927 piattaforma Sky) nel 2007. Nel 2009 Conduce il programma televisivo "Sunday Lazio Estate", trasmesso nel mese di luglio dalla rete locale romana a diffusione regionale "Rete Oro".
PRESENTAZIONE
Caro Lettore,
il crimine e il mistero sono due elementi che caratterizzano da sempre la nostra vita e, mai come in questi ultimi decenni avvertiamo il bisogno di conoscere la verità su una serie di malefatte, stragi e casi irrisolti.
Il degrado delle città va di pari passo con il degrado morale ed è questo degrado che rende eroiche le persone normali, poiché in un mondo regolamentato dalle sopraffazioni, dall’arroganza e dalla maleducazione, chi si comporta secondo i canoni che si attribuiscono a una persona normale, l’onestà e la solidarietà verso il più debole, diventa il protagonista di una generazione di persone che ha perso le speranze a ottenere delle risposte, ma non per questo rinuncia a porsi delle domande; perché è nella domanda (l’indagine investigativa) che si cela la chiave del mistero.
Buona lettura...
IL MISTERO DI THOLA
INTRODUZIONE
Thola è un paese di passaggio dove non passa mai nessuno; così gli abitanti di questa piccola località, posta su una verde collina, che domina la valle del Sacco, a circa 50 km dalla capitale, amano definire il proprio borgo.
Thola è quel fiume, chiamato tranquillità, che sfocia nel mare della noia, recitano i ragazzi dall’irriverenza della loro età; quei ragazzi che ogni fine settimana si trasferiscono a vivere le notti romane, disperdendosi tra i pub di Trastevere dove si gusta un aperitivo ascoltando jazz o tra i grandi locali, fuori dal centro di Roma, dove si balla al ritmo della salsa.
Gli adulti, invece, compiono il percorso inverso, si godono la tranquillità della propria casa nel fine settimana e, nei restanti giorni, lavorano nelle aziende chimiche e farmaceutiche, insediatesi nella zona quando fu definita all’interno della cassa del mezzogiorno e in seguito in area di sviluppo della Comunità Europea, rendendola appetibile alle imprese che avrebbero beneficiato di finanziamenti statali ed europei.
Il mattino, quando il sole spunta dalle colline che cingono la verde vallata, e il belare delle pecore che si avviano al pascolo si confonde nel profumo del soffritto per il ragù, che le nonne iniziano a preparare, Thola, che la sera precedente distava un’ora da Roma, si trova indietro di cento anni rispetto alla capitale.
La famiglia Enaldi vive nel paese a monte.
Nell’epoca della globalizzazione e dell’Europa unita, l’Italia si divide tra Polentoni e Terroni, nella stessa regione Toscana i Pisani e i Livornesi non si son mai pacificati fin dai tempi delle Repubbliche Marinare e Thola non è da meno.
Gli abitanti di Thola, un paese che si estende su una lunghezza di 3 km, si dividono tra abitanti di Thola a monte e abitanti di Thola a valle; le due fazioni si scontrano, dalla fondazione del paese, sul campo di calcio e nella vita politica del paese.
Questa mattina, come ogni mattino, la famiglia Enaldi, è riunita per la colazione nell’ampia e luminosa cucina del proprio casale.
Nicola, il capofamiglia, imburra il pane tostato prima di adagiarci sopra la marmellata di fichi della casa; sua moglie Maria prepara il caffè e scalda il latte mentre i due figli, Andrea ed Elena apparecchiano la tavola.
Nicola accende la televisione per ascoltare, come tutte le mattine, il TG Regione seguito poi dalle informazioni sul traffico.
Capitolo uno
È una mattina come tutte le altre, o meglio, lo è stata fino alla divulgazione, da parte del telegiornale, della notizia relativa al presidente della ditta farmaceutica della cittadina, la Vertex Farmaceutici, che avrebbe annunciato la prossima quotazione in borsa dell’azienda. Il telegiornale locale ricorda che la ditta fu inizialmente fondata dal padre di Nicola, il notissimo professor Enaldi uno dei più grandi ricercatori italiani, perito quindici anni prima in un tragico incidente aereo a causa di un cedimento strutturale del veicolo. Nicola non aveva avuto un buon rapporto con suo padre (solo quando era piccolino) e si rabbuia quando sente pronunciare il suo nome e, quando Maria glielo fa presente, nega, nega con forza a tal punto di scatenare una lite con sua moglie in maniera accesa, in cui lei gli ricorda che non ne può più, che non lo capisce più, che non sa perché l’ha sposata. Lui esce da casa facendo l’indifferente e lei lo rincorre urlandogli dietro.
«Credi di avere tutto sotto controllo, credi di sapere tutto e di tutti, ma vuoi sapere la verità? Sei un uomo senza cuore, uno che vuole credere che la vita sia solo controllare le cose e mostrarsi freddo, ma non è così; se vuoi essere un uomo accetta le emozioni, non scacciarle...»
Nicola le volta le spalle.
«Non ti ascolto neppure...»
Maria non lascia che Nicola sfugga alla discussione.
«Da quanto tempo non parliamo più? Da quanto tempo non ridiamo insieme? Da quanto tempo non fai l’amore con me? Siamo due estranei che convivono, è vita questa? Non puoi controllare le cose come se stessi in ufficio. Dovresti cambiare, pensare a noi, non chiuderti, renderti conto del tempo che passa, invece di reagire in modo così... così distaccato e senza affetto. Al tuo ritorno dovrai farmi delle scuse o altrimenti... so benissimo cosa fare!»
Anche lui in verità non ne può più, non riesce a vivere sotto questa spada di Damocle; dalla perdita del padre tutto è cambiato in peggio; sbatte lo sportello della propria autovettura e ordina a suo figlio di stare in silenzio se vuole che lo accompagni a scuola.
Per qualche minuto Nicola si estranea ripensando alla morte di suo padre. Il jet privato, un Falcon 2000, era decollato dal piccolo aeroporto di Thola con destinazione Zurigo, il professore si stava recando in Svizzera in qualità d’amministratore delegato della Vertex Farmaceutici, del quale era anche fondatore, insieme al presidente, il dott. Ermenegildo Mancinelli, perché vi era una grossa azienda multinazionale interessata all’acquisto della società. Si trattava di un primo incontro esplorativo, e anche per questo motivo, soltanto il presidente e i membri del consiglio d’amministrazione erano stati informati della trattativa.
L’incidente avvenne durante il sorvolo delle Alpi. La giornata era limpida, l’aereo aveva superato, solo due giorni prima, gli scrupolosi controlli tecnici periodici.
I piloti erano esperti, l’anno precedente si erano licenziati dalla compagnia di bandiera nazionale, che non attraversava un buon momento economico, per passare alle dipendenze dell’azienda farmaceutica che, al contrario, registrava da tre anni una chiusura di bilancio in attivo. Oggi rimane un mistero la causa dell’incidente perché , non ci fu nessun superstite, inoltre, nonostante le ricerche, la scatola nera non fu mai trovata e non ci furono comunicazioni radio da parte dei piloti, prima dello schianto; l’ipotesi più accreditata rimane quella del cedimento strutturale, avvalorata dalle perizie svolte sui resti dell’aeroplano.
Il nome della multinazionale interessata all’acquisto della Vertex Farmaceutici non si è mai saputo, perché gli altri tre membri del consiglio d’amministrazione non lo poterono rivelare poiché la multinazionale, aveva fatto firmare loro e depositare presso uno studio notarile un atto di non divulgazione delle trattative, pena delle pesantissime sanzioni finanziarie.
Nicola, come suo padre, è un ricercatore della Vertex Farmaceutici, in aperto contrasto con le scelte aziendali del nuovo management.
Dal giorno dell’incidente, la sua vita in azienda è stata sempre più difficile; sempre sotto esame, con i suoi superiori sempre nell’attesa di un suo passo falso per poterlo licenziare, e questa situazione non ha di certo giovato alla tranquillità familiare.
Nicola rientra a casa sempre nervoso, e invece di cercare la quiete nell’ambito familiare, sfoga le tensioni con le persone che ama di più. Maria capisce la situazione in cui si trova il marito, ma il tempo, che a volte cura, spesso logora, e i suoi nervi e il suo rapporto erano ormai logorati.
Nella propria mente scorrevano le immagini di una sua possibile reazione, assisteva a una delle cause dei problemi di Nicola; in televisione stavano intervistando l’attuale presidente della Vertex Farmaceutici in merito al comunicato, pubblicato sul sito internet dell’azienda, nel quale si annunciava il piano della quotazione in Borsa.
Sono appena le otto del mattino, ma Nicola si sente provato mentalmente e fisicamente, come se fossero le dieci di sera; mentre è in macchina, e sta accompagnando il figlio a scuola, Andrea gli chiede i soldi per acquistare la merenda, Nicola gli porge il portafoglio e lo invita ad aprirlo affinché possa prelevare il denaro necessario. Andrea nota nel portafoglio un’antica moneta romana e chiede al padre di cosa si tratti.
«La porto sempre con me, è come un amuleto. È un regalo di mio padre. La trovò nelle catacombe che si trovano sulla statale che conduce a Roma. Fu tuo nonno a scoprirle, quando aveva la tua età e giocava a far l’esploratore con i suoi amici.»
Andrea si mostra entusiasta del racconto del padre.
«Poi lo fece davvero l’esploratore?»
La conversazione ha l’effetto di un calmante per Nicola, che si rilassa raccontando al figlio la storia del nonno.
«Non proprio. Fece il ricercatore, rimase sempre bambino, con la stessa curiosità e vivacità che aveva quando giocava al piccolo esploratore, soprattutto con la stessa incoscienza.
Per andar lontano non ci sono vie di mezzo o compromessi, il risultato o lo si raggiunge o non lo si raggiunge!»
«Cosa c’entra la moneta?»
«Mentre giocava, tuo nonno osservava ogni dettaglio di ogni cosa si trovasse di fronte, la forma delle radici di un albero, il percorso che seguivano le formiche, così facendo, notò una cavità che non poteva essere l’ingresso della tana di un animale e nemmeno uno smottamento causato dalle piogge; incurante del rischio che correva, vi entrò. Capì subito di aver scoperto qualcosa d’importante, i semplici disegni sulle pareti che rappresentavano scene sacre e, soprattutto una sorta di ossario, erano una scena spaventosa e al contempo entusiasmante. Faceva molta attenzione a dove metteva i piedi, sia per la scarsissima visibilità, sia perché temeva di calpestare qualche testimonianza importante; fu allora che trovò due antiche monete romane, una la tenne lui e l’altra la tenne un suo compagno di giochi, che in futuro ebbi modo di conoscere perché divenne uno dei professori che insegnavano all’università che ho frequentato».
La curiosità di Andrea ormai si è accesa.
«Perché te la porti dietro come se fosse un amuleto?»
«Perché mio padre la portava sempre con sé. Era tra gli effetti personali che ci recapitarono, quando perì nell’incidente. Sosteneva che quelle monete erano speciali, anche se non furono mai utilizzate come delle vere e proprie valute. Diceva che non avessero alcun valore se non per chi credesse nel valore dell’onestà e della lealtà; in fondo tuo nonno diceva tante cose che in molti non capivano; era così: un po’ genio e un po’ matto.»
Andrea è come rapito e continua a osservare la moneta. Nicola lo nota e riprende il racconto.
«Non so quanto valga, non si può utilizzare per giocare a testa o croce... su entrambe le facce c’è un volto... a meno che non sia stata truccata proprio per questo scopo.
Gli antichi romani, se volevano una cosa, non usavano questi mezzi, se la prendevano e basta, o almeno all’epoca alla quale risale quella moneta, poi in seguito non seppero amministrare i successi conseguiti e si cullarono sugli allori, e furono i primi a farlo, rammollendosi e sviluppando una classe politica che ancora ci portiamo avanti.
Quella moneta ha due facce perché vi è raffigurato Giano Bifronte.
Da quanto raccontava tuo nonno, doveva essere stata usata come mezzo di comunicazione, per me è sempre stata un portafortuna.»
«E funziona?»
«Solamente quando le cose vanno per il verso giusto...»
IL MISTERO DI THOLA di Maurizio Milazzo e Luigi D'Ippolito - Edizioni Nulla Die -
Caro lettore, arrivederci al prossimo appuntamento letterario.