BIOGRAFIA AUTORE
Marco Di Giuseppe è nato a Roma nel 1976 e vive a Grosseto da 39 anni. Ha una bellissima famiglia e due splendidi figli. Lavora come dipendente presso un noto supermercato. IPSE Il Risveglio Degli Angeli è la sua prima opera Fantasy, seguita due anni dopo con l’uscita del secondo manoscritto Disumani, un Horror ambientato ai tempi di oggi.
PRESENTAZIONE
Marco lavora in un supermercato, è fidanzato con Valeria e conduce una vita piuttosto serena e “normale” se non fosse per alcuni sogni e "segni" che ricorrono ossessivamente nel suo quotidiano. Un giorno Nicola, un vecchio e carissimo amico, lo invita per un aperitivo, rivelandogli alcune scomode verità circa la sua reale natura: Marco non è un normale umano, bensì un'essenza angelica molto particolare, e delle forze maligne lo hanno preso di mira in quanto potrebbe costituire un grosso pericolo per lo svolgimento dei loro loschi piani. Da quel momento in poi sottrarsi ai disegni del destino sarà del tutto impossibile e l'esistenza di Marco e di Valeria verrà del tutto sconvolta. Nella loro vita, incontreranno vecchi amici e nuovi, imbattendosi in un mondo esoterico fino a quel momento, a loro sconosciuto. Marco scoprirà che ogni cosa ha una sua memoria, anche l’essenza. Un romanzo sull'eterna lotta fra il Bene e il Male; Angeli e Demoni si sfidano in una guerra senza quartiere per ottenere la definitiva supremazia sul mondo. Riuscirà Marco a spostare gli equilibri nella giusta direzione, nel libero arbitrio delle parti?
Buona lettura...
IPSE IL RISVEGLIO DEGLI ANGELI
I Capitolo
Le fusa mattutine, così dolcemente fastidiose di Jebrail,si riflettono nel mal risveglio di Marco, che con movenze lente cerca con la mano accanto a sé la presenza di Valeria.
“Lenzuola fredde, deve essere già andata al lavoro. Ora mi alzo, sì gattaccio, ora mi alzo.”
Con fare delicato, afferra il morbido felino bianco,alzandolo con le braccia sopra di lui, guardandosi entrambi per un attimo negli occhi. «Ottimo inizio di ferie forzate e io che volevo dormire fino a pranzo». Per il terzo anno consecutivo,Marco lavora a contratto determinato presso un noto supermercato nazionale dove allo scadere del sesto mese viene licenziato per poi essere nuovamente assunto dopo circa trenta giorni. Al primo sbadiglio,il gatto anticipa l’arrivo in cucina del giovane,il quale mentre percorre il corridoio in ombra,ha un flash di uno strano sogno fatto nella notte. Un casale in pietra,un campo di erba verde e chiara roccia,un ulivo di vaste dimensioni ed una porta dove sull’uscio vi è una donna con un vestito lungo nero,che all’alzarsi del vento,evidenzia le sue forme perfette di un corpo da dea;capelli lunghi mossi di un biondo paglierino,lasciano appena trasparire due occhi sgranati,neri come l’oblio più scuro. «Undici e undici»La voce dal suono chiaro si diffonde nell’aria,poi niente. «Le undici e undici,questo numero mi perseguita anche nei sogni,amico mio».
Mentre si prepara il caffè,Marco guarda Jebrail che a sua volta l’osserva con attenzione,quasi in attesa di una risposta. Il suo sguardo, cade automaticamente sull’orologio dello stereo che segna le 11:13. “Di poco,ma ci giro sempre intorno e sicuramente è come dice Nicolino, inconsciamente sai che quella è l’ora e ci guardi apposta,niente di più,fa tutto parte del tuo cervello.” Scuotendo la testa,spegne il fornello,si versa il nero caffè nella tazzina e lo sorseggia,guardando il sole che incanta il verde delle piante sul suo terrazzo. L’arrivo di un messaggio sul telefonino lo riporta alla realtà. “Visto,parlo del diavolo e..:
< Fratellino sono in città,ci sei per un aperitivo stasera? Ho bisogno di parlarti. Nicola.>”
Marco rapido digita una risposta positiva con i tasti del cellulare,dando al caro amico un appuntamento per le diciannove della sera. «Speriamo che Valeria non debba dire la sua se esco con Nicola,in fondo sono in ferie,un po’ di svago me lo merito,giusto Jebrail?» Dice,rivolgendosi al gatto accarezzando il suo pelo bianco,ma il micio apparentemente infastidito dal gesto gli risponde con un morso al dito ed un graffio sul polso. Marco ritrae istintivamente la mano. «Ahia!Ovviamente sei di parte tu!eh?»
Mentre le mani bagnate dall’acqua fredda del rubinetto passano sul suo viso,Marco osserva la sua immagine nello specchio che mostra un ragazzo di trent’anni,dai capelli poco lunghi castani mossi,barba medio lunga e ben curata,due occhi di un verde scuro misto al nocciola dal taglio fino e una pelle chiara. Toccandosi con le mani la folta capigliatura,per un secondo si sofferma sulla parte sinistra della nuca,accarezzando con il dito indice il rilievo di una profonda cicatrice.
“Sono passati quindici anni da quella notte.” La sua memoria torna al 1995,quando una sera,ritornando a casa dopo una pacata festa con gli amici,perse il controllo della sua moto,una Dragstar 650 urtando il guard-rail,rotolando più volte sull’asfalto; il casco balzò via dalla nuca,solo dopo avere battuto violentemente la testa, sulla barriera di metallo. In seguito restò in coma per due notti, risvegliandosi il terzo giorno. Scotendo la testa,torna in sé,lasciando quel terribile ricordo sopito in un angolo nascosto della sua memoria. «Jebrail, vado a prendere la nostra “regina” a lavoro, torniamo subito quindi vedi di non fare troppi danni,eh?» Lanciando un’ultima occhiata all’appartamento,chiude la porta dietro di sé,scendendo in fretta le scale,sale poi sulla sua spider,una Mazda MX5 grigia polvere di luna,con la capote nera.
Valeria lavora alla biblioteca comunale della città, laureata e motivata,è professionalmente legata al suo incarico concessogli all’interno dello stabile. Nel parcheggio fuori all’edificio c’è Marco. Mentre lei va incontro all’auto,lui la guarda camminare,restando più volte incantato dai suoi lunghi capelli castani,ricci,morbidi, da quei suoi occhi scuri e dolci e da quella amabile sensazione di stare bene con lei. Mai nella sua esistenza aveva fatto scelta più saggia quando aveva deciso che una donna così sarebbe stata la sua compagna di vita. Lei gli sorride,di quel sorriso che quando lo guardi sai che potrebbe migliorare il mondo intorno a te in un istante e dentro di sé pensa:
“Meno male è di buon umore”
«Ciao amore»
«Ciao»
«Che avevi questa notte?»
«Che avevo?Dormivo»
«Parlavi strano,farfugliavi qualcosa,ti muovevi di continuo»
«Ho fatto uno strano sogno»
«Un incubo da come ti muovevi!»
«Un po’angoscioso a dire il vero,non me lo ricordo neppure tanto bene,tranne che c’era una donna bellissima,la classica che fugge via al risveglio di un bel sogno, ma mai conosciuta, almeno credo. Una cascina o un podere,poi non ricordo». Valeria nota un certo fascino nelle parole di Marco. «E’ il tuo subconscio che vorrebbe avere una casa in campagna e una bella donna al suo fianco». Marco sorride divertito dalla mansueta frase pungente della sua fidanzata dandogli man forte. «Sul casale puoi scommetterci,sempre meglio del condominio di un grande palazzo,della donna credo che mi accontenterò di quella che ho»
«Ora ti arrivano due schiaffi»
«Buona, che sto guidando. Non intimidire l’autista.» Sorride divertito sfottendo il suo atteggiamento. Cambiando argomento, Valeria parla del suo lavoro. «Solo questa mattina Giulia, la nuova collega ha catalogato centoundici libri è in gamba»
Marco strizza l’occhio,quasi infastidito. «Ancora undici!Sempre questo numeraccio»
«Che vuoi dire?»
«Te lo dico dopo,niente di che scusa continua»
«Ah già,la tua fobia dell’undici undici,va bè». Replica lei,già a conoscenza dell’argomento.
A casa,davanti ad una tisana calda,Marco racconta ancora una volta a Valeria questa piccola ossessione per il numero undici,della frase del sogno,sino alle insistenti coincidenze che nota nel quotidiano. «Sono tutti fattori simultanei, amore. Vedrai che è come dice Nicola,cerca di pensarci di meno,fidati»
«Lo so è solo che è comunque irritante» Una lunga pausa ricorda a Marco di informare Valeria del suo piccolo programma serale. «Già che mi sono ricordato,alle sette mi trovo con Nicola per un aperitivo: è tornato in città e mi ha mandato un sms,posso?». Con tono infantile,si rivolge alla ragazza. «Sì,scemo ma a cena ci sei?»
«Sì il tempo di due chiacchiere confidenziali e poi torno,massimo un’oretta»
«Che strano»Dice lei con aria pensierosa. «Cosa?»
«Questa notte,ho sognato proprio te e Nicola che gustavate un vino rosso dentro due calici di vetro ma senza finirli,lasciandoli sul marciapiede anzi a dire il vero,un bicchiere era rotto come se di proposito cadesse sull’asfalto» rivela lei, alzando il fine sopracciglio. «Impossibile,un buon vino rosso non si lascia mai,anzi se possibile si onora finendo la bottiglia!». Sorride divertito Marco,verso Valeria che scuote il capo rassegnata. Alle sette e trenta di sera il locale all’angolo del centro storico,il Bluemoon è affollato di persone. Sono più quelli che restano fuori dal locale,sul marciapiede con il loro aperitivo in mano,simili a tanti manichini in una vetrina di alta moda,che quelli che restano dentro a consumare. Nicola,alto e magro,con capelli castani scompigliati che accennano capricciosi boccoli degni di un discreto fascino,sorseggia il suo rosso Merlot nell’oscillare tra la mano un calice di vetro,mentre con i suoi occhioni blu ogni tanto,distoglie lo sguardo dall’amico Marco,per guardarsi intorno. Dopo svariate confidenze amichevoli,Nico avvicina le sue labbra all’orecchio dell’amico,accennando una frase:
«Hai già avvertito i segni?». Perplesso Marco nell’intendere la frase enigmatica dell’amico,si scosta guardandolo negli occhi incuriosito,scoprendo un’espressione seria nel suo volto. In un attimo è come se entrambi intendano il sogno,le fissazioni e coincidenze che ultimamente lo hanno infastidito. «Come fai a sapere?Te ne avrei appunto parlato». La frase a singhiozzo di Marco,non ha una coordinazione adeguata,essendo interrotta da un “ciao” energico di Valeria,seguita da tre sue amiche: Serena,Anna e Federica. «Ciao,ma cosa ci fai qui?». Risponde lui,sorridendo di rimando alle tre graziose ragazze. «Ci siamo sentite con Sere,per un aperitivo fugace;Dopo andiamo a cena fuori,ti avrei chiamato al cellulare,ma ti ho visto qui e…» Valeria non fa in tempo a finire la frase,che Nicola la stringe a sé affettuosamente felice di salutarla. Mezz’ora trascorre,tra opinioni,confidenze e pettegolezzi vari della piccola compagnia,quando le donne salutano i due amici,per dare un degno prosieguo alla serata iniziata bene. «Ci vediamo a casa e divertiti». Dice Marco,guardando Valeria negli occhi. «E tu non fare tardi.» Replica lei,allontanandosi serena con le amiche. Appena voltano l’angolo del locale,Nicola afferra Marco per il braccio facendogli cadere il bicchiere dalle mani. «Ma che cavolo fai?»
«Dobbiamo andare,muoviti!» Nico allunga il passo,precedendo Marco,verso la macchina. Il cambiamento d’umore dell’amico,il suo passo nervoso,quella sua frase fuori luogo,tutto concorre a preoccupare Marco,che comincia a sentirsi a disagio in questa situazione. Arrivati davanti all’auto,Nico fissa l’amico negli occhi,incitandolo ad aprire la portiera,ma lui esita:
«Tu adesso mi dici che cosa succede,non ti ho mai visto così»
«Ti prometto che non appena saliamo in macchina ti dirò tutto,ma ora muoviti!» Nico si guarda intorno con ansia,come se avesse paura di qualcosa che non si vede. D’improvviso,lo sguardo irritato di Marco,anche lui suggestionato dal comportamento ambiguo dell’amico,cade sul ramo di un albero di pino,sopra le loro teste. Nella penombra,forse il gioco della bassa luce che emana il lampione,forse i fari delle macchine che passano ad una velocità non consona in città,forse influenzato dalle strane visioni e coincidenze che ultimamente lo hanno colpito,gli pare di vedere tra quei rami una figura,simile ad un essere umano,ma con degli occhi bianchi,che a stento si distinguono tra i lembi di un manto scuro nel quale si nasconde e che lo puntano come un felino quando prende di mira la sua preda. «Muoviti!» Il tono imperioso della voce di Nicola riporta ordine all’istante dove la figura eterea era ormai scomparsa. Saliti in macchina,acceso il motore della spider,Marco alla guida punta quasi inconsapevolmente su una strada secondaria,lontana dalla città, verso il mare.
«Bravo,andiamo alla casa al mare dei miei a Castiglione.» Commenta Nicola,mentre tiene ripetutamente d’occhio lo specchietto retrovisore. «Bravo un cavolo! Mi dici che cosa sta succedendo? E che era quella cosa che ci guardava da sopra l’albero?»Il tono di voce di Marco è indubbiamente tra lo spaventato e l’incredulo,in ogni caso agitato,riesce a sentire il suo cuore che palpita fino alla gola;Non è paura ma una specie di cattivo presagio. «Quindi hai visto anche tu una Seguace?» Senza neppure guardarlo negli occhi,Nicola si volta più volte indietro cercando di tenere d’occhio la situazione attraverso il lunotto posteriore dell’auto. «Una che?» Replica innervosito il giovane al volante. «Seguace,una serva delle Streghe evolute;Sente il tuo odore da chilometri di distanza,ti fiuta,ti trova,ti prende un po’come fa il cane con la volpe,hai presente?Non ti uccide,ma ti porta in fin di vita dal suo padrone.» Sorride quasi divertito dal folle esempio. Marco,concentrato sulla guida,continua ad accelerare nervoso,segnando nel contachilometri i 160 all’ora. «Credevo che queste menate,sui tarocchi,futuro,morti,fantasmi,diavoli e demoni ce li fossimo lasciati alle spalle nei nostri giochi di bambini tanti anni fa.» Con tono ironico,ma allo stesso tempo esasperato,Marco resta concentrato nella guida. «Inconsapevolmente eravamo affascinati dall’ignoto e l’ignoto da noi o forse è destino,francamente resto concentrato nel presente,fratellino mio»
«Senti,forse quel Merlot era un po’troppo pesante e sai,a stomaco vuoto,la suggestione gioca brutti scherzi». Con fare decisamente più calmo,Marco sembra aver riacquistato la ragione;In un attimo si è fatto non so quanti ragionamenti mentali,rendendo sempre più facile ed elementare quella situazione che si era venuta a creare,lasciando che il suo sguardo si distogliesse dall’asfalto,per cercare la complicità dell’amico,il quale,al contrario di lui, resta immobile a fissare il parabrezza.
«Che dire fratellino,se “quella” è solo fantasia,questa non dovrebbe fargli male.» Il vedere Nicola estrarre una pistola dalla tasca interna della giacca e il voltarsi nuovamente con gli occhi sulla strada,in cerca di cosa ha catturato l’attenzione dell’amico è tutt’uno. Sul cofano della macchina, intenta ad aggrapparsi alla forte velocità è nuovamente quella strana figura,questa volta a pochi metri da lui è ancora più facile distinguerla. Nera,simile a un’ombra,con capelli lunghi ondulati che,contro vento,lasciano a tratti intravedere quegli occhi gialli sgranati che come ipnotizzati fissano Marco,il quale per più di una volta perde il controllo della macchina costretto a diminuire la velocità. «Che vuoi fare con quella cosa?Nico,aspetta che mi ferm…»
«Non rallentare e non fermarti assolutamente!Ci penso io,tu continua ad andare,lei vede solo te,non sa che io sono qui quindi tienila occupata!» Il tono autoritario di Nicola infastidisce Marco;Conosce il suo amico da tanto di quel tempo che mai si sarebbe rivolto a lui in quel modo;tante sarebbero le cose da dirgli,ma preferisce seguire quel suggerimento folle,concentrando il suo sguardo in quello della Seguace e spingendo ancora di più il piede sull’acceleratore,toccando così circa centonovanta chilometri orari. Aperto il finestrino,Nicola,puntando le gambe saldamente al sedile della macchina e arrotolandosi più volte la cintura di sicurezza al braccio sinistro,si sporge con mezzo busto fuori dall’abitacolo,preparandosi a sparare contro quella terrificante figura. In un istante tutto l’interno del veicolo è pervaso da un vento gelido proveniente da fuori a causa dell’eccessiva velocità. La Seguace non degna di nessuna attenzione Nicola,ma è ben concentrata ad arrampicarsi sul cofano della macchina,raschiando la carrozzeria con le sue unghie affilate.
Ora la bocca dell’essere si apre,lentamente sino a spalancarsi,quasi come se la mandibola fosse sul punto di spaccarsi,lasciando ben vedere denti bianchissimi ed una lingua rossastra. Questo orrendo spettacolo fa tanto rabbrividire Marco,che per spontanea reazione,distoglie lo sguardo da quella visione,spezzando tra i due,quella sorte di linea immaginaria che li attrae,lasciando in questo modo la possibilità alla Seguace di spostare la sua attenzione su Nicola. «Maledizione!» Non ha molto tempo a sua disposizione e quella situazione certamente non lo facilita nel prendere una giusta mira,ma spara ugualmente due colpi;Il primo colpisce di striscio la guancia sinistra del mostro,il secondo va decisamente a vuoto,visto che la scomparsa della seguace anticipa il grilletto della nera Walther 22 target di Nicola che rientra immediatamente nell’abitacolo dell’auto,innervosito e deluso per la mancata opportunità di eliminare la Seguace. Marco scuote più volte la testa,quasi come a richiamare a sé la situazione degenerata in un attimo,poi guarda dallo specchietto retrovisore per assicurarsi che per la strada non ci sia il corpo di quella cosa.
«Cosa vuole da me quella cosa?L’hai uccisa sì dimmi che l’hai fatta fuori non la vedo per strada e poi che cavolo ci fai con una pistola!» Le domande frettolose sono più veloci del concepire cosa è appena successo. «No non è morta. Sì,vuole te. Ho una pistola per proteggermi da cose come quella,o meglio i proiettili sono intrisi di una sostanza che ha maggior effetto delle convenzionali pallottole. Il sale brucia nelle carni dei servitori del male,sicuramente la sua mandante avrà un segno lungo la guancia.» Sorride divertito,quasi come un premio di consolazione per quello che ha appena fatto,mentre è intento a riporre la pistola all’interno della giacca. «Quindi tornerà a cercarmi quella cosa?» Protesta Marco,ancora scosso dalla figura della Seguace. «In questo momento è l’ultimo dei tuoi problemi,rallenta o ci costerà cara questa gita a Castiglione.» Il lampeggiare di una volante in lontananza riporta Marco a moderare in modo palese la velocità della macchina. «Spera che non ci fermino,con quell’affare che ti porti dietro come minimo ci arrestano,minimo!» Quasi con tono sprezzante,si rivolge all’amico,dimenticando che quell’arma gli ha appena salvato la vita.
La casa di Nicola è una grande villa situata lungo il margine della collina che sovrasta il piccolo paese marittimo di Castiglione Della Pescaia. Giunti all’interno delle quattro mura,Marco si stende sul divano,rendendosi conto solo ora che le ginocchia gli tremano inconsapevolmente,portandosi le mani a coprire il viso. «E’tanto che non ci vediamo,prendiamoci un aperitivo,devo parlarti di tante cose,ciao come stai,ti vedo bene,andiamo a cena fuori;così doveva andare,semplicemente così!» Quasi come una sorta di auto convinzione,Marco ripete a tono basso queste cose. «…e meno male che la pattuglia dei carabinieri non ci ha fermato!» Continua scotendo il capo.
Nicola si siede accanto a lui,sprofondando sul morbido divano di pelle scuro,togliendosi la pistola e i due caricatori dalla giacca e posandoli sul tavolino da fumo in noce davanti a lui. «Togli quella cosa.» Sbirciando con l’occhio oltre la fessura delle dita,il giovane fissa la Walther. «Vuoi bere qualcosa,un whisky,rum,vino.» Il tono di voce di Nico è molto comprensivo e amichevole,sa che per l’amico l’ultima ora è stata come una specie di incubo,un film. «Non voglio niente da bere,voglio solo sapere cosa sta succedendo,anzi prima voglio chiamare Valeria per sentire come sta.» Il suo movimento della mano,che estrae il telefonino,viene anticipato dalla mano di Nicola,il quale,con molta calma,gli suggerisce di non farlo. «Lei sta bene,Marco,stanno tutti bene,dovresti pensare un po’più a te stesso,mentre tu vivevi quell’incubo,lei era seduta a un tavolo di una pizzeria,a scherzare con le sue amiche e altre cose di donne,rilassati e ascoltami.»
La voce di Nicola rassicura l’animo di Marco,non è la prima volta che in lui trova serenità e sicurezza. Appoggia il cellulare sul tavolino,accanto alla pistola,annuendo. “Meglio tenerla fuori da tutto questo” pensa tra sé. Sospira socchiudendo appena gli occhi,cercando di ricomporre la sua agitazione in concentrazione. Sa che qualcosa sta cambiando,che qualcuno è cambiato,ma la sua paura più grande è che lui stesso stia cambiando per quanto questa teoria non combacia affatto con il suo modo di credere alle cose,per lui nessuna cosa,persona,sentimento può cambiare,ma solo peggiorare o migliorare,la parola cambiare è quasi tabù per lui. «Va bene Nico sono pronto,raccontami tutto.»
«Prima che tu mi travolga da milioni di domande,ed è lecito per te farlo,proverò a riassumerti parte della situazione:
Da tempo esistono le streghe,al servizio del male o devote al bene. Ognuna ha fatto la sua scelta,con conseguenze piacevoli o spiacevoli. Purtroppo il potere,la fama,la sete dell’occulto,la voglia di andare avanti,per alcune anche oltre,hanno spinto queste disperate a mettersi contro il volere di Dio.
Attenzione,ci sono stati cacciatori di streghe colpevoli quanto loro nell’uccidere,torturare donne innocenti solo per il semplice gusto di farlo,sentendosi vergognosamente uomini,risvegliando in essi il male sopito nel loro animo e agevolandone la diffusione nell’umanità. Non starò a farti una lezione di storia,che può servire a confonderti le idee è giusto che una volta che avrai appreso la questione,sia tu in prima persona a documentarti per semplice curiosità o per cultura personale.»
Una chiamata al telefono di casa interrompe le parole di Nicola,il quale risponde senza dire nient’altro che una frase:
«Ho capito,ti aspettiamo,la notte è lunga ma i tempi corti.» Fa,poi,una lunga pausa nell’agganciare la cornetta. «Chi era?» Domanda Marco,incuriosito. «Tra poco lo vedrai,fammi finire prima,dicevamo.» Nicola torna in piedi davanti a Marco,camminando di tanto in tanto in circolo e continuando il suo interessante discorso. «Le streghe si sono evolute,con esse anche il male. Noi siamo parte di un glorioso ordine,fratellino mio. I sogni che tu hai,le visioni,sono messaggi che ti portano a capire,quindi dovrai essere molto aperto di mente,in quanto possiedi il dono della vista spirituale,sin da quando ci siamo incontrati sentivamo qualcosa di speciale fluire nel nostro sangue e nel nostro essere. I sogni che facevamo,la nostra curiosità verso l’ignoto e non averne paura,anzi l’esserne affascinati,il fatto che il fato più volte ti abbia messo a disposizione l’opportunità di capire,di comprendere,incontrando persone che come te,credevano a queste coincidenze.»
Marco si alza di scatto infastidito da tutto quello che l’amico gli sta rivelando. «Adesso parlo io,hai detto anche troppo. Ma ti rendi conto di ciò che dici?Cacciatori di streghe,il male,giochi del fato,era più credibile se mi dicevi che quella cosa di prima…» «Seguace.» Lo interrompe Nico,correggendolo.
«Seguace sì,insomma,che fosse una sorta di fantasma incazzato uscito fuori da chi sa quale pozzo,ecco forse ti avrei preso più sul serio,ma questa cosa dei cacciatori,tu con una pistola,tu Nicola che fino a ieri scrivevi poesie maneggiando una penna e non un arma di quelle dimensioni!»
L’amico si avvicina a lui,portando la sua mano dietro la propria nuca,catturando l’attenzione dei suoi occhi. «Calmati,comprendo la tua reazione,io ho fatto anche peggio,tu sei fin troppo razionale,ti chiedo solo di sfruttare questa tua particolarità d’essere sempre stato un ottimista calcolatore,pregandoti di ascoltare il resto,ti prego,fratellino.» Ancora una volta le sue parole,convincono Marco ad annuire per sentire il resto della storia. «A Roma,presso l’università ho conosciuto il dott. Massimo Civetta. Lui faceva parte di non so quale confraternita religiosa;possedeva documenti di massima riservatezza. In principio iniziò tutto con una semplice simpatia reciproca e stima,ma approfondendo il nostro rapporto,mi svelò dei segreti inerenti alla mia vita,lasciandomi ogni margine di scelta,poiché è qualcosa che senti dentro di te Marco,un richiamo,un risveglio,insomma fa parte del nostro DNA scientificamente parlando. Andando oltre le mie ricerche,passando oltre quel muro di follia,tutto è diventato più chiaro.»
Spostandosi il ciuffo dei folti capelli lungo la tempia,Nicola mostra a Marco un piccolo cerchio non più grande di un unghia,a prima vista una sorta di lieve voglia sulla pelle,ma se visto da più vicino e con maggiore attenzione,la figura prende una forma più nitida:il cerchio è formato da piccoli puntini,che racchiudono una specie di stella a sei punte,al suo interno,praticamente illeggibili ad occhio nudo,una specie di venature,simili a lettere incomprensibili,all’interno della stella sembra essere una chiave. «Non ricordo che tu abbia mai avuto questa “macchia”.» Stupito il giovane commenta il segno. «Infatti non l’ho mai avuta è apparsa solo sei mesi fa,quando ho appreso la verità. Civetta,fotografando la figura e passata al computer,risalì al sigillo dell’angelo Mikael.
Tu stesso hai sempre creduto agli angeli,giusto?» Marco si scosta da lui,annuendo,sempre più confuso da quello che ha visto. «Anche tu sei come me,fratellino,non avere paura,accettalo e basta.» Le parole di Nicola sono persuasive e convincenti,ma qualcosa in Marco frena questo suo entusiasmo;la ragione forse è che gli anni sono passati e sinceramente ne ha viste e passate tante,di problemi reali di vita,prima di tornare a credere come un bambino nell’esistenza di angeli e streghe. «Perdonami Nico,ma sono veramente confuso,quella cosa lì..» indicando con un gesto affrettato il sigillo sulla tempia dell’amico «Potrebbe essere benissimo una macchia cutanea che si è scurita leggermente con il tempo e poi andiamo,prima mi parli di streghe e ora mi giri l’argomento sugli angeli,avanti, ti paragoni ad un angelo adesso,sembriamo angeli noi?»
«Con il tempo capirai e troverai la tua strada,in ogni modo siamo dei sopravvissuti,altrimenti spiegami come hai fatto a salvarti da quell’incidente mortale quindici anni fa?Tu eri morto,fratellino,per qualche minuto il tuo cuore e il tuo cervello hanno smesso di funzionare,al tuo risveglio in ospedale,hai appreso d’essere stato in coma per due notti.» Le parole dell’amico rimbombano nell’animo di Marco come un tuono,preceduto da un lampo. Scuote la testa,sorridendo appena. «Hai ragione,ma al mio risveglio non ho avuto simboli o sigilli sulla mia pelle,ma una cicatrice sulla testa indelebile e forti emicranie che ancora oggi mi tormentano.»
«E per quanto riguarda il coma?Sei sparito con la mente per due notti,fratellino,ma quello che più ti ha segnato sono stati quei pochi minuti,dove eri morto,lo capisci?» Il tono di Nicola è sicuro e al contempo severo,ancora una volta Marco è infastidito da un argomento che appartiene solo a lui.
Come può la gente pensare di sapere quello che lui stesso aveva passato?Le sue paure,l’angoscia,l’impossibilità di reagire,la sofferenza che aveva recato involontariamente ai suoi cari,il perché lui si era salvato e altri ancora,per qualcosa di meno grave di un incidente stradale,erano morti. «Sai una cosa,non mi ricordo niente di quella storia,tutti ti parlano di una luce,ma sono solo cazzate. Io ricordo solo il buio e basta,ma prima ancora dell’oscurità ricordo lo schianto,le lamiere della moto sfregare sull’asfalto,metà del mio viso a mollo in una pozza di sangue ed io consapevole del disastro,ho dato un ultimo respiro e poi niente,ecco tutte le tue teorie.»
Con fare nervoso,si alza di scatto dal divano,si reca in cucina,apre il frigo e afferra una bottiglietta d’acqua.Nicola gli va incontro,restando sull’uscio. «Ti sei calmato?»
«E tu?» Risponde Marco,bevendo un paio di sorsi d’acqua. Un sospiro liberatorio calma il giovane,il quale fa mente locale,generalizzando il tutto. «Senti Nico,io ti ringrazio,non so cosa hai fatto a quella cosa,ma l’hai cacciata via. Per quanto riguarda il resto,io non me la sento di andare a caccia di streghe o diventare una specie di paladino della giustizia.» Chiude il frigo con fare garbato,voltandosi verso l’amico assumendo un’espressione innocente e smarrita. «Avanti,siamo grandi per queste cose,insomma dieci anni fa mi sarei sentito fico,parliamoci chiaro,mostri,demoni,streghe,il male e noi lì a combatterli,ma la realtà è ben altra.» Gli passa accanto,tornando nella sala. «Spero che finalmente mi facciano un contratto a tempo indeterminato a lavoro,amo Valeria e voglio che questa nostra relazione vada avanti ancora per molto,diventare padre,vendere la mia spider e guidare una berlina,andare nei giorni di festa dai suoceri,litigare con la moglie e farci l’amore,accompagnare i miei figli a scuola e vederli crescere,insomma non credo d’essere tanto lontano da questa realtà giusto?»
Affacciandosi alla finestra vede lungo il sentiero che porta alla casa,dei fari di una macchina. «Tutto questo è molto bello e non è detto che tu non lo faccia,se ci credi puoi riuscirci. Condivido con te tutto quello che hai detto ma anche quello che è successo stasera non puoi sottovalutarlo è la realtà e purtroppo si è intromessa nella tua vita;non so dirti se sia stato tutto scritto,faccia parte del nostro destino o che semplicemente sei la persona giusta nel contesto sbagliato,posso solo ribadirti di valutare i fatti che,dopo quello che hai vissuto e appreso,parlano da sé.» Nicola posa ancora una volta la mano sulla spalla di Marco,quasi come a volerlo rassicurare. «E’arrivata una macchina.» Il giovane si volta,guardando da prima l’amico,che ritrae la mano,per poi soffermare il suo sguardo sulla porta d’ingresso. Il rumore di una chiave che gira risuona nel silenzio della stanza. Allo spalancarsi della porta,Marco resta sorpreso,quando davanti ai suoi occhi appare una cara persona che non vede da anni. Anche lei,per un attimo,resta interdetta,ma smorza il tutto sbattendo la porta alle sue spalle.
Nicola,per nulla sorpreso,le fa segno di sedersi sul divano. La ragazza,sulla trentina,media statura,occhi celesti,capelli biondi lunghi ondulati,pelle chiara e guance rosee ha con sé un grande libro, rilegato in pelle. A prima vista pare vecchio di qualche centinaio d’anni. «Ciao a tutti,passata una buona serata?» Come suo solito fare,per nascondere l’imbarazzo o il nervoso,Francesca sorride ai due amici,sedendosi sul divano e poggiando sulle sue ginocchia il voluminoso libro. Per anni i tre amici erano stati legati da una forte amicizia nel periodo dell’adolescenza,poi come spesso accade,il lavoro,le amicizie differenti,gli interessi diversi,gli amori avevano diviso fisicamente la piccola compagnia,ma non mentalmente,infatti,spesso nel corso degli anni ognuno aveva pensato inconsciamente agli altri.
Marco si era chiesto più di una volta che fine aveva fatto Francesca: se era felice e con chi,quale terra la reggesse. Per lei aveva sempre avuto una sorta di protezione,come la si può avere per una sorella,del resto la stessa attenzione l’aveva più volte dimostrata anche nei confronti di Nicola.Anche se solo per un breve momento è felice di rivedere davanti a sé i due suoi più cari amici d’infanzia. «Lo ha trovato vero?Siete riusciti ad ucciderla?Avete almeno capito a chi appartiene la Seguace?» Le parole della ragazza spezzano quel momento magico,mentre con fare frettoloso,lei sfoglia le pagine di quell’assurdo libro gigante. «No,ma sono riuscito a ferirla,in teoria la mandante dovrebbe avere un segno sulla guancia sinistra. In ogni caso l’ho vista alquanto interessata a Marco,oserei dire attratta,come pensavamo.» Risponde Nicola.
Dalle sue parole e dai loro atteggiamenti,Marco intuisce che entrambi ne sanno certamente più di lui di tutta questa storia e vedere Francesca non all’oscuro dell’argomento,gli lascia intendere che in fin dei conti i suoi due amici negli anni non hanno perso i contatti,ma anzi,vista la situazione,sembrano quasi essere diventati complici collaboratori. «Ci credo che ne sia attratta, per loro, lui è un catalizzatore. Immagina se Marco si alleasse con le Streghe che cosa ne verrebbe fuori.» Le parole della ragazza,così semplici e dirette,entrano come spine nella testa del giovane ragazzo ancora più confuso. «Che cosa state dicendo ora?Nel caso non ve ne siate accorti io sono qui,vi sarei grato se parlaste direttamente con me,visto che qualcuno mi ha fatto intendere che c’entro qualcosa in tutta questa faccenda!» Il suo tono è molto scrupoloso e dà ad intendere,ora,una sorta di antipatia nei loro confronti. La ragazza scosta gli occhi dalle pagine del libro,soffermandosi su quelli di Nicola,quasi come se volesse rimproverarlo di qualcosa. «Per l’appunto stavo finendo il discorso.» Sdrammatizzando Nicola,si avvicina a Marco,guardandolo negli occhi. «Vedi fratellino,tu per le streghe emani un forte charme,come posso spiegarti,hai presente Braccio di ferro?»
Marco aggrotta interrogativamente la fronte. Francesca scuote a rilento il capo. «Tu sei come gli spinaci,nel senso che già Popeye è forte,se poi mangia gli spinaci la sua forza aumenta vertiginosamente,capisci?» La ragazza si alza,ponendo il libro sul tavolo da fumo accanto alla pistola che non sembra per nulla turbarla,avvicinandosi a loro. «Ciao Marco.» Dice guardandolo negli occhi,rivelando una profonda espressione. «Ciao Francy.» Afferma lui,con tono seccato. «Praticamente nel passato quelli come te rendevano una strega molto potente, con vari servizi. Il sabba delle streghe è svariato,diciamo che uno di quelli più noti è rappresentato dalle infinite orge che facevano,usando sempre il solito maschio per l’accoppiamento,in questo caso la sua energia scaturita dall’amplesso,il sudore,il seme;con il tempo,hanno scoperto che anche solo cibarsi della sua carne,era per loro una potenza in più,il sangue le avrebbe rese più giovani e belle,la polpa più resistenti ai mali e ai vari sensi ma la magia è in continua evoluzione e la scienza con essa;in te hanno percepito un’essenza forte e prestigiosa.
Quando una persona muore,la sua vita ha fine solamente quando l’anima lascia il corpo,la tua era preziosa già dalla tua nascita,il terribile incidente,che hai avuto in passato,ha fatto sì che la tua resistenza alla morte la riportasse a te. Anche se per pochi minuti,a attinto alla fonte di attività che si trova nel trapasso e tornando a te si è portata un carico d’esperienza e di energia invidiabile per molti. Tutto ha una memoria Marco,il cervello,il cuore e anche l’anima. Nelle loro mani,tu saresti sì come gli spinaci per Braccio di ferro,ma con una accentuata dose di peperoncino.» Francesca passa la mano lungo la guancia dell’amico,accarezzandolo con affetto. Se pur quel ravvicinamento gli faccia piacere,Marco resta interdetto. «Adesso ti è più chiara la situazione,Fratellino?» Nicola si avvicina a lui,mettendogli il braccio lungo la spalla,abbracciandolo. «Ci siamo noi a proteggerti,non ti avranno mai,te lo prometto!» Marco vorrebbe spaccare qualcosa,sfogare la sua ira per scaricare tutta la tensione che ha accumulato fino a quel momento,comprende le verità rivelate che gli hanno confessato i suoi più cari amici;vorrebbe anche non credere alle loro insensate parole,ma dentro di sé sa che sono vere,che non hanno motivo di prenderlo in giro o fargli del male.
«Sarebbe un bello scacco matto se anche tu fossi un angelo,preda e cacciatore nello stesso tempo.» Replica infine Nicola, uscendosene con un pensiero assurdo palesemente ignorato dai due amici. «Come fate a sapere tutte queste cose,quale certezza avete che queste streghe vogliano proprio me?» Chiede Marco,lisciandosi più volte i capelli con le mani. «Sei sempre stato speciale Marco,questo lo sai,hai sempre avuto“qualità”che incuriosivano chiunque facesse uso della stregoneria,da i cartomanti agli indovini;anche se siamo stati lontani,non ho mai smesso di”proteggerti”con la mia magia e quando ho avvertito il pericolo nella tua vita ho contattato Nico,che a appoggiato il mio timore nei tuoi confronti,il caso vuole che anche lui nel frattempo scoprisse qualcosa di più su se stesso e sulle tue possibili analogie.» Specifica Francesca,senza distogliere lo sguardo dagli occhi confusi di Marco.
«Scusatemi,ma in questo momento sono sconnesso,vorrei tornarmene a casa mia,Valeria mi starà aspettando,restiamo che ci sentiamo domani,ok?» Marco si scosta,passando accanto a Francesca,che istintivamente lo afferra per un braccio bloccandolo. «Metti del sale lungo il margine della porta e delle finestre,se incontri una Seguace e non sei solo,non distogliere gli occhi dai suoi,rischieresti che faccia del male a chi ti è vicino,al contrario se sei da solo,spezza il legame che si è instaurato nel vostro sguardo,in questo modo rendi la creatura instabile;Un’altra cosa,chiunque sia la mandante della Seguace ricorda che è una strega che vive in città,secondo i miei studi non hanno un margine d’incantesimo che si estende per elevate distanze,ma sicuramente in una città è facile da comandarla,può essere chiunque,un’amica,una collega,una vicina di casa qualunque persona che abbia facile accesso a qualcosa che ti appartiene,anche una banale foto.» Marco sorride quasi a voler schernire le sue stesse parole. «Su Facebook ci sono delle mie foto,praticamente ho caricato il fucile di chi mi vuole sparare,accidenti ad Internet» Sull’uscio,Marco si volta verso i suoi due amici. «Grazie per quello che state facendo per me,a domani.»
«Fratellino!?» Nicola lancia una scatola di sale che l’amico afferra al volo,scambiandosi uno sguardo d’intesa. Per tutto il viaggio di ritorno Marco cerca di scorgere nell’oscurità un qualcosa,che avrebbe testimoniato le rivelazioni assurde degli amici,ma fortunatamente non nota nulla. Tornato nel suo appartamento,con cura e in silenzio,attento a non svegliare Valeria,sparge lungo le finestre e la porta d’ingresso il sale,come raccomandatogli da Francesca,intento a tenere lontano dalla sua casa, la Seguace, mentre Jebrail, assonnato, non sembra meravigliato dal ridicolo comportamento del suo padrone. Steso sul letto, in un istante sente la tensione scivolargli via di dosso,guarda l’orologio che segna le 03:36,accarezza delicato il viso di Valeria,provando una serenità che solo lei,anche dormendo,sa dargli. Pensa a tutto quello che gli era accaduto quella notte,alle parole dei suoi amici,a quante domande avrebbe voluto fare loro,ma che solo ora gli venivano in mente,al volto demoniaco della Seguace e poi,come un bambino,accende la luce dell’abat-jour,sentendosi più al sicuro in una stanza illuminata e si addormenta,guardando Valeria dormire profondamente accanto a lui.
IPSE IL RISVEGLIO DEGLI ANGELI di Marco Di Giuseppe
Caro Lettore, arrivederci al prossimo appuntamento letterario.