BIOGRAFIA AUTRICE
Costantina Chiarastella Lizza è una insegnante pensionata, laureata in Lingue e Letterature straniere, che ha trascorso un pezzo della sua vita, insegnando ai bambini e agli adulti, dalla scuola materna alla scuola superiore, a cui si è dedicata sempre con amore.
Tuttora i suoi hobby preferiti sono la scrittura, lettura e viaggi culturali che occupano il tempo libero dagli impegni familiari. Non disdegna la compagnia dei tanti amici, con i quali ha uno speciale rapporto affettivo e condivide i suoi hobby.
Presentazione della trilogia:
Inferno, Purgatorio e Paradiso
Inconsapevolmente l’autrice, ha gettato le basi per la storia della sua Divina Commedia.
La prima cantica consiste nella biografia "Lo specchio della nostra società e le orche assassine", in cui descrive il suo Inferno in questa società, dove ci troviamo a vivere per caso e che è improntata sulla malversazione e sulla prepotenza di persone ignobili. (Inferno)
"La foresta degli animali bipedi", seconda cantica, è un’ analisi particolare sui vizi, virtù e difetti degli uomini, che purtroppo hanno una influenza molto incisiva e spesso nefasta, sulla vita di noi donne. (Purgatorio)
La terza cantica, "I fiori del mio giardino", descrive realmente le sue amiche più care, di cui ne dipinge il ritratto come un attento pittore in erba, con poca esperienza, ma con tanta partecipazione affettiva. Grazie ai suoi delicatissimi fiori multicolori! (Paradiso)
Lo specchio della nostra società e le orche assassine. (Saggio autobiografico )
PRESENTAZIONE
Le orche sono cetacei che diventano predatori solo se sono in cattività.
L'autrice, descrive la sua vita come riflessa in uno specchio che ingrandisce sempre più le immagini andando avanti nel racconto.
Gli avvenimenti realmente accaduti e documentati dall'ambito familiare si trasferiscono nell'ambito sociale rivelando il passaggio da uno stato protettivo e molto affettivo ad una dimensione di completa anaffettività, di egoismo e di prevaricazione.
I buoni sentimenti d'amore, bontà e generosità, trasmessi dai suoi genitori, si scontrano con una realtà molto dura e violenta.
La sua bella famiglia di origine viene distrutta dalle orche assassine, che sono le sue ex sorelle e i loro complici, che con le loro peculiarità caratteriali hanno ucciso l'amore tra di loro. Così come la bella Italia è stata defraudata e depauperata dalle orche assassine sotto le mentite spoglie di grandi politici, banchieri, imprenditori,medici,ecc...
La prevaricazione sugli altri porta solo distruzione dei sani principi e valori, trasmessi dal Cristianesimo, che ormai si ritiene un optional destinato ad essere dimenticato, perchè inservibile.
Adesso, esiste solo il dio denaro a dettare legge. Come nel piccolo, così nel grande, dalla famiglia, allo Stato e al mondo intero.
Un' analisi molto dura, concreta e ineluttabile, perchè non esiste Giustizia ne divina e neanche umana.
Buona lettura...
LO SPECCHIO DELLA NOSTRA SOCIETA
Anni 40-50
Infanzia felice
Quando penso a mia madre, vedo l' immagine di una donzella medievale, assisa davanti al verone del suo castello, intenta nell'arte del ricamo.
Da piccola, mi raccontava spesso che aveva trascorso la sua infanzia e giovinezza nel ricamare il suo corredo da sposa, nell'attesa del suo principe azzurro, che,all'età di 21 anni si è materializzato nel conoscere il suo Giustino, mio padre ,che ,a suo dire era il suo amore e il suo Dio.
Ricordo che era innamoratissima di papà tanto da trasmetterlo anche a me, che stravedevo per loro.
Ho trascorso la mia infanzia sempre con loro.. spesso snobbavo le altre amichette che giocavano in cortile, perchè le ritenevo insulse e mi rifugiavo presso mia madre che lavorava con la sua amica Idarella, come sarta e ricamatrice, o andavo sulla canna della bicicletta con papà in campagna, accanto al Convento dei Francescani,dove c'era il nostro paradiso terrestre.
Questa appezzamento di terreno, grande più o meno quando il Parco Querini di Vicenza, dista da casa nostra circa due chilometri e ci si andava anche a piedi, quasi tutti i giorni, per far visita alla nonna, suo figlio zio Luigi e la famiglia dei miei cugini coetanei e amici fraterni di gioco .
In primavera e durante l'estate, la natura rivelava la sua potenza vegetativa con una miscellanea di colori incredibili: ricordo i fiori bianchi dei ciliegi, i fiori rosa dei peschi, il giallo dorato delle spighe di grano le messi di granturco, le foglioline tenere e verdi dei Pomodori, che, con il passare dei giorni diventano sempre più rossi e maturi sotto il sole.
In autunno settembre, ottobre e novembre venivano fuori dai rami delle foglie verdi, rosse e gialle dei grossi cachi arancioni oppure le castagne nei loro ricci, le noci che si intravedevano nei loro malli ormai maturi e quasi marci, che davano una tintura scura per i capelli.
Tutto questo rigoglìo della natura veniva aiutato dal lavoro instancabile di una famiglia di mezzadri, che lavoravano la terra con amore, rispetto e dedizione tutti i giorni.
Ricordo, ancora adesso una delle figlie che tirava grossi secchi d'acqua su dal pozzo per innaffiare rendere fertile la terra.
Situata al centro dell’appezzamento, questo pozzo è provvisto di una grande vasca accanto, dove si versavano quintali di litri d’acqua, che attraverso un foro sottostante, l’acqua usciva e si incanalava dentro solchi appositamente aggiustati con la zappa o la vanga per indirizzarla verso le tenere radici da dissetare.
Tra la proprietà della nonna e la nostra, c’era una rete di metallo sotto cui erano sempre seminati e, nel mese di giugno si poteva godere di un filare di gigli bianchi e profumatissimi, pronti per essere colti per noi bambini, in occasione della festa di Sant’Antonio da Padova, 13 giugno che festa e che occasione di incontro!
In chiesa si benedicevano i gigli, a cui erano legati con un nastro e una spilla da balia delle buste con una piccola offerta! Poi, si usciva dalla Chiesa e, in doppia fila, a destra e a sinistra, si andava in processione per il paese, pregando e cantando lodi al Santo.
Noi eravamo le piccole araldine con un basco azzurro in testa e il nostro bel giglio bianco nella mano destra; seguivano le donne con il saio francescano,che avevano fatto voto al Santo per una grazia ricevuta.
Mia nonna mi raccontava spesso, che da piccolo, zio Luigi aveva avuto un attacco di meningite e, il bambino piccolo e tenero stava morendo per la febbre altissima.
La nonna, allora con tutto l’amore e la disperazione di una madre, si era rivolta a Sant’Antonio, che, essendo un grande taumaturgo e protettore dei bambini, le aveva concesso la grazia di farlo guarire e vivere, anche se segnato dalla malattia.
Zio Luigi, era un uomo scapolo, bello, alto, bruno, come tutti i suoi fratelli, (mio padre e miei zii) e con la sua difficoltà di linguaggio mi chiamava “Chiarastona” invece che Chiarastella.
Amava tantissimo i cani e li accudiva a modo suo: se li portava in giro per il paese ed i macellai gli regalavano avanzi di ossa e frattaglie per nutrirli.
Ho un ricordo tenerissimo di lui, perché era un uomo tanto fragile, schivo e solitario: non riusciva ad articolare bene i suoni e le parole, ma non si arrabbiava mai!
Riandando con la mente alla processione, dietro alle donne francescane, c’era la statua di Sant’Antonio alta due metri e portata sulle spalle da uomini robusti.
Il volto del Santo era dolcissimo, perché aveva dei tratti somatici molto delicati e guardava con infinito amore il suo Bambin Gesù.
Subito dietro la statua, c’era la banda musicale che, alle preghiere delle donne e bambini, si alternava con musiche sacre frastornanti e, a volte anche stonate, perché i bandisti non erano proprio dei professionisti…
Erano persone semplici, con tanta passione per la musica, che, a volte, si trovavano insieme per accordarsi e decidere dei motivi da suonare, anche durante le sagre paesane e i funerali.
Come avrei voluto che Sant’Antonio volgesse il suo sguardo pietoso verso mia madre e la preservasse dalla sua cecità!
Ma purtroppo anche questo non è stato possibile, né tanto meno attuabile.
"LO SPECCHIO DELLA NOSTRA SOCIETA' e le orche assassine" di COSTANTINA CHIARASTELLA NIZZA
Caro Lettore, arrivederci al prossimo appuntamento letterario.