BIOGRAFIA AUTRICE
Jessica ScarlettRose Tommasi, è nata nel 1995. Ha pubblicato la sua prima opera (in formato cartaceo) nel 2014, con la casa editrice Kimerik. Partecipa ai concorsi più disparati, sia di genere narrativo sia di poesia, per i quali ha già ricevuto alcuni riconoscimenti pubblici. Riguardo al suo percorso formativo, si è diplomata presso il Liceo Psico Pedagogico Sociale; prosegue in via privata gli studi a impronta socio-umanistica, in quanto ora si diletta nello studio del linguaggio non verbale, della psiche umana e della Criminologia.
Collabora anche con riviste online a favore della tutela dell’ambiente e degli animali. Ama il genere gotico in tutte sue forme e declinazioni.
Fin dal liceo, il suo amore per i vampiri è stato schernito e oggetto di prese in giro da parte delle compagne di classe. Eppure, ciò non le ha impedito di recidere la propria vena creativa e passione nei confronti di tali creature. Lo stesso vale per il Paese del Sol Levante.
"Non importa quanto un argomento sia trattato. Conta come venga preso in esame e portato avanti, strutturato, livellato, cresciuto. Conta l’amore riversato in ciò che dici e fai. Jessica Tommasi"
PRESENTAZIONE
Caro Lettore,
“L’Immortalità ha da sempre affascinato l’uomo. Sacerdoti, alchimisti, ricercatori basano i loro studi per prolungare la vita umana quanto più possibile, per combattere la paura della morte.
Poi ci sono i Vampiri.
Il lapislazzuli non protegge dalla luce del sole, che è rigorosamente vietata.
I sentimenti scemano pian piano, lasciando solamente una gran collera dentro di te, una furia incapace di essere colmata anche col sangue. Doversi attenere a Patti Antichi andando contro il tuo essere, dover rifuggire le persone che si amano, con cui si è stretto un profondo legame. Dover mentire sulla propria identità, sulla propria età, mostrarsi più stolti ed ignoranti di quanto non si è davvero. Dover custodire il segreto dei Secoli passati. Dover combattere contro superstizioni umane.
È la dannazione, non il raggiungimento della Perfezione.
I Figli vanno scelti con cura. Coloro che hanno un animo predisposto all’adattamento ed alla sapienza. Coloro che sono pronti a rinunciare a tutto, senza paura, seppur con riverenza. Coloro che non pongono mai interrogativi, ma sottomettono il loro volere ai più Anziani. Coloro che sono fedeli e che mai mostrano pentimento.
Quindi pensateci. Pensateci prima di compiere un passo su un terreno instabile e pregno di dolore, di rabbia, d’insoddisfazione, di vendetta.
Questa è la Condanna più grande che Dio potesse dare.”
“Necrotica” nasce da un percorso durato all’incirca sette anni.
Essa raccoglie la maggior parte dei componimenti (cinquanta, per la precisione), in ordine non cronologico, scritti dai quattordici fino ai ventun anni.
Protagonista per eccellenza è la figura del Vampiro.
Inoltre tale silloge poetica presenta una struttura volutamente atipica, in quanto le parti che la compongono la rendono più simile a una raccolta di racconti o a un romanzo breve, discostandosi dai consueti canoni. (Prefazione, preambolo, prologo…).
Dopo la presentazione degli svariati componimenti, sono state inserite alcune “chicche” e un racconto bonus a fine libro.
Buona lettura...
NECROTICA Trama di un sogno e sottile raso d'incubo
Prefazione
"Necrotica" è l'opera d'esordio di Jessica ScarlettRose, una silloge di cui ho potuto seguire le evoluzioni. Sebbene l'amicizia con l'autrice sia nata quando la stesura della raccolta poetica era già stata avviata, Jessica ha avuto l'energica capacità di trasportarmi dentro il suo progetto, facendomi vivere con entusiasmo l'onore e la possibilità di prendervi concretamente parte. Offerta accolta con stupore e fervore, in un momento della mia esistenza oscuro tanto quanto la tematica trattata.
Scribacchina fallita, non mi sono mai addentrata nel labirinto impervio della stesura poetica, arte troppo elevata e complessa per me, imbrattacarte prosastica di dubbio o nullo talento. Per tale motivo mi sono, da sempre, limitata a leggere versi lirici, divertendomi a comprenderli, farli miei. Viverli.
È proprio questo che un qualunque lettore evince da “Necrotica”: la poesia non si legge né si scrive. La poesia si fa e si vive, la poesia si crea con tale potenza da prendere forma nell'inchiostro dell'autore e negli occhi del lettore. La reale visione concreta sbiadisce lasciando spazio a mostri e paure in bilico tra verità e folklore, creature oscene che diventano tangibili e ti accompagnano in un mondo cupo, popolato da entità raccapriccianti troppo simili, se non addirittura uguali, all'essere umano.
Il filo conduttore di tutta la silloge – la figura del vampiro – ci offre innumerevoli spunti e riflessioni, ma soprattutto una gamma di emozioni laceranti. La malinconia è profusa in ogni verso, in un tourbillon di ambientazioni, interiori ed esteriori, dalle tinte gotiche. Eppure, se non in rari casi, le scene sono evanescenti, misteriose, sfocate e il lettore – il sognatore – vive una strana sensazione di sospensione temporale e sensoriale: pur non conoscendo il luogo e il momento, si trova catapultato in una realtà non sua, che, però, riesce a comprendere, a vivere attraverso gli occhi dei dannati, quasi il presente e la sua esistenza fossero rinchiusi negli innumerevoli versi sciolti della raccolta.
Tra le righe, l'autrice è abile a giocare tra realtà e delirio, abilità che ho riscontrato in pochissime penne esordienti e, soprattutto, mai in poeti. Attenzione: non so comporre, ma non utilizzo mai termini casuali. Se, da una parte, abbiamo la concretezza, dall'altra troviamo l'inganno e l'illusione di un'immortalità malvagia e matrigna, la relegazione in un inferno inatteso, la coscienza delle proprie necessità e del dolore asperso nel mondo. Ma, relativamente alla puntualità dialogica, i personaggi – parlanti, pensanti, esistenti – vivono in uno stato di allucinazione soprannaturale, la follia di chi non può morire e vuole farlo, la pazzia di chi può farlo, ma non è disposto ad accettarlo. Un alternarsi di deliri di onnipotenza e impotenza squarcianti, senza ritegno, il filo della ragione dell'ignaro lettore che si appresta a gustare un'opera magistrale.
Il linguaggio che vi attende, infatti, non è scarno né colloquiale. Jessica stessa ci racconta, nelle pagine successive, che i componimenti ivi racchiusi sono frutto di un'evoluzione maturata in sette anni di vita, ma non per questo sono caratterizzati dall'infantilismo letterario tipico degli adolescenti. Indubbiamente i suoi primi scritti presentano una struttura sintattica più snella, ma non per questo priva di nerbo e talento. Non attendetevi, però, termini barocchi insignificanti, disposti a casaccio – utilizzo che, da una giovane autrice come lei, mi sarei aspettata: dietro a ogni vocabolo v'è studio, coscienza, ragione, arcaismi mirati, capaci di divenire il punto di forza dell'intera raccolta (una tra tutte, la denominazione di “fantasie vampiristiche”, abbandonata dopo i primi decenni del Novecento per lasciar spazio al più scorrevole “vampiriche”).
Silloge da palati fini e stomaci forti, si potrebbe dire, riservata a chi conosce e non teme né la morte né l'isolamento, altro particolare contrassegnante versi e descrizioni. Si è soli in vita, si è soli nel trapasso: è questo ciò gridano i componimenti, di differenti lunghezze e stili, ai nostri occhi. Siamo abbandonati a noi stessi e coloro che faranno la loro comparsa nella nostra esistenza – terrena o spirituale – sono solo attorucoli di uno spettacolo macabro e senza fine.
Non posso scegliere una poesia senza fare torto a un'altra. Posso però spendere altre, copiose parole per alcune considerazioni mirate.
Tra i fiumi emozionali riversati negli anni, spicca “Obsecration”. Doppio componimento, è comunque limitativo definirlo tale: è una preghiera pagana, che alterna invocazioni e ammissioni di colpevolezza, la coscienza dei propri limiti e il desiderio di purificazione, di elevazione non solo spirituale, culminante già nel primo verso: “uccidimi”. Da un lato, quindi, possiamo udire – perché è questo che il lettore fa: sente, con le proprie orecchie interiori – l'urlo disperato di una creatura perduta in se stessa; dall'altro il sussurro dello stesso soggetto che snocciola, a bassa voce, con vergogna, i propri peccati, in un mea culpa, in un Atto di dolore profano, esecrante la propria precaria, dolorosa, mortale condizione.
Jessica è abilissima a sfruttare l'escamotage della doppia voce, che trova l'acme della potenza lirica in “Ossa (fr)agili”, un gioco concettuale improntato sul dualismo dialogico. Se a una prima occhiata può apparire solo un vezzo capriccioso d'autrice, il lettore, giunto al termine del componimento, non può altro che rielaborare i versi, scarnificandoli, così da ottenere una nuova poesia, ovvero la risposta ai quesiti proposti durante la prima analisi. È un gioco sintattico denotante un'elevata conoscenza lirica, che diverte e sconvolge chi si trova innanzi allo sviluppo inatteso.
L'ultima considerazione di cui voglio rendervi partecipi, cari lettori, riguarda proprio la figura sulla quale s'incentra l'intera silloge, ovvero la presenza vampirica. Dimenticate storie d'amore melense tra creature di diversa natura e scordate pure intrecci di sentimenti umani. Qui la figura del non-morto è potente e atroce, è l'involuzione della specie, è l'emarginazione verso tutto ciò di umanamente concepibile e accettabile. Essere vampiri racchiude la peggior punizione divina, eppure... eppure è il passo ultimo, l'essenza naturale, il significato di tutta l'esistenza del creato umano. In ogni componimento, v'è il desiderio di rifuggire tale abominio, vinto dal più forte desiderio di attuarlo.
Con quest'ultima rivelazione, amici lettori, vi abbandono a scritture di più profonde e consistenti, ma non prima di avervi instillato un'altra riflessione: bramereste la dannazione immortale o preferireste perire, come umili, limitati, inutili umani?
Morituri vos salutant.
T.S. Mellony
"NECROTICA Trama di un sogno e sottile raso d'incubo" di Jessica ScarlettRose Tommasi
Caro lettore, arrivederci al prossimo appuntamento letterario.
Altre Opere dell'autrice
- Pubblicazione della prima opera, "De Rosa Rubra", edita dalla Kimerik Edizioni (24 marzo 2014);
- Pubblicazione nella raccolta di racconti e poesie “Oh Babbo”, edita dalla Montegrappa Edizioni (19 luglio 2014);
- Pubblicazione nella raccolta poetica “Sfumature di attimi”, edita dalla SensoInVerso Edizioni (Luglio 2014);
- Pubblicazione nella raccolta poetica “Scrivendo poesie”, edita dalla Historica Edizioni (28 marzo 2015);
- Pubblicazione nell'antologia di racconti “Concorso letterario Cultora”, edita dalla Historica Edizioni (aprile 2015);
- Proposta editoriale per una mia silloge poetica da parte della casa editrice Aletti (9 aprile 2015);
- Pubblicazione nella raccolta “Versi sotto gli Irmici” (16 agosto 2015);
- Pubblicazione nella raccolta “Cuore volante”, edita dalla Laura Capone Editore (19 ottobre 2015);
- Pubblicazione di articoli inerenti agli animali sulla rivista “Noelife” (26 dicembre 2015);
- Pubblicazione in formato ebook della poesia “Il riflesso degli anni” su MEEtale;
- Pubblicazioni di articoli inerente all'arte e alle curiosità nel mondo, in particolare, nella capitale britannica per il magazine “SociArt Network” (26 gennaio 2016);
- Pubblicazione di articoli inerenti al mondo dei manga e degli anime giapponesi per il sito “Shoujo Love” (28 gennaio 2016);
- Pubblicazione per il concorso “Le storie del Bosco di Vis” (28 gennaio 2016);
- Intervista letteraria per il blog di “Distratta-mente” di Oriana Tardo (28 gennaio 2016);
- Pubblicazione nella raccolta online "Storie di Campania" (19 febbraio 2016).