Giovanni 14, 1-11a
III DOMENICA DI PASQUA
Se sintetizziamo questa parte di Vangelo otteniamo un risultato che non avrebbe bisogno di ulteriori commenti: «Non sia turbato il vostro cuore.
Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me.
Nella casa del Padre mio vi sono molte dimore.
Se no, vi avrei mai detto: “Vado a prepararvi un posto”?
Quando sarò andato e vi avrò preparato un posto, verrò di nuovo e vi prenderò con me, perché dove sono io siate anche voi.
E del luogo dove io vado, conoscete la via (perché) Io sono la via, la verità e la vita.
Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me.
Se avete conosciuto me, conoscerete anche il Padre mio: fin da ora lo conoscete e lo avete veduto . . .
Chi ha visto me, ha visto il Padre.
Le parole che io vi dico, non le dico da me stesso; ma il Padre, che rimane in me, compie le sue opere.
Credete a me: io sono nel Padre e il Padre è in me».
Nonostante le migliaia di anni passati e le tante testimonianze provate, ieri come oggi, siamo rimasti nell’indecisione degli apostoli e della maggior parte dei fedeli cristiani.
Al tempo di Gesù la gente immaginava che nell’aldilà ci fosse un certo numero di posti nei quali si veniva alloggiati in base ai vizi e alle virtù dimostrate nella vita terrena.
La fede in Cristo introduce un nuovo elemento e cioè che il cristiano ha un posto assicurato nella vita eterna.
San Paolo ci dice che lo stesso Signore “ci verrà incontro ... e così saremo sempre con Lui” (1Ts 4,16-17)
“Io sono la via, la verità e la vita”, è Gesù il nostro navigatore che ci accompagna alla conoscenza del Padre.
Gesù è il figlio di Dio, ubbidientissimo al Padre, che compie nella sua vita il programma che Dio gli ha assegnato e che riflette nella sua missione il piano d’amore che ha sull’uomo per comunicargli la vita.
È forse questo il motivo per cui il nostro cuore non deve essere turbato?
Siamo in grado di rispondere sinceramente all’invito di Gesù: “Credete a me”, oppure utilizziamo ancora la formula dubitativa?
Di che cosa abbiamo ancora bisogno per credere veramente e definitivamente?
“Non sia turbato il vostro cuore”.
Questa frase dovrebbe bastare a farci meditare per una vita intera.
Gesù è il nostro consolatore, la nostra forza, la nostra fiducia.
È il momento in cui sta pensando a quando verrà arrestato, giudicato, condannato come il peggiore dei delinquenti, degli eretici e pensa anche a ciò che succederà dopo: le persecuzioni, le eresie, il martirio ...
Gesù si raccomanda che il nostro cuore non sia turbato dagli avvenimenti sconvolgenti che fanno disperare, dalla tentazione di mollare tutto, dal lasciarsi vincere dallo sconforto.
Ci avverte che la fede è difficile soprattutto a causa della nostra debolezza.
Ma proprio per questo maggiore deve essere la consapevolezza del grande amore di Dio per le sue creature, tutte le creature senza distinzioni di alcun genere.
Dio ci ama, ci ama infinitamente e con un amore libero, per sua iniziativa, non perché noi lo meritiamo, anzi, tanto più ci ama, quanto più ci vede deboli, incapaci, peccatori: ci viene a prendere proprio perché ci vede così.
“Nella casa del Padre ci sono molti posti”, è questa la grande scoperta che la fede deve offrire al mondo che non è più capace di riconoscere, di rispettare le singole persone.
È la caratteristica della Chiesa, è ciò che avviene, o dovrebbe avvenire, all’interno di ogni singola comunità, dove abita il rispetto per ciascuno, la voglia che ciascuno sia quello che è, anzi, non solo il rispetto, ma l’aiuto perché l’altro sia come deve essere senza pretendere di creare della gente a propria immagine e somiglianza.