Se avete bisogno di passare un paio di serate ridendo a crepapelle, da soli o con amici, vi consiglio la lettura di un libro che ho compilato nell'arco di anni raccogliendo le esperienze più strane o esilaranti vissute a contatto con turisti e clienti di un paio di hotel, nella mia lunga carriera di receptionist.
Per darvene un assaggio e un'idea dello stile, vi copio un brano di seguito e il link per ordinare il libro (disponibile anche in ebook presso la casa editrice Laura Capone). Ridere fa bene al sangue, ci dicevano sempre da bambini, e oggigiorno ne abbiamo tutti bisogno! Oltre al fatto che così, forse, alla vostra prossima vacanza in un hotel o in un resort, potrete immaginarvi dall'altra parte della storia: ciò che vive chi è lì al vostro servizio, nel "dietro le quinte" :) . Buon divertimento! :)
"Arriva agosto.
Credo che questo turno li abbia battuti tutti.
Entro in hotel e, dopo un anno e una settimana che litigo con vicini rumorosi (lirica, tagliaerba, nottambuli) e lavori in corso da ambo i lati che mi tolgono le uniche ore di sonno disponibili, nel corridoio di fianco alla reception mi dà il benvenuto un muratore che deve fare una riparazione alle tubature sotto il pavimento. Tre ore di martello pneumatico, tanto per cominciare, e dico addio anche alla mia ultima oasi di silenzio ‒ il fatto che consideri questo covo di matti un’oasi di silenzio già vi fa capire come sto messa...
Il turno inizia con un cliente che richiede una "doccia silenziosa".
Segue l’arrivo di una grande famiglia francese: avevano prenotato una camera matrimoniale e una tripla per i tre marmocchi. I genitori se ne vanno al loro piano, i ragazzini devono recarsi alla tripla al piano terra accanto a me. Il muratore se n’è andato da poco, ma non ho mai pensato di andare a controllare se abbia ripulito le tracce del suo passaggio. Vedo i tre ragazzini restare interdetti all'inizio del corridoio. Così, pensando che non riescano a trovare una camera che sta a dieci metri da loro, esco per accompagnarli. Faccio tre passi spediti, superandoli, e mi ritrovo davanti all'abisso: un vero e proprio fosso sega in due parti l'hotel e, per quanta fantasia ci metta per rispettare il planning delle prenotazioni, la loro camera pare davvero irraggiungibile, a meno che per entrare non si effettui un lungo salto, con valigie incluse. Mi scuso coi ragazzini francesi, che chissà cosa devono aver pensato dell'accoglienza italiana… forse che qui i buchi sul pavimento fanno parte della norma? Poi, io e la titolare optiamo per sistemarli in due camere ai piani alti, perché di stanze triple non ne ho più.
Nel frattempo, arrivano a raffica prenotazioni via fax, per cui si dovrebbero prelevare i pagamenti e sistemarle a una a una con i relativi documenti. Dopo chiama un becchino che mi prenota una singola, scusandosi trenta volte per il fatto che arriverà in hotel "sporco dal lavoro". Poi entra un ragazzo carinissimo, parla inglese, è bello come un modello. Mi chiede una stanza per oggi. Gli do tutte le spiegazioni per una singola, mi fa parlare dieci minuti, ascolta con attenzione ogni dettaglio. Gli faccio pure lo sconto, sperando che mi prenda in simpatia e che resti di più.
Solo allora mi chiede, con nonchalance: «E il prezzo per due persone quanto sarebbe?».
Eppure è da solo, sembra quasi che si informi per un'altra volta...
Invece, dopo aver fatto tanto il carino, esce con le mie informazioni e rientra con una bella bionda della sua stessa nazionalità , australiana, dicendomi: «Ho chiesto al mio boss e ha detto che va bene», e mi indica lei.
Inizio a odiarlo, ma spiego loro gli orari della colazione e il funzionamento di tutto l'ambaradan, quindi mi pagano e salgono felici come due piccioncini. Non sapevo che anche con gli hotel funzionasse il trucco dell'autostop, in questo caso al contrario, ossia mandando avanti il fustaccio come esca. Tempo dieci minuti e lo stesso Brad Pitt australiano mi chiama dalla sua camera, dicendomi che ha forzato senza volere la finestra del lucernario, pensando bene di appenderci degli abiti, anziché usare l'apposito armadio, quindi ora la finestra sembra rotta e non si chiude più, né manualmente, né con il sistema elettronico. Adesso sento proprio di odiarlo e inizio a dirglielo sottovoce ogni volta che mette giù la cornetta, o tutte le volte che ripassa per la reception a chiedere informazioni stupide.
Non mi resta che andare a vedere. Il lucernario sembra davvero rotto. Chiamo la titolare per sapere se devo far intervenire l'elettricista, il falegname o il Messia. Dice che non ci resta altra scelta che contattare un collega che, poveretto, aveva proprio oggi un giorno di riposo, ma che potrebbe essere l'unico in grado di risolvere il problema (guarda caso è un extracomunitario, se no avrei avuto un bel da sperare). Intanto un'altra ora è passata; a dire il vero, sono già le otto suonate e dalle tre non ho avuto neanche il tempo di guardare l'orologio. Arriva il becchino con le mani nere, che io credevo un operaio, e solo allora mi dice che viene dai cimiteri. Gli do il benvenuto sorridendo, pensando tra me e me che un becchino mancava ancora all'appello. Gli cascano le chiavi in mezzo alla fessura dell'ascensore e riusciamo a estrarle solo grazie al portachiavi di ottone dell’hotel, che pesa due chili e vale come una stanza, infatti ogni tanto ne sparisce uno.
Sulle scale ci sono dei bambini che fanno casino ululando come fantasmi, poi entra un uomo dall'aria sfigata che inizia a raccontarmi vita, morte e miracoli di sua madre che l'ha cacciato di casa. Dice che è abruzzese, che non vuole più vedere sua mamma, che non ha soldi ma vorrebbe dormire qui per dei mesi, pagando un affitto universitario, e allora ho la certezza che agosto è iniziato. Bologna in questo mese si svuota e restano i matti, una frase che dico e che mi sento ripetere da quando studiavo qui e che riconfermo pienamente oggi. Pensatemi intensamente perché adesso è solo l'inizio." (Pag. 26-27 di "Chiedete alla reception")
Link al libro qui, con un altro brano: http://www.lauracaponeeditore.com/index.php?link=12&idBook=28