Un mito, una leggenda, un talento, un vincente, ma prima di tutto un vero sportivo. Aytron Senna era tutto questo, un vero esempio dì umiltà, di lealtà unita a una straordinaria bravura al volante. Il pilota di San Paolo piaceva a tutti con la sua classica faccia pulita da bravo ragazzo e perché in pista era impressionante. Testardo e convinto delle sue idee, spesso si scontrava con alcune regole imposte dalla Fia, aveva a cuore la sicurezza, ma anche lo spettacolo della gara. Incomprensibile anche a distanza di quasi venticinque anni la decisione di squalificare Senna nel decisivo Gran Premio del Giappone del 1989 per un tentativo di sorpasso sul compagno di scuderia Prost con il conseguente trionfo del francese nel mondiale. A volte schivo e introverso, Ayrton non digerì mai in cuor suo quella decisione “politica” di regalare il campionato del mondo al suo acerrimo rivale.
Il tragico incidente con la Williams alla curva Tamburello del 1° maggio 1994 che portò la sua prematura scomparsa a trentaquattro anni ha segnato tristemente i milioni di fan in tutto il mondo soprattutto in Brasile. Il weekend del Gran Premio di San Marino di vent’anni fa è uno dei momenti più tristi della storia recente della Formula 1. L’incidente di Barrichello nelle prove libere e la morte di Roland Ratzenberger del sabato sembravano un tragico segno del destino. La stagione 1994 non era iniziata bene per Senna, troppi problemi tecnici e una costante sensazione di disagio e pessimismo nonostante tre pole su tre…
Il resto è avvenuto nel pomeriggio di vent’anni fa, una mesta fine per il pilota considerato il più forte di tutti i tempi, che ci ha lasciato con tre titoli mondiali piloti in McLaren (1988, 1990, 1991), 41 vittorie e 65 pole in 162 Gran Premi.