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"Negli anni ho sempre usato la macchina fotografica per ricordarmi di chi era con me e dei posti che scoprivo": INTERVISTA CON DANILO GIUNGATO

FOTOGRAFI DA VICINO: INTERVISTA CON DANILO GIUNGATO

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Abbiamo contattato DANILO GIUNGATO, fotografo pugliese che ci ha raccontato la sua passione per la fotografia e ci ha svelato alcuni piccoli accorgimenti molto interessanti, tra ricordi e tecnica...
Buona lettura.

1.Perchè hai scelto di fotografare? C'è stato un artista/mentore di riferimento? Quando hai capito che non era un hobby ma qualcosa di più?
Ho scelto di fotografare da bambino: ero incuriosito dalla macchina fotografica, fantasticavo su quello che succedeva dentro quella scatoletta che riusciva a riprodurre ciò che osservavo. Intorno ai 4/5 anni prendevo di nascosto la macchina fotografica dei miei genitori e ogni volta che sviluppavano le foto veniva fuori qualcosa che non ricordavano di aver fotografato: scarpe, vedute dalla finestra…erano le mie prime foto. Fotografare è stato fondamentale per vedere impresso su carta quello che pensavo. Ero un bambino riservato e silenziosamente sfruttavo la macchina fotografica per dire che c’ero e che osservavo tutto nei minimi particolari. I miei ascoltavano molta musica italiana e internazionale, in casa c’erano diversi vinili e passavo le ore ad ascoltare i cantautori, cercare di capire i loro testi e sognare con quelle copertine. Frequentavo le scuole elementari. Chi l’avrebbe mai detto che dietro quelle copertine di Dalla, Carboni si celava Luigi Ghirri? Sfogliavo i settimanali e spopolavano le campagne pubblicitarie con le foto in bianco e nero di Peter Lindbergh. Nel corso degli anni ho sempre usato la macchina fotografica per ricordarmi di chi era con me e dei posti che scoprivo. Il primo anno di Università ho capito che non potevo farne a meno e mi sono dedicato anima e cuore allo studio della storia e della tecnica fotografica.

2.Quale soggetto attrae maggiormente il tuo obiettivo?
Mi piacciono i paesaggi. Adoro giocare sulla fusione/confusione tra natura e uomo, tutto questo occupa gran parte dei miei pensieri fotografici, aggiungici anche tanta musica.

3.Qual è la foto più bella che hai scattato e perchè? 
Ho una foto alla quale sono affezionato. E’ il dettaglio del piede di una statua posta su una tomba del Cimitero Acattolico di Roma. In quel piede teso vedo uno slancio così forte tale da annullare la staticità della materia del quale è fatto. Uno slancio che sa di libertà e infrange persino la pietra.

4.Con che kit fotografico hai iniziato e qual è il tuo preferito/desiderato?
Ho iniziato con una Kodak Ektralite. Ricordo che andava caricata con il rullino 110, stretto e lungo, mi faceva ridere paragonato al classico 35mm. Negli anni ho usato tantissimo Nikon e da poco sono approdato a Canon. Non mi interessa una marca piuttosto che un’altra, non sono un fanatico che conosce a memoria modelli e caratteristiche, la tecnologia avanza freneticamente. Che sia una reflex analogica/digitale o uno smartphone a me non interessa, resta solo un mezzo che mi aiuta a replicare quel che vedo.

5.Quanto tempo dedichi alla preparazione di un set e alla post-produzione?
Il tempo lo uso maggiormente per pensare alle immagini che voglio scattare. Quando ho chiara la scena e so cosa mi serve il resto viene da sé. La post produzione è parte integrante del lavoro fatto fuori casa, la prima fase non esclude l’altra.

6.Qual è la foto che ti piacerebbe scattare?
Una foto di famiglia, la mia.

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