Abbiamo contattato GIANLUCA LARIZZA, fotografo bolognese d'adozione, che ci ha raccontato la sua passione per la fotografia e ci ha svelato alcuni piccoli accorgimenti molto interessanti, tra ricordi e tecnica...
Buona lettura.
1.Perchè hai scelto di fotografare? C'è stato un artista/mentore di riferimento? Quando hai capito che non era un hobby ma qualcosa di più?
In realtà non ho fatto nessuna scelta. E’ tutto successo in maniera molto naturale. Sono una persona curiosa che ha sempre usato i sensi per catturare / inscatolare / raccontare tutto quello che mi circonda. La macchina fotografica non è altro che un sesto senso aggiuntivo, o forse un’idea che li racchiude tutti. Mi piace pensare anche all’atto del fotografare come un’ottima pratica per controllare il respiro ed un’impulsivita’ emotivo / caratteriale che mi contraddistingue. Osservare, inquadrare, catturare con un click mi ha permesso di rendermi più silenzioso, riflessivo e pacato.
Vado regolarmente per mostre fotografiche che è senza dubbio un ottimo metodo per imparare. Uso della luce, delle proporzioni, dell’inquadratura ed infine della possibilita’ del racconto attraverso immagini. Lo studio costante attraverso l’osservazione delle foto altrui, è il primo modo di fare fotografia. Un fotografo italiano / maestro (nel senso più tecnico/artistico del termine) che mi ha influenzato, portandomi a dirigermi in una direzione sempre non precisa ed uguale a se stessa, è senza dubbio Luigi Ghirri. A lui devo molto. Mi ha insegnato una cosa fondamentale. Bisogna pensare per immagini. "Fotografare, per me, è come osservare il mondo in uno stato adolescenziale, rinnova quotidianamente lo stupore; è una pratica che ribalta il motto dell'Ecclesiaste: niente di nuovo sotto il sole. La fotografia sembra ricordarci che non c'è niente di antico sotto il sole". - Luigi Ghirri -
La fotografia non è la mia occupazione principale. Non è una fonte di sostegno o rendita. E’ una passione. E’ la rappresentazione di me stesso, dell’epoca in cui vivo o del passato che non ho mai vissuto. E’ un non luogo o qualcosa che lo racchiude. E’ rarefazione o tutto, improvvisamente, semplicemente nitido. Ma non puo’ essere un hobby, è qualcosa di più, certo.
2.Quale soggetto attrae maggiormente il tuo obiettivo?
L’uomo calato nel contesto che vive, determina ed infine che continuamente è portato a distruggere. Le citta’, le sue forme architettoniche, la luce, le macchie e le ombre sono senza dubbio un’ottima ragione per farne un elemento di rappresentazione.
3.Qual è la foto più bella che hai scattato e perchè?
E’ difficile rispondere. Ogni foto, anche tecnicamente imperfetta, è senza dubbio molto importante per l’autore. E’ un suo momento che ha deciso di rendere pubblico, per ragioni diverse. La scelta se non coerente ad un progetto più preciso e quindi da estrapolare è difficile. Comunque, tra le mie scelgo quella di Bologna, la mia citta’ d’adozione. Il Nettuno in Piazza Maggiore, uno dei suoi elementi rappresentativi, ed una bolla di sapone nell’attimo che esplode. Aspettare l’attimo, unico ed irripetibile, e renderlo permanente, definitivo.
4.Con che kit fotografico hai iniziato e qual è il tuo preferito/desiderato?
Ho cominciato con una nikon ed un obiettivo tuttofare (18 / 105 mm) che mi permettesse di stare, all’occorrenza, in posizione defilata rispetto all’elemento inquadrato o un po’ più vicino. Ora ho un’altra macchina ma le questioni tecniche sono, a volte, noiose ed è solo tecnica e perfezionismo che non aggiunge molto al pensare per immagini.
5.Quanto tempo dedichi alla preparazione di un set e alla post-produzione?
Dedico il tempo che ritengo necessario al mio gusto ed al mio essere irrisolto ed in perenne ricerca per darle un attimo di vana compiutezza. Una foto, fuori da uno studio fotografico (con il controllo più o meno esatto delle luci e dell’ambiente), ha bisogno di essere prima scelta e poi elaborata. Poi poteva non essere fatto, o magari non bisognava accontentarsi di terminare. Ma "ça va sans dire".
6.Qual è la foto che ti piacerebbe scattare?
Qualcosa che non sono riuscito ancora a vedere o ad immaginare.