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"Un mio amico ha letteralmente cambiato il mio modo di vedere la bellezza che ci sfiora ogni giorno per le strade, su di un viso, persino sulle superfici di un palazzo": INTERVISTA CON DANIELA CAMPANELLA

FOTOGRAFI DA VICINO: INTERVISTA CON DANIELA CAMPANELLA

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Abbiamo contattato DANIELA CAMPANELLA, fotografa pugliese che ci ha raccontato la sua passione per la fotografia e ci ha svelato alcuni piccoli accorgimenti molto interessanti, tra ricordi e tecnica...
Buona lettura.


1.Perchè hai scelto di fotografare? C'è stato un artista/mentore di riferimento? Quando hai capito che non era un hobby ma qualcosa di più? 
Credo di non aver mai scelto di fotografare perché ho iniziato a farlo in un momento di cui non ho affatto memoria. Ma un mentore è stato sicuramente un mio amico che ha letteralmente cambiato il mio modo di vedere la bellezza che ci sfiora ogni giorno per le strade, su di un viso, persino sulle superfici di un palazzo. Da lì, dall’emozione questa volta consapevole, ho capito che non era proprio un semplice hobby e che l’unico momento di autentica felicità era davvero quello in cui avevo la mia macchina fotografica in mano. Così poi ho studiato,frequentato alcuni corsi di tecnica e visto molte mostre di alcuni degli autori che più apprezzo. Non escludo che un giorno la fotografia possa diventare per me anche uno straordinario strumento di lavoro, magari in campo pubblicitario.

2.Quale soggetto attrae maggiormente il tuo obiettivo?
Questa è la domanda più difficile. Sarebbe banale dire che mi piace fotografare tutto, se non specificassi che per tutto io intendo la bellezza, per quanto sia un concetto assolutamente soggettivo e spesso socialmente costruito. Posso con certezza affermare che occhio e mente fanno una sorta di continua ricerca edonistica. Tuttavia street photography o “fermento urbano” (così mi piace definirlo), geometrie minimaliste e architetture, autoritratto, ritratti di moda e still life sono sicuramente le categorie che preferisco.

3.Qual è la foto più bella che hai scattato e perchè? 
A oggi, la foto più bella o per lo meno più significativa per me ritengo possa essere uno scatto “rubato”, a Roma, che ho intitolato “La scelta” : vi è ritratta una giovane donna dentro una inquadratura in cui risulta circondata da uomini e la sua espressione sembrerebbe proprio quella di chi deve per qualche motivo fare irrimediabilmente una scelta. O almeno questa è la cornice nella quale io l’ho messa…

4.Con che kit fotografico hai iniziato e qual è il tuo preferito/desiderato?
Una vecchia macchina fotografica a pellicola: l’attesa e l’emozione all’arrivo dei rullini finalmente sviluppati. Poi numerose kodak usa e getta fino all’arrivo della prima compatta e infine della prima reflex digitale Nikon con un classico tutto fare (18-105 cm) ed un fisso a 50mm,che amo molto. A tal proposito ricordo con piacere la frase di un vecchio amico fotografo: “Il fatto di possedere una penna costosa non fa di te necessariamente un poeta”. Credo sia proprio così ma non posso negare che anche le doti dello strumento siano molto importanti per la resa finale.

5.Quanto tempo dedichi alla preparazione di un set e alla post-produzione?
Poco, cerco di ritoccare più che altro la gamma colori dal momento che ho una spontanea predilezione per le tonalità dal sapore vintage. Ultimamente sto apprezzando molto anche il filtro bianco e nero che non distrae ma anzi cattura l’occhio sulle espressioni dei soggetti ritratti.
Ho lavorato poche volte in studio ma sicuramente in quei casi la preparazione richiede un tempo e uno studio più puntuali.

6.Qual è la foto che ti piacerebbe scattare?
Mi piacerebbe scattare quella una classica fotografia “d’autore”, una di quelle che possono essere riconosciute fra tante.


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